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Intimidazione mafiosa a Vittoria, parla Maurizio Ciaculli

Sulla strada per Vittoria

Andando a Vittoria partendo da Ragusa si attraversa la strada provinciale che passa per l’Aeroporto di Comiso.  Ai margini della strada si estende, sconfinata, la campagna iblea. Le linee esili dei muri a secco1 scorrono agili lungo le trazzere laterali, separando le proprietà terriere le une dalle altre. Qua e là chiazze di bianco coprono l’avano della campagna: sono i teloni delle serre, che fanno di Vittoria la capitale siciliana della serricoltura2.
Con i suoi circa sessantamila abitanti Vittoria rappresenta il secondo centro della Provincia di Ragusa. L’economia della città si fonda soprattutto sulla produzione e sulla vendita dei prodotti agricoli e il suo mercato ortofrutticolo si piazza al primo posto, nel Mezzogiorno, per dimensione dei traffici. A partire dagli anni 80, dato l’enorme interesse economico, Vittoria è stata profondamente insidiata dalle cosche mafiose e si è vista la costituzione della costola ragusana della “Stidda”.
Giungendo ai margini della città il panorama cambia aspetto: le serre cedono il passo ai casolari della periferia, mentre svettano alti sopra i tetti gli stabilimenti degli ipermercati delle grandi catene nazionali.

L’incendio alla macchina, ultimo di una serie di minacce

Ciaculli macchina
I resti dell’auto incendiata

Incontriamo Maurizio Ciaculli in un bar a Piazza del Popolo, al centro della città. Con lui c’è anche Tano Malannino, presidente nazionale di Altragricoltura.
Ciaculli è un imprenditore e attivista vittoriese, presidente siciliano di Movimento Riscatto e coordinatore regionale di Altragricoltura, da anni nel mirino della criminalità organizzata per le lotte portate avanti contro la contraffazione di prodotti agricoli e contro le aste giudiziarie. Il 19 agosto scorso la sua auto, una Suzuki Vitara, è stata data alle fiamme davanti alla sua abitazione.

“La macchina doveva essere rimossa e sequestrata- ci spiega Ciaculli- ma né i carabinieri, né la polizia l’hanno fatto”
Ci sediamo in veranda. Giovanni, il figlio, sta preparando il caffè. Maurizio inizia a raccontarci come sono andati i fatti: “Erano le tre di notte e stavo dormendo. A un certo punto mi sveglia mio figlio Giovanni e mi dice che la macchina stava andando in fiamme. Abbiamo chiamato i pompieri e sono venuti anche i carabinieri. Accanto alla macchina, sul muretto, c’era un mazzo di fiori di oleandro e un biglietto: ‘Ciaculli ci hai scassato la minkia, questo è l’ultimo avviso’”.
“Non sappiamo quale possa essere nello specifico la motivazione- spiega Tano Malannino- la prima potrebbe essere quella della convocazione di Ciaculli da parte della Digos una decina di giorni fa, dopo l’interrogazione parlamentare del Senatore Campanella, che faceva riferimento alla legge antisura 44/1999, che ha trovato degli ostacoli nell’applicazione. La seconda è quella delle aste, perché siamo i primi ad aver creato a Vittoria il comitato contro le aste giudiziarie.” “Il mio primo pensiero è la LIDL” afferma poi Ciaculli.
La “questione Ciaculli” inizia infatti nel 2012, quando l’imprenditore vittoriese denuncia la catena di ipermercati LIDL per aver contraffatto alcuni prodotti ortofrutticoli, vendendoli col marchio della sua azienda. “Nel 2013 mi vengono offerti 150mila euro per rimuovere la denuncia- ci spiega- a farmi la proposta ci sono anche due che poi verranno ammazzati: Francesco Nigito, ucciso a Vittoria nel 2012, pubblicamente per la questione delle macchinette di videopoker e quello che mi viene presentato come ‘un amico calabrese’, Brandimarte (‘ndranghetista vicino alla cosca Piromalli-Molè di Gioia Tauro, ucciso a Vittoria nel 2014, ndr)”.

Maurizio Ciaculli
Maurizio Ciaculli

Ciaculli rifiuta la proposta e nel 2013, nel giardino di casa, viene ritrovato impiccato uno dei suoi gatti. La vicenda venne ripresa da molti canali, anche nazionali e venne divulgata anche dal quotidiano online “La spia”. Il Gruppo Napoleon Spa, che aveva funzione di cerniera tra produttore e distributore (LIDL), presentò poi la smentita e querelò per diffamazione la testata La spia, che rimosse l’articolo dal suo sito.
Nell’agosto del 2015 viene dato alle fiamme un opificio già di proprietà di Ciaculli, ma sotto amministrazione giudiziaria e affidato a terzi. Nel novembre del 2015 viene ritrovato un foglio A4 nella buca delle lettere con su scritto “Si un muortu ca camina” (tradotto: sei un morto che cammina).
“Mi hanno praticamente chiuso ogni strada per poter continuare a lavorare- afferma- ho chiesto al sindaco se c’è qualche lavoro che possa fare, per portare dignitosamente il pane a casa. Aspetto ancora risposta.”
“Al di là delle motivazioni che possono essere tante- riprende Malannino- una cosa vogliamo dire. Siamo incazzati. In primo luogo nei confronti delle istituzioni, dalla Procura al Tribunale, a tutto il sistema in generale, dalle deleghe ai curatori, ai custodi generali alla Prefettura e parzialmente alle forze dell’ordine. Dico parzialmente perché lì diciamo che se le indagini non vengono fatte adeguatamente è per i tagli alle forze dell’ordine. Io mi incazzo non con la mafia, ma con chi deve combattere la mafia e non la contrasta.”
La discussione si avvia al termine. Salutiamo e usciamo di casa. Ciaculli e Malannino si preparano ad andare ad una riunione in preparazione di una mobilitazione cittadina di solidarietà e impegno antimafioso prevista per il venerdì seguente. Giovanni, il figlio, ci lancia una battuta da lontano: “mi fate molta simpatia, ma spero di non dovervi rivedere più per altre situazioni del genere!”

Giuseppe Cugnata

1 Sebastiano Cugnata, Il muro a secco: gioiello di pietra, in La sfida iblea, Generazione zero, Ragusa, 2014
2 Carlo Ruta, Lo scandalo Vittoria e la mala giustizia a Ragusa, Edizioni le pietre, Palermo, 2002

One Comment

  1. […] ricostruzione che Maurizio Ciaculli, imprenditore agricolo a capo del Movimento Riscatto, fa delle vicende che lo hanno riguardato in prima persona, legando il nome di Francesco Nigito a quello di Michele Brandimarte: ““Nel 2013 mi […]

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