Press "Enter" to skip to content

5° Rapporto agromafie – parla Gian Carlo Caselli

In occasione della presentazione del 5° Rapporto sui crimini agroalimentari avvenuta a Roma lo scorso 14 Marzo, siamo riusciti a fare qualche domanda a Gian Carlo Caselli, Presidente del Comitato scientifico dell’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare.

Presidente, date le varie infiltrazioni mafiose anche nel mercato di Vittoria in Sicilia, esiste un legame, una sorta di alleanza criminale, nella gestione degli ortomercati italiani (Milano, Fondi, Vittoria…) ?
Beh, un’alleanza forse no, ma un riferirsi tutti al medesimo modello sì. Un modello che se funziona da una parte, in modo da soddisfare gli interessi e gli appetiti criminali può facilmente essere riprodotto altrove. E questo collegamento imitativo di un modello possiamo dire che c’è.

Nell’ultimo Rapporto, Ragusa risulta tra le Province con il più alto tasso di infiltrazione della criminalità organizzata, quali indicatori sono stati utilizzati come parametro di riferimento?
Si era molto discusso allora su Ragusa, ma anche su altri centri. Qualcuno contestava i rilevamenti, anche se ora non ricordo bene con esattezza. Comunque c’erano state delle discussioni, delle riflessioni per la scelta degli indicatori, non tanto dei risultati. Evidentemente quando si fanno ricerche di questo tipo, gli indicatori possono non piacere sempre tutti, però il quadro di massima quello è e quello rimane.

Il fenomeno del caporalato, con tutto ciò che lo riguarda (violazioni di libertà, violenze etc…) può essere definito come una nuova forma emergente di schiavitù?
Assolutamente sì. È una nuova forma di schiavitù, soprattutto per quanto riguarda le donne. Se gli uomini guadagnano il 50% in meno, rispetto alle tariffe previste dai contratti di settore, le donne guadagnano 1/3 in meno di questo 50%.  Come gli uomini, anche le donne sono costrette a subire decurtazioni ulteriori per pagare il trasporto, l’acqua, quel poco e niente di assistenza sanitaria che c’è. Le donne sono costrette a subire umiliazioni di ogni tipo e spesso hanno denunciato casi anche di violenza sessuale. Spesso sono costrette vivere in caseggiati, in abitazioni che sono dei veri e propri ghetti. Questo è sostanzialmente schiavitù, se non lo è tecnicamente ci siamo molto molto vicini, ma non farei neanche troppe distinzioni.

Intervista di Youssef Hassan Holgado

Be First to Comment

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *