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Appello contro lo scioglimento di Scicli: Borrometi risponde ai nostri dubbi tecnici

Come abbiamo anticipato in un articolo pubblicato ieri sera, è stata resa pubblica la relazione finale della Commissione Antimafia della Regione Siciliana sul ciclo dei rifiuti. Compito della Commissione è stato quello di distinguere i fatti, di legarli tra di loro e di presentare un quadro della vicenda quanto più chiaro e aderente alla realtà possibile.

Le prime reazioni al lavoro della Commissione hanno innescato delle polemiche: sterili o fondate lo scopriremo con il tempo. La conseguenza di queste è stata di aver oscurato, finora, il tema centrale dell’analisi della Commissione stessa: il ciclo dei rifiuti. E, invece, ci troviamo a dover fare i conti con le premure di buona parte della stampa e della società civile intenta a denigrare o a difendere a spada tratta l’operato di alcuni dei soggetti citati. In particolar modo, ci riferiamo alla vicenda che ha interessato il noto giornalista ibleo, Paolo Borrometi. Immediatamente dopo la pubblicazione della relazione, voci più o meno autorevoli si sono spese con molto zelo per far emergere i “non ricordo imbarazzanti” del giornalista, trattando, in alcuni casi, la vicenda in maniera volgare.

La vicenda prende le mosse dallo scioglimento del Comune di Scicli per infiltrazione mafiosa nel 2015. All’epoca dei fatti, Paolo Borrometi avrebbe avviato un’intensa attività giornalistica nei riguardi delle presunte responsabilità dell’allora sindaco, Franco Susino (poi assolto). In città il dibattito era acceso e c’era stato chi, come il giudice Santiapichi ed il giudice Rizza, aveva redatto un appello contro lo scioglimento del Comune.

Il dibattito che è seguito alla pubblicazione della relazione ha riguardato questo scambio di battute riportate nel documento in merito ad un presunto articolo pubblicato da parte del giornalista Borrometi:

BORROMETI, giornalista. Allora, in relazione alla interrogazione che abbiamo pubblicato, se non ricordo male, come proprio redazione, non fui io a pubblicarla…

FAVA, presidente della Commissione. C’è la sua firma.

BORROMETI, giornalista. Non lo ricordo, comunque va bene, ma anche in relazione al manifesto a me pare sia stato pubblicato, ora sono passati anni…

FAVA, presidente della Commissione. Non abbiamo trovato nulla, nonostante una ricerca abbastanza meticolosa.

BORROMETI, giornalista. A me pare sia stato pubblicato, e noi comunque abbiamo dato più volte voce a chi non voleva sciogliere quel comune, e ribadisco ancora una volta più volte abbiamo cercato di interloquire all’epoca con il sindaco Franco Susino, proprio per dargli possibilità di replicare*.

*(Ad ulteriore e più attenta ricerca, nessun articolo a firma del Borrometi riporta notizia del manifesto “pro Scicli” né dei sui firmatari. Benché più volte sollecitato dagli uffici di questa Commissione, il giornalista non ha prodotto copia di alcuno scritto sull’argomento).

Appena la relazione è stata pubblicata, ha cominciato a circolare questo link, contenente l’articolo in questione. Considerando il timing di questa pubblicazione, alla nostra redazione è venuto più di un dubbio: se era così facile trovarlo, come mai la Commissione Antimafia non l’ha trovato? La Commissione non è in grado di usare gli strumenti informatici nella maniera adeguata? Abbiamo, allora, iniziato a fare delle ricerche.

In primo luogo, abbiamo controllato il codice sorgente della pagina web contenente l’articolo stesso. Questa è un’operazione molto semplice, chiunque abbia un computer può fare: tasto destro-ispeziona. Una volta visualizzato il codice sorgente, ci siamo accorti che vi erano riportate due date:

 

Ci siamo così chiesti: per quale motivo un giornalista che pubblica un articolo nel 2015 sente il bisogno di modificarlo il 2 Marzo 2020, 5 giorni dopo l’audizione in Commissione Antimafia (avvenuta il 26 Febbraio 2020)?

A questo punto, abbiamo cercato di approfondire la vicenda ancora di più. Siamo andati a controllare la pagina Facebook del giornale “La Spia”, dove sarebbe stato pubblicato l’articolo in questione all’epoca dei fatti. Come di consueto per ogni giornale, abbiamo pensato che anche “La Spia” ad ogni articolo pubblicato faccia seguire un post sui social network. Facendo una semplice ricerca sui post della pagina del marzo 2015, tuttavia, non abbiamo trovato nulla. E ci siamo chiesti: come mai non è stato pubblicato un post con l’articolo in questione?

Siamo allora ricorsi ad un altro strumento tecnologico: Wayback machine. Questo strumento, facilmente reperibile online e del tutto legale, scandaglia l’intero universo di internet e “fotografa” le pagine dei siti internet con una cadenza regolare. Abbiamo, allora, cercato all’interno della sitemap del sito “La Spia” la presenza, nel marzo 2015, dell’articolo in questione. Su 25 articoli datati marzo 2015, ne abbiamo trovati 24. Manca, ancora una volta, l’articolo di cui ci stiamo occupando. Abbiamo voluto attribuire questo risultato alla possibilità che proprio quello che cercavamo non era stato registrato dai database.
Infine, abbiamo deciso di fare un ulteriore controllo. Ogni elemento caricato su qualsiasi server viene identificato con un codice ID progressivo. Ciò significa, in parole semplici, che i server mantengono nella loro memoria una cronologia di ciò che viene caricato assegnandoli un numero in ordine crescente: il primo elemento avrà, ad esempio, il codice 1; il secondo il codice 2 e così via, progressivamente. Siamo allora andati a controllare il codice ID dell’articolo in questione ed è 50177.

L’abbiamo, infine, confrontato con i codici ID di altri articoli redatti a marzo 2015, ma abbiamo notato una forte discrepanza. Ad esempio, questo articolo del 15 Marzo 2015 riporta come codice ID 25661.

Allo stesso tempo, abbiamo verificato che gli articoli a ridosso del 26-27 Febbraio 2020 hanno un ID molto simile. Ad esempio, questo articolo del 26 Febbraio 2020 ha ID 50175.

 

A cosa è dovuta questa differenza?

L’ultima cosa che ci è rimasta da fare è contattare il diretto interessato per farci spiegare come sono andate le cose.

“Su Facebook non vengono ripostati tutti gli articoli, su questo è facile rispondere. Io sono un giornalista. Quell’articolo l’ho pubblicato io, anzi se non ricordo male non l’ho pubblicato nemmeno io, ma sono passati così tanti anni. Come ho già detto in audizione, che è molto più lunga di quanto riportato, io ho detto che a me pare che ci sia”. Poi prosegue: “Tu mi stai dicendo tutte queste cose tecniche sulle quali non so rispondere. Non sono un tecnico, sono un giornalista, non li capisco neanche questi dati che mi stai dicendo”. E ancora: “io dubbi tecnici non te li so spiegare, so soltanto che quegli articoli, ne ero certo quando ho fatto l’audizione e infatti l’ho detto, sono pubblicati. In relazione ai dati che mi hai detto non so risponderti. A me interessa che quegli articoli erano e sono pubblicati ed è un dato oggettivo”.

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