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Sindaco minacciato nel catanese

Nella provincia di Catania c’è una porzione di territorio che raccoglie ben quindici comuni sotto un unico vessillo, come una provincia dentro un’altra provincia. Questa grossa fetta di terra, immersa tra alberi di arance e di olive, è il Calatino. Il nome si rifà alla città di Caltagirone, città che in tempi non troppo lontani ambiva a diventare capoluogo di provincia, ma che, invece, si dovette “accontentare” di essere il capoluogo di questo comprensorio.

A Palagonia, tra crisi e “primavera”

Palagonia, con i suoi sedicimila abitanti, è uno dei comuni calatini che più di tutti ha fatto buttare giù un po’ di inchiostro, come si soleva dire qualche annetto fa. Un territorio difficile, amministrato in passato da una classe dirigente che l’ha abbandonato a se stesso, grazie, si fa per dire, ad una gestione poco limpida e non troppo incline al “facciamo le cose per bene”. Tra i casi più recenti che possiamo mettere in cima alla lista, ricordiamo il coinvolgimento nel processo Iblis (iniziato nel 2011, ndr), che ruota attorno all’intreccio tra mafia, politica e imprenditoria in Sicilia, dell’ex sindaco di Palagonia Fausto Fagone, condannato in primo grado, poco più di un mese fa,  per concorso esterno in associazione mafiosa. Restando in tema, prima delle ultime elezioni, quelle del 2012, il comune è stato commissariato in seguito alle dimissioni del sindaco Calanducci, sindaco fino al giugno del 2011, indagato  per abuso d’ufficio e turbativa d’asta. Una situazione pesante, insomma. E quando l’aria si appesantisce, quando ti accorgi che respiri fumo, quello che occorre è un soffio di vento, come quando stai sotto il sole cocente e preghi pure in cinese per una misera ventata fresca.
Ed ecco che arriva la primavera di Palagonia. È, appunto, il 2012. Valerio Marletta, consigliere provinciale trentaduenne di Rifondazione Comunista, candidato a sindaco di Palagonia, viene eletto primo cittadino con un consenso che supera il 70%. Un risultato indubbiamente straordinario, che rispecchia la voglia di cambiare totalmente rotta del popolo palagonese.

Un biennio complicato

Il saggio dice che le vecchie abitudine sono dure a morire e di solito li antichi hanno ragione. Nel dicembre del 2012 la macchina del presidente del consiglio comunale, Salvo Grasso, brucia di un fuoco vile e intenso. Una intimidazione alle porte del nuovo anno, che lascia l’amaro in bocca e indigna non poco gli stessi cittadini di Palagonia. Il 2013 non sembra iniziare meglio. Prima un pignoramento di quasi due milioni e mezzo di euro per un debito contratto dal comune di Palagonia, risalante ad alcuni lavori svolti anni prima e, nel mese di febbraio, il saccheggio ai danni di Palazzo Gulizia, di proprietà del comune, con danni per 20.000 euro. Il bene comune è messo alle strette.
Amministrare è dura e gli ostacoli a volte te li ritrovi a due passi da te, magari proprio nel tuo ufficio. La settimana scorsa un proiettile carico è stato ritrovato presso l’ufficio di Marletta, precisamente sul balcone. Sempre al centro di lotte e rivendicazioni, la sua presenza politica divenuta un punto di riferimento. Lo abbiamo incontrato, per esempio, nel febbraio del 2012 quando a Scordia tramontò, ancora prima di nascere, l’idea alquanto discutibile di costruire un centro commerciale (il paese calatino conta circa ventimila anime, ndr). In un’altra occasione, Marletta, non ancora sindaco di Palagonia, ci delucidò riguardo a quella matassa oscura di rifiuti e mafia che legava Scicli, Modica (in provincia di Ragusa) e la stessa Palagonia.
Tornando al proiettile, i Carabinieri stanno indagando sull’accaduto, mentre Marletta, al momento, non può fare altro che commentare così, come si legge dal comunicato stampa del Comune: “Siamo di fronte ad una vera e propria intimidazione, ma resto sereno e non voglio fare ipotesi sull’accaduto. Mi auguro solo che non si ritorni al recente passato, fatto di intimidazioni e attentati subiti da alcuni amministratori. L’accaduto non va sminuito, siamo di fronte a pratiche vili e ignobili che abbiamo sempre combattuto”.

 

Attilio Occhipinti

 

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