Press "Enter" to skip to content

Lega al sud nonostante tutto

Il risultato delle ultime elezioni Europee non ha fornito nessuna svolta significativa nel panorama del Parlamento Europeo, la cui formazione è, ancora una volta, legata ai partiti moderati liberali (EPP e ALDE) da un lato, ambientalisti e social-democratici dall’altro (S&D e Verdi) dall’altro. Tuttavia, queste elezioni hanno fornito un dato importante, come già sottolineato da tutti gli analisti politici italiani, nel panorama nazionale, in virtù dell’affermazione, in termini percentuali (e non in assoluto: ad esempio, lo scarto a Riace e Lampedusa è stato soltanto di un centinaio di voti), della Lega.
Il risultato del partito del Nord è importante soprattutto per la svolta impressa nel consenso al Sud Italia. Non faremo, ora, la solita retorica sul fatto che “fino a ieri ci chiamavano terroni e ora li votiamo in massa”. Ci concentreremo, invece, su due aspetti rilevanti: la presenza di indagati tra le fila della Lega e la mancanza di progetto politico.

La Lega ha organizzato, soprattutto al Sud, le proprie liste inserendo una serie di personaggi poco limpidi sia per i propri legami con la criminalità organizzata, sia per le vicende giudiziarie che li riguardano da vicino. Il riferimento è, in particolare, ai legami che la Lega ha intessuto in questi anni con la ‘ndrangheta in Calabria (così come emerge dall’inchiesta di Report) e alle candidature di alcuni indagati, come Angelo Attaguile in Sicilia. Senza tenere conto delle vicende che hanno riguardato due importanti dirigenti del partito (ed esponenti di governo) come Edoardo Rixi, viceministro indagato per peculato e falso, e Armando Siri, sottosegretario all’economia indagato per corruzione, bisogna sottolineare come persino la presenza di soggetti la cui posizione è sicuramente poco limpida (al netto del principio di innocenza fino a prova contraria) non sia riuscita ad intaccare il consenso che il partito è riuscito a costruire negli ultimi mesi. Tale consenso fideistico nei confronti del leader pone in secondo piano qualsiasi problema che il partito abbia dovuto subire o affrontare. Riesce persino a superare la mancanza di un programma politico: la Lega, infatti, è stato l’unico partito a non redigere e pubblicare un programma. Un fatto grave che impedisce a qualsiasi cittadino non solo di potersi informare e, di conseguenza, votare con cognizione di causa, ma impedisce altresì di poter individuare delle precise responsabilità politiche in capo a coloro i quali sono stati chiamati a rappresentarci.
Sembra che non esista nulla eccetto il leader: nessuno spazio per il confronto, nessuno spazio per l’analisi politica, nessuno spazio per la progettazione. D’altra parte, ciò è evidenziato dal fatto che Salvini si sia presentato in tutte le circoscrizioni, quasi a voler pubblicamente sottolineare che, oltre lui, non ci sia nulla. Pare che qualcuno abbia effettivamente studiato Ernesto Laclau e ne stia applicando gli schemi logici.

Simone Lo Presti

Be First to Comment

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *