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Davide contro Golia

Le ultime ore sono state segnate da importanti cambiamenti politici su scala mondiale, vicende che meritano di diritto l’ingresso nelle pagine dei libri di storia, e che segnano uno degli avvenimenti più importanti avvenuti nell’est Europa dal 1989, culmine del secolo breve, ad oggi. La Repubblica Autonoma di Crimea chiede, attraverso il referendum del 16 marzo 2014, la scissione dall’Ucraina e l’annessione alla Federazione Russa, dopo il colpo di Stato mascherato, avvenuto durante gli scontri di Piazza Indipendenza il mese scorso. Ma si tratta realmente di una vittoria per Russia e Crimea? Vincitore è stato sicuramente popolo di Crimea, a cui va il merito di una larghissima affluenza alle urne (81.3% dell’elettorato) che ha saputo imporsi con fermezza alle politiche occidentali manifestando il 96.6% di preferenze per l’annessione alla Russia, e rivelandosi come unico detentore del potere sovrano.

Colpi e contraccolpi

Tirando le somme, però, Russia e Crimea rischiano di essere delle vittime, piuttosto che dei vincitori: il duro colpo inferto dalla decisione popolare a Stati Uniti e Europa, sebbene rappresenti a tutti gli effetti una sconfitta del modello occidentale, dall’altro rappresenta l’occasione per questi ultimi di mettere al muro definitivamente un “nemico” come Putin. La Russia, infatti, non rappresenta affatto una realtà socialista, anzi, segue le stesse leggi del mercato come qualsiasi altro Paese occidentale, ed è questo il suo tallone d’Achille. Le quotazioni in borsa delle multinazionali russe, nelle borse di Wall Street o Londra, sono un’ideale fonte di ricatto da parte degli Stati Uniti e dell’Europa: nelle stesse ore nelle quali Putin approva il decreto che da il via all’iter legislativo finalizzato all’annessione della penisola di Crimea, l’indice russo Rtsi scende del 12%, con una perdita di sessanta miliardi di dollari, più del costo delle passate olimpiadi a Soci, mentre il Rublo cala a picco nelle quotazioni. Come se non bastasse, la Russia, peraltro Stato ospitante, viene esclusa dai G8, che si sarebbero dovute tenere nella stessa Soci, a maggio, e viene sospesa l’adesione di quest’ultima all’Ocse. Parlavamo, alcune settimane fa di una nuova guerra fredda, rievocando i fantasmi di eventi accaduti più di vent’anni fa. Orbene, sarebbe troppo riduttivo assegnare ai due Paesi i rispettivi ruoli che avevano prima del crollo del Muro di Berlino, ma ci sono alcune analogie che è bene mettere in evidenza: gli Stati Uniti, conducono oggi come allora una becera politica imperialista, ieri il Vietnam, oggi la Siria e, malgrado le sue storiche contraddizioni, la Russia oggi, come ieri l’Unione Sovietica, operati i dovuti e opportuni distinguo, è l’unica, o una delle poche forze politiche, capace di contrastare e creare un’alternativa alle misure politico/economiche occidentali.

Sebastiano Cugnata

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