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Fumarole a Ragusa: una petizione

“Spesso questi fumi, non sono percettibili all’occhio perché, nella maggior parte dei casi si verificano di notte, ma non sfuggono alla sensibilità olfattiva e, ancora peggio, a quella biologica, con gli effetti deleteri che a breve scadenza ne derivano e che a media e a lunga scadenza possono derivarne”. Così si legge nel testo della petizione lanciata su change.org da un cittadino della provincia di Ragusa per contrastare il fenomeno delle fumarole. Si tratta di colonne di fumo derivanti dalla combustione di materiale plastico e di scarto della produzione agricola e che hanno una forte incidenza sul territorio della provincia di Ragusa, soprattutto nell’area della cd. “fascia trasformata”. Parecchi imprenditori agricoli, infatti, decidono di smaltire gli scarti di produzione (fili plastici, pacciamatura – materiale plastico usato per coprire il terreno -, copertura delle serre e così via) bruciandoli. Il fenomeno era stato già oggetto di un nostro articolo pubblicato ad Agosto 2018. “Per smaltirla correttamente – spiegava ai nostri microfoni Giorgio Stracquadanio (CNA Ragusa) – andrebbe prima pulita e poi consegnata: ciò ha un costo e spesso le aziende non hanno intenzione di sostenerlo, per cui viene bruciata. Così come capita per i tubi di plastica per l’irrigazione nelle serre. Si formano colonne di fumo che purtroppo contengono della diossina e infatti dai dati che abbiamo, sul territorio interessato regolarmente, da tempo, da questo fenomeno ci sono diverse evidenze tumorali: le diossine si depositano sul terreno e si infiltrano nelle falde. Su questi terreni noi coltiviamo, facciamo pascolare gli animali che alleviamo e quindi tutto ciò che mangiamo è carico di queste cose”.

Al fine di sensibilizzare le istituzioni ed i cittadini riguardo l’importanza del fenomeno è stata lanciata una petizione sulla piattaforma online change.org. Le soluzioni prospettate, tuttavia, non sono immediate e semplici: se da un lato si chiede una maggiore severità nell’applicazione della norma sugli ecoreati, dall’altro lato la questione è principalmente legata ad un fatto culturale ed economico: andrebbe ripensato il modello economico-produttivo al fine di renderlo ecosostenibile.

 

Simone Lo Presti

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