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Habemus Governum? Raggiunto l’accordo tra PSOE e Podemos per dare vita ad un governo di sinistra

Abbracci madrileni per dare vita a un governo. Si è concluso con una stretta di mano e un forte abbraccio l’incontro tra Pedro Sanchez e Pablo Iglesias che ha portato alla firma di una bozza di programma. I leader del Partito Socialista e di Podemos escono soddisfatti dal Congresso dei deputati, dove alle 14:30 del 12 novembre hanno presentato ai giornalisti il loro piano politico. A distanza di circa sette mesi dalle ultime elezioni (aprile 2019) entrambe le forze partitiche hanno sentito l’esigenza di arginare la deriva estremista di Vox, che a questo turno ha raddoppiato il numero dei voti ottenuti. Lo stesso Pablo Iglesias ha definito l’accordo raggiunto come “il miglior antidoto contro l’estrema destra”, mentre Sanchez ha precisato che “non si affermerà l’odio tra gli spagnoli”. Immediata la risposta della portavoce di Vox Ana Vega, che accusa il leader socialista di aver firmato “el pacto de la infamia” consegnando così il Paese al “comunismo bolivariano” come ha affermato su twitter dal presidente del partito Santiago Abascal.

Il programma, sintetizzato in dieci punti, prevede misure di lotta alla corruzione, allo spopolamento delle aree interne rurali e al cambiamento climatico, dando vita ad una transizione ecologica in tutto il Paese. Sono previste norme in sostegno alle piccole e medie imprese, e misure che rivedano la giustizia fiscale. Ma lo stampo progressista del programma è dato dal punto riguardante il diritto ad una morte degna (eutanasia) non ancora introdotto nella legislazione spagnola. Una misura molto importante visto la forte natura cattolica che contraddistingue la Penisola Iberica. Ancora molto vaga, invece, la posizione dei due partiti riguardo la questione catalana affrontata in maniera generale per non cadere in tranelli politici che potrebbero indebolire le due fazioni. Si parla semplicemente di un rafforzamento delle varie autonomie regionali e di garantire una convivenza civile all’interno del territorio spagnolo. Oltre all’intesa sull’accordo, Iglesias ha accettato il ruolo di vice-presidente nel futuro governo spagnolo, ribadendo a Sanchez che può contare sulla sua lealtà.

Tuttavia, servono ancora 21 seggi per ottenere la maggioranza assoluta dei 176 parlamentari necessari per la formazione del Governo. Infatti, il Partito Socialista ha ottenuto 120 seggi, mentre Podemos soltanto 35. Visti i “no” ricevuti dal Partito Popolare, da Ciudadanos e da Vox, Sanchez e Iglesias cercheranno di pescare consensi tra i partiti indipendentisti e nazionalisti minori, che in questo caso possono spostare di molto l’ago della bilancia.

Secondo il politologo Pablo Simon Cosano ci sono buone probabilità di evitare le terze elezioni consecutive e quindi che venga formata una coalizione di governo. Sarebbe la prima in tutta la storia della monarchia parlamentare spagnola. Secondo Cosano, si è giunti a questo risultato proprio perché queste ultime elezioni ci hanno consegnato un Paese estremamente frammentato che ha dato vita ad una forte polarizzazione all’interno del Parlamento. Questo dovuto soprattutto al tracollo di Ciudadanos che ha perso ben 47 seggi (circa 2 milioni e mezzo di voti) e al continuo del trend positivo di Vox con 28 parlamentari in più (circa 1 milione di voti). Sembra oramai giunta al termine l’era in cui si susseguivano solo governi socialisti o popolari, rossi o blu. L’onda del populismo di destra si è avventata anche sulla Spagna, minacciando tutte le altre forze politiche.

Decisivi saranno i prossimi incontri con i leader degli altri partiti. C’è ancora un mese di tempo per capire se ci sarà un nuovo governo spagnolo o se si ritornerà alle urne per la terza volta consecutiva, aprendo di fatto una grave crisi politica che non potrà più essere sottovalutata dagli altri Paesi Europei.

 

Youssef Hassan Holgado

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