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“La mia terra è più sicura perché ci viviamo!”, le parole di Emanuele Feltri

“Non mancano i momenti di sconforto. Nonostante un costante impegno e un duro lavoro i risultati sono ancora pochi, ma poi c’è sempre qualcosa che mi tira su, che mi fa andare avanti. Non mi rassegno e credo che, nonostante le difficoltà, questa sia la strada giusta! La mia terra è più sicura perché ci viviamo! Siamo in tre ad affrontare questa difficile avventura. La nostra presenza costante, e delle persone che ci vengono a trovare, è l’unica ricetta per garantire e tutelare quella zona”.

La Valle del Simeto chiede ancora aiuto

Le parole di Emanuele Feltri hanno lo stesso suono dei mesi precedenti. Quando l’abbiamo sentito l’ultima volta, era il mese di ottobre, la campagna per salvare la sua terra, la Valle del Simeto, era agli inizi. emanuele Feltri simetoOggi la situazione, però, è diversa, perché “la raccolta fondi purtroppo è praticamente ferma, il denaro raccolto – continua Emanuele – non basta per ripristinare la via del grano, nemmeno per il tratto che riguarda la contrada Sciddicuni. Stiamo cercando di coinvolgere il comune che si era impegnato a dare un supporto pratico, ma ci stiamo perdendo nei meandri della burocrazia. Ripristinare quella strada totalmente, con una campagna dal basso, sarebbe stata una grande vittoria di partecipazione e civiltà, oltre che un segnale forte da lanciare in quel territorio”.
La storia legata ad Emanuele e alla Valle del Simeto è ormai nota a tutti, ma di tanto in tanto la memoria va rinfrescata e adesso che la primavera è vicina, con i suoi odori e i suoi colori, ci chiediamo come stia la terra in cui Emanuele, e i suoi amici, vivono. “Diversi ragazzi hanno risposto al nostro appello per venire a vivere e a coltivare in quelle terre, ma l’isolamento dovuto all’assenza di vie di comunicazione e il mancato allaccio alla rete elettrica hanno costituito un forte ostacolo. Spenderemo in ogni caso l’intero importo almeno per consolidare un tratto che ha ceduto e che rappresenta un serio pericolo per chi percorre quella strada per andare a lavorare”.
La realtà che ci racconta Emanuele è ben diversa da quella che ci aspettavamo tempo fa. Le minacce, le pecore uccise, le sporche intimidazioni, i modi gretti con cui certa gente ha colpito al cuore questi ragazzi, sono stati i segni inequivocabili di una dimensione che in pochi possono, anzi possiamo, comprendere. “Le minacce, i furti e i danneggiamenti sono cessati per il momento. Ci sono state diverse operazioni dei carabinieri che hanno portato all’arresto di alcuni estorsori (pizzo delle campagne), oltre che all’individuazione di nuclei di migranti sfruttati. Il lavoro però è ancora lungo e deve continuare. Non si vedono da mesi le pattuglie della forestale e le discariche e il degrado del territorio sono in ripresa”.

Le speranze sono ancora vive, ma per quanto?

Ma allora che cosa si è fatto finora nel concreto e che altro si può sperare? “Si spera in un serio interessamento da parte delle Istituzioni. Le associazioni che operano nel territorio – prosegue Emanuele – hanno presentato un progetto di sviluppo sostenibile al Ministero, per essere candidati come area pilota per l’accesso ai fondi per lo sviluppo delle aree interne”. Di sviluppo parliamo, insomma, e, come sottolinea ancora Emanuele, “questo rappresenta forse l’unica opportunità per una ripresa dell’economia agricola e delle attività connesse come il turismo rurale”. In seguito, ci viene esposto un vero e proprio progetto: “Nel progetto proponiamo supporto all’agricoltura biologica, magazzini sociali per le spedizioni dei prodotti da parte dei piccoli proprietari e agricoltori, vie di comunicazione, fitodepurazione degli scarichi fognari, con l’indotto della lavorazione delle canne da utilizzare in bio-edilizia, percorsi natura, ripristino di importanti siti, come la zona dei mulini ad acqua, ridotta un accumulo di immondizia, e il ripristino di tutta la via del grano, con segnaletica turistica e coinvolgimento delle piccole aziende che si trovano disseminate lungo il percorso”.
L’invito è rivolto soprattutto alle Istituzioni, si diceva. Bene, a che punto siamo? Ascoltando Emanuele, sembra che la Regione Sicilia sia un po’ sorda, infatti “ad oggi la Regione Sicilia non ha dato nessuna risposta e non ha nemmeno individuato e candidato altre aree interne per l’accesso ai fondi. Siamo alle solite! Di positivo c’è che abbiamo iniziato a creare una piccola rete di vendita diretta, tramite dei GAS (Gruppi di Acquisto Solidale, ndr) della Lombardia, del Veneto e di Roma. Questo ci fa sperare per il futuro!”. Già il futuro. Peccato però che sia l’oggi a rappresentare un certo problema, il futuro sarà solo una triste conseguenza. Qui, d’altronde, come ci dice in conclusione Emanuele, si vive ancora con i lumi: “Avremmo bisogno di più supporto. Vivere ancora con i lumi a petrolio e non sapere se la prossima pioggia farà franare definitivamente la strada, certo non ci è di grande aiuto per poter crescere e divenire un serio modello di sviluppo sostenibile.”

Ecco il link della campagna per la Valle del Simeto

Attilio Occhipinti

 

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