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(Si) Racconta Mazzeo

Antonio Mazzeo, giornalista impegnato su vari fronti (tra cui la lotta alle mafie e la smilitarizzazione del territorio) e storica voce del Movimento No Muos, è uno dei candidati della lista L’Altra Europa con Tsipras. L’abbiamo raggiunto grazie alla rete e gli abbiamo posto alcune domande.

La sua candidatura ha superato il vaglio dei garanti, a differenza di altri nomi di partito. Cos’è cambiato con Tsipras?
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Credo sia innegabile che nonostante le difficoltà del processo con cui sono state scelte le candidature, ci troviamo liste che in tutte le circoscrizioni hanno consentito di dare visibilità a lotte sociali dal basso e in difesa dei beni comuni e dell’occupazione, campagne femministe, ambientaliste e antimilitariste, iniziative contro i processi neoliberisti che moltiplicano il disagio sociale e l’emarginazione. Ci sono candidati straordinari, molti dei quali pur essendo privi di tessere di partito hanno ottenuto il consenso e il sostegno degli iscritti e degli stessi dirigenti delle organizzazioni politiche della sinistra radicale. E’ accaduto anche per me: Rifondazione Comunista ha rinunciato a proporre un proprio militante per sostenere la proposta della mia candidatura, presentata da compagne e compagni siciliani di differente orientamento politico. Era accaduto prima solo rarissime volte e questo, comunque andranno le prossime elezioni europee, non potrà che comportare nuove e più ricche relazioni tra lotte sociali, movimenti auto-organizzati e forze politiche di sinistra. Contaminazioni e socializzazioni di culture e pratiche che favoriranno sicuramente il processo di ricostruzione anche in Italia, così come è accaduto in Grecia con Syriza, di un fronte unitario delle sinistre anti-neoliberiste, nel rispetto delle reciproche differenze.  C’è bisogno di speranza nel Paese e la Lista per un’Altra Europa con Tsipras può essere l’attore-protagonista del cambiamento.

Perché ha deciso di candidarsi?
Perché non voglio più vergognarmi di essere cittadino di un’Europa in mano alla finanza e alle banche, che discrimina e condanna alla precarietà milioni di persone mentre trasferisce sempre maggiori risorse pubbliche in mano alle oligarchie transnazionali e alle borghesie mafiose. Non voglio essere cittadino dell’Europa fortezza armata che fa le guerre ai migranti e alle migrazioni, che interviene militarmente in Asia e Africa dietro gli Usa e la Nato per riprodure sistemi di sfruttamento, accaparramento delle risorse naturali e distruzione dell’ambiente. Perché soprattutto non voglio più vergognarmi di guardare negli occhi le sorelle e i fratelli migranti reclusi nei famigerati CIE e CARA che si moltiplicano in sud Italia, mentre sulla loro pelle si arricchiscono tante false “cooperative” sociali.

Le divisioni della sinistra italiana sono state insanabili negli ultimi anni. Ora, invece, ci si trova tutti insieme: ricucire la sinistra sui contenuti, pensate davvero di riuscirci o conta solo il risultato finale?
E’ un percorso lungo, difficile, pieno d’insidie, quello di riunificare la sinistra radicale, antagonista e anti-neoliberista. Ma si tratta di una sfida non più rinviabile, doverosa innanzitutto con i milioni di italiani che sopravvivono nell’assoluta precarietà: precarietà del lavoro, della casa, dell’accesso all’istruzione e alla sanità. Vite spezzate con cui si ha il dovere di costruire insieme e condividere percorsi di lotta, rappresentanze, nuove  identità politiche e sociali. Credo che nessuno possa più esimersi nel dare risposte concrete, anche a costo di dover fare un passo indietro. Bisogna ridar vita all’Utopia di un nuovo eco-socialismo libertario, egualitario e realmente internazionalista. O il nostro Paese sarà vittima della barbarie dell’ingiustizia e dell’intolleranza neofascista.

La sua candidatura e quelle di Gigi Ricchetto e Nicoletta Dosio danno ai movimenti ambientalisti la possibilità di avere un rappresentante in Europa: è questa la strada da seguire? L’ambientalismo “paga”?cover_MUOS
Non ho mai creduto né credo che la via “istituzionale” sia la sponda naturale dei movimenti e delle lotte socio-ambientaliste. Credo invece che le campagne elettorali e la possibilità di avere propri rappresentanti nelle istituzioni possano contribuire ad amplificare la portata delle lotte sociali che continueranno – autonomamente nei territori e nelle piazze. Per questo  candidarsi “non è la strada da seguire”, ma solo una  delle possibili “strade da percorrere”, tenendo però sempre le gambe, il corpo  e il cuore nei presidi a difesa delle fabbriche che il capitale vorrebbe delocalizzare o contro le basi di guerra o le mega-opere che devastano il territorio e l’ambiente.

C’è chi dice che lei sia solo un complottista anti-Usa e che non andrebbe votato. Quali sono, invece, i motivi per cui pensa che gli elettori dovrebbero scrivere il suo nome?
Beh, certo non chiederò mai il voto a chi ritiene che la Sardegna e la Sicilia debbano continuare ad essere le portaerei per le operazioni di morte in Africa e Medio Oriente delle forze armate italiane, Usa, Ue, Nato ed extra-Nato, o peggio, le isole-lager dove detenere migliaia di migranti violandone le dignità e gli inalienabili diritti umani.
Prima di chiedere il voto per me, però, chiedo che si guardi al progetto complessivo della Lista per un’Altra Europa, a un percorso che non può né deve essere personalistico o individualistico, ma che deve essere collettivo, inclusivo e socializzante. Ho costruito la mia vita, le mie lotte, la mia militanza, il mio giornalismo, sentendomi sempre parte di una comunità, rifiutando protagonismi e la delega. Vorrei pertanto che questa campagna elettorale fosse vissuta dalle compagne e dai compagni in prima persona, tutti insieme e con gioia, così come è stato con la straordinaria esperienza di “Costruire Messina dal basso” che nella primavera del 2013 ha portato il pacifista Renato Accorinti a divenire sindaco di una città da sempre bottino predatorio della borghesia masso-mafiosa.
In questo caso, avendoci messo il volto che spero di mantenere il più possibile umano per tutta questa difficile campagna elettorale, vi chiederò un voto per provare a far sentire a Strasburgo e a Bruxelles che un’altra Europa e un altro Mondo è possibile, contro le mafie, il razzismo, le guerre e le politiche di austerity e privatizzazioni selvagge della Troika europea. Perché l’acqua, il suolo, la cultura e l’ambiente siano davvero beni comuni, liberandoci finalmente dalle oligarchie sanguinarie e predatrici, dallo strapotere delle banche e della finanza usuraia.  Per continuare a mantenere vivo il Sogno di una società giusta e libera, quel Sogno che abbiamo vissuto in migliaia a Comiso contro i missili nucleari, nello Stretto di Messina contro il Ponte dei padrini di mafia, a Niscemi contro il Muos a tre teste, nei Balcani insanguinati dalle pulizie etniche ordite nella cancellerie europee, in America latina accanto ai popoli indigeni e alle forze sociali in lotta per la Pachamama contro il neoliberismo.

 

Simone Lo Presti

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