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Stalin segretario del Pd?

I candidati segreti al Congresso del Pd del 2013

ROMA- Dopo incessanti polemiche e tiramolla generali, i quattro candidati alle primarie del congresso del Pd si sono impegnati in un lungo ed inesorabile piano per mantenere il partito quanto più ambiguo e deludente possibile. Sarebbe stata questa la mossa che ha fatto scattare una fronda trasversale di parlamentari e non, in favore del ritorno di un leader quanto più forte possibile. Dalle indiscrezioni che trapelano, l’antico partito veltroniano del “Ma anche…” ha messo in piedi una strategia comunicativa con cartelloni dal gusto particolare, dove ogni simbolo incontrava quello dell’opposto, con sottotitolo “Perché no?”. Peccato che nessuno abbia voluto appoggiarla. Sembra, in particolare, che dietro questo stop ci fosse l’ombra di D’Alema, ma i più scettici non attribuiscono credibilità a questi rumors. Comunque siano andati i fatti, i veltroniani hanno insistito in favore di un “papa straniero”, ripetendo una vecchia cantilena. Matteo Renzi ha preso la palla al balzo ed ha imbastito una riunione pre-lunch post-brunch durante la quale avrebbe potuto asfaltare qualsiasi dubbio sulle sue origini straniere e la sua presunta santità (secondo alcuni documenti la Toscana non farebbe parte della Repubblica italiana, ma afferirebbe al Granducato imperiale); se non fosse che- dicono fonti vicine al frigorifero di piazza Sant’Anastasia- il sindaco di Firenze non si è presentato all’appuntamento. Solo dopo ci si è accorti che, per via di sottili processi freudiani, si era recato a Palazzo Grazioli e qui aveva scambiato alcuni cartonati di Silvio Berlusconi per emissari delle mozioni interne al Partito. “State sempre fermi!” avrebbe rimproverato agli uomini di cartone.

L’iniziativa dietro cui ci sarebbe D’Alema

Sembra che il D’Alema sia stato ispirato dalla vicenda del nazista Priebke e del suo cadavere imposizionabile. L’uomo dai mille volti avrebbe pensato ad una strategia che mettesse d’accordo tutti, dando un posto a un soggetto altrove poco gradito: i veltroniani alla ricerca del papa straniero, gli entristi freezeriani con la loro passione per l’ordine e le stragi, la mozione-ombra in favore di Lupin III, la lobby dell’asfalto di Renzi, gli industriali, i pluto-masso-giudo-democratici, gli amici dei baffi e della barba legati a D’Alema stesso, i commercianti che vorrebbero legalizzato il commercio delle monetine come alimento. “Le parole-chiave sono restyling e sinistra” ha dichiarato alla stampa un portaborse accerchiato dai giornalisti del Transatlantico: l’uomo in questione “ha degli splendidi baffi, viene dal popolo, sa come interpretare l’austerity nel migliore dei modi possibili”. Concretamente, a proporre la figura di quel profilo che coincide con quello di Iosif Vissarionovič Džugašvili, ma della cui sostanza non c’è ancora certezza, dovrebbe essere il famoso Direttore Megagalattico, indicato come la persona più vicina al faccendiere Nando Artarosio inteso “A munnezza”, proprietario di una ditta di protesi cerebrali dove la Finanza ha accertato grossi sconti ai deputati democratici nel dicembre 2008- tutto andò in prescrizione, grazie al rito abbreviato “alla pugliese”-. Stalin, l’uomo di ferro, potrebbe essere richiamato alla politica attiva nei prossimi giorni, per cui si sta studiando una campagna legata a una parola forte e fresca, “#Siberia”, con cartelloni in bianco e nero, sui quali, di volta in volta, operai, migranti, precari e studenti verranno raffigurati, intenti a prendere un treno verso un meraviglioso luogo lontano. “Anche l’Italia merita il suo posto al sole” ha commentato un passante professionista davanti la sede del Pd.

Il Congresso è una pagliacciata?

A questo punto, bisognerebbe chiedersi se fare le primarie non sia una pagliacciata. L’accordo segreto è oramai sotto gli occhi di tutti e la campagna per Stalin è già stata preparata. In molti sono sicuri che metterà a tacere le voci di dissenso una volta per tutte. Questo, in effetti, pone un problema democratico, ma siamo certi che menti fini ed eccellenti potranno porre argine a qualsiasi deriva. Adinolfi, ad esempio, potrebbe imparare un mestiere e non finire spedito in Campania, laddove la popolazione non lo accoglierebbe benevolmente, a seguito di qualche sua male interpretata dichiarazione: in questa posizione, di certo costituirebbe una spina nel fianco al ritorno di vecchi modelli ed anche instaurare un rapporto analogo a quello tra il Cav e Giuliano Ferrara (almeno per quanto riguarda la fisica newtoniana). I tweet mirati di Civati spaventerebbero chiunque. Altrettanto valida l’ipotesi di apertura emergenziale a forze esterne per sbilanciare il partito: in primis, CasaPound, ma anche il carcere. A fermare tutto, inoltre, in caso di deviazione totale, potrebbe intervenire Ermete Realacci, togliendo l’energia elettrica alle sedi di partito, quella che viene considerata dagli analisti politici la cosiddetta “operazione Riallacci”.

 

Giulio Pitroso

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