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DAD: promossa o bocciata? Gli studenti rispondono.

Siamo entrati nel classico periodo dei bilanci e delle considerazioni personali e proprio in Italia elargire considerazioni, teorie e verità è una sorta di sport nazionale quindi ci è sembrato utile fornire qualche dato su uno degli aspetti della gestione dell’emergenza Covid tra i più dibattuti: quello scolastico.
I vertici dell’istruzione italiana hanno messo a disposizione un macchina didattica quasi interamente digitalizzata, affinché il sistema scolastico non crollasse. Per cercare di dare un giudizio sulla didattica a distanza, abbiamo deciso di raccogliere le opinioni di alcuni studenti.
Gli intervistati rappresentano un quadro piuttosto eterogeneo quanto a età, provenienza geografica, grado, tipologia di istruzione e condizioni economiche.

I dati

Tra gli studenti intervenuti una minima parte sostiene di non aver svolto alcun percorso didattico a distanza. Tra chi ha invece svolto attività didattiche a distanza troviamo sia studenti delle scuole superiori (provenienti per lo più da licei) e universitari. Questi, soppesate le ovvie differenze d’opinione ed esperienza, connaturate alle diverse realtà scolastiche, hanno dimostrato la medesima sensibilità in merito al risvolto socioeconomico della DAD: quasi tutti, infatti, si sono mostrati consapevoli delle possibili difficoltà di molti genitori e studenti ad acquistare gli adeguati strumenti didattici.
É emerso, come prevedibile, che gli studenti delle superiori hanno maturato opinioni più o meno differenti rispetto alle considerazioni degli universitari, avvezzi a una prassi relazionale molto diversa. Tra gli stessi universitari, poi, abbiamo colto ulteriori sfumature, probabilmente correlate al carattere ora umanistico ora tecnico-scientifico degli studi.

I liceali

Tra i liceali la maggior parte degli intervistati ha accolto tiepidamente il nuovo sistema didattico, senza sbilanciarsi eccessivamente in encomi o critiche radicali. Hanno inoltre riconosciuto una buona capacità di adattamento tra i propri compagni. All’opposto hanno visto molta incertezza tra gli insegnanti, tacciati molteplici volte di aver assunto un atteggiamento controproducente e iniquo.
Quanto alle ripercussioni della DAD sul loro rendimento gli intervistati ritengono per lo più di averne tratto giovamento, eccezion fatta per una lieve percentuale che invece sostiene di essere stata pesantemente penalizzata dalla mutata prassi didattica.
Sembra dunque che, al netto delle personali idiosincrasie, gli aspetti maggiormente criticati dai liceali siano connessi con il sistema infrastrutturale che regola lo svolgimento e la fruizione delle lezioni e con un certo scollamento generazionale fra studenti e docenti, ritenuti in molti casi incapaci di adeguarsi alla situazione.

Gli universitari

Riguardo alle interviste sottoposte agli universitari abbiamo ritenuto, per ragioni metodologiche, di trattare separatamente le risposte di studenti provenienti da facoltà umanistiche e tecnico-scientifiche.
Se, infatti da un lato, si sono potute riscontrare delle coincidenze tra le opinioni degli studenti dei due gruppi- in special modo circa l’atteggiamento dei docenti, ritenuto non così inadeguato come dagli studenti delle superiori- dall’altro è generalizzata una certa divergenza tra i due gruppi.
Gli studenti iscritti presso facoltà umanistiche hanno espresso pareri articolati dimostrando in pochi casi un rifiuto radicale della nuova didattica. Ciò non significa una piena promozione per la DAD (concessa da poco più della metà degli intervistati) ma è certo il risultato migliore che questa abbia riscosso. Molto più severo il giudizio degli studenti di facoltà tecnico-scientifiche. – “La cosa peggiore è l’impossibilità di confronto con docenti e colleghi, spiegazioni con ritmi molto più veloci e risultati da ottenere in un terzo del tempo. Insicurezza e confusione”- spiega un uno di questi ultimi.
Lo scollamento maggiore fra i gruppi si è avuto circa la valutazione in merito alla compatibilità del percorso di studi con la didattica online: la gran parte degli studenti di facoltà scientifiche sostiene di aver avuto gravi difficoltà nella comprensione degli argomenti trattati a lezione e nello studio; decisamente più conciliante la posizione degli umanisti. Sempre più pessimistica, infine, la posizione dei futuri ingegneri e matematici in merito alle aspettative sugli esami da remoto rispetto ai colleghi. Anche fra questi ultimi però, prevale il timore di essere intralciati in sede d’esame dalla natura telematica dello stesso.

Cosa si può ricavare al di là del mero dato fattuale dalla nostra inchiesta?
Semplicemente che la DAD non è uno strumento che è stato accolto o rifiutato in blocco e sul quale non si possano riporre speranze per il futuro – “permetterebbe agli studenti fuori sede di restare al passo senza doversi spostare. Inoltre, le registrazioni registrate sono un’ottima strategia di apprendimento” – sostiene qualcuno. Il problema è che abbiamo davanti uno strumento unico e rigido pensato per una categoria estremamente varia, quella dello studente, che ha bisogno di un enorme ventaglio di risposte.
La DAD sarà un successo quando sarà alla portata di tutti, quando sarà essa stessa abbastanza versatile e varia da rispondere efficacemente ai bisogni di tutti gli studenti, di qualunque grado senza che debbano essere questi a fare di necessità virtù.

Vincenzo Criscione

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