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Terra Mala: vivere col veleno

Sfogliando le prime pagine del libro “Terra Mala” di Stefano Schirato si percepisce fin da subito quel senso di abbandono e di degrado che contraddistingue la Terra dei Fuochi.
Come in ogni foto reportage che si rispetti le parole e i fatti sono sostituiti dalle immagini dei volti, degli sguardi, dei corpi. Immagini che ci restituiscono una narrazione cruda e diretta di ciò che sta succedendo in quel lembo di terra campano. Dalle foto di Schirato emergono al tempo stesso sia la sofferenza sia la voglia di lottare delle madri, i cui figli, malati di cancro, combattono tra la vita e la morte. Una lotta continua che tenta di sopperire all’incuria e alla complicità della pubblica amministrazione che non ha posto un argine al costante smaltimento illegale di rifiuti tossici, permettendo alle organizzazioni criminali di avvelenare terreni agricoli, falde acquifere e le nostre vite.

Le prime pagine del libro sono affidate alle parole di Padre Maurizio Patriciello e a quelle di Antonio Giordano (oncologo, Direttore dello Sbarro Institute for Cancer Research and Molecular Medicine, Temple University di Philadelphia), le quali ci introducono verso le foto iniziali del testo. Padre Maurizio scrive: “Stefano lo fa per gridare al mondo che il prezzo degli egoismi dei ricchi, degli irresponsabili, dei camorristi, dei politici ignavi, e spesse volte collusi e corrotti, lo pagano sempre i più deboli, i più poveri”. Il suo commento è quello di un uomo che conosce bene quella terra e la sofferenza, la morte che i suoi frutti hanno prodotto.

L’analisi scientifica di Antonio Giordano, invece, mette in evidenza i terrificanti dati e numeri che coinvolgono la Terra dei Fuochi. Nel luglio del 2011 il ricercatore scopre che le morti per cancro in Campania sono aumentate del 22%, così come sono aumentate le malformazioni congenite urogenitali e del sistema nervoso.
“Benzene, pigmenti di cromo, solfato di piombo sono solo alcune delle sostanze cancerogene ritrovate nei rifiuti tossici che trasformano la Campania come altre zone del mondo in un laboratorio di cancerogenesi a cielo aperto” scrive Giordano, che conclude il suo commento denunciando l’immobilismo degli istituti sanitari nella raccolta di dati e statistiche che permettano di dare una lettura più approfondita del fenomeno, cercando diverse soluzioni.

Credit Photo Stefano Schirato

Attraverso un reportage fotografico espressivo e potente, Terra Mala ci restituisce una fotografia brutta del nostro Paese e mira a farci prendere coscienza della gravità della realtà. Così come provò a farlo Roberto Mancini, primo poliziotto ad aver scoperto la Terra dei Fuochi già sin dagli anni Novanta. Mancini aveva capito che la mafia, nel napoletano, considerava la “munnezza” una fonte d’oro con la quale si potevano fare affari milionari, e aveva ragione.
Oggi purtroppo, Roberto non c’è più, anche lui morto il 30 aprile del 2014 dopo aver contratto, durante i sopralluoghi e le ispezioni in quelle zone avvelenate, una forma acuta di cancro al sangue.

Dagli anni Novanta ad oggi è passato tanto tempo, ma pochi passi in avanti sono stati fatti per estirpare il veleno di quella Terra. Dove non arrivano le istituzioni, arrivano le persone comuni che attraverso denunce, articoli e libri come questo, continuano a sbatterci in faccia la spiacevole realtà, cercando di arrivare alle porte di chi è in dovere di agire ma non lo fa.

Youssef Hassan Holgado

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