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Giovani Menti Indipendenti: un collettivo

“Siamo studenti e studentesse di quasi tutte le scuole della città e vogliamo dare spazio e voce alle nostre idee”. Queste le parole di Blanca, liceale e componente del collettivo “Giovani Menti Indipendenti”. Questo gruppo di ragazze e ragazzi si riunisce da Ottobre 2018 e si propone come luogo di incontro e confronto, con l’idea di ricostituire a Ragusa una solida base per la costruzione, dal basso, della coscienza critica studentesca. Una tradizione, quella delle organizzazioni studentesche, interrotta nel 2014, di cui si sta tentando di recuperare le buone prassi di sostegno agli studenti e di democraticità dei processi decisionali. “Siamo un gruppo aperto al confronto ed al dialogo, tant’è che ogni decisione cerchiamo di prenderla all’unanimità, senza creare spaccature e senza, di conseguenza, arroccarsi sulle posizioni di uno o più leader. Siamo uno spazio aperto, ma non accettiamo nessun tipo di discriminazione”.

Incontro i ragazzi e le ragazze del collettivo durante la seconda iniziativa che hanno organizzato, “L’arte come migliore forma di protesta”, nei locali del Centro Servizi Culturali di Ragusa. Hanno allestito una mostra di disegno, fotografia e scrittura. Sono circa venti gli studenti che incrocio, impegnati in diverse attività: alcuni sistemano le ultime cose per la mostra, altri organizzano i tavoli per la cena di autofinanziamento, altri ancora sono sul palco alle prese con il sound check degli strumenti e le prove per il concerto che si è svolto la sera del 2 Febbraio scorso. È sempre stimolante osservare quanto impegno e quanta attenzione dedicano alle piccole cose, perché è necessario che “tutto venga bene”. Tuttavia, pur essendo un’iniziativa pubblica, aperta alla cittadinanza, mi trovo circondato soltanto dagli studenti e dalle studentesse. Chiedo, allora, qual è il rapporto che hanno con la realtà locale. “Noi cerchiamo di informarci e di partecipare alle iniziative che ci sono in città: ad esempio a dicembre siamo scesi in piazza durante la manifestazione organizzata dalla Rete Antirazzista Iblea e abbiamo partecipato a quella No Muos. Ancora siamo nati da poco, per cui non abbiamo una grande esperienza, però cerchiamo anche di partecipare alla vita pubblica della città”. Ma non solo, Blanca mi racconta delle istanze che il collettivo vorrebbe avanzare alle istituzioni locali, ad esempio, per la mancanza di spazi aggregativi pubblici o per la disattenzione nei confronti dei bisogni dei ragazzi (nonostante l’attività promozionale avviata in Comune): una città costruita a misura di un cinquantenne automobilista, in cui non trovano spazio i ragazzi (la fascia d’età tra i 15 ed i 19 anni rappresenta soltanto il 4,8% della popolazione totale).

Simone Lo Presti

 

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