Nell’ultimo mese abbiamo visto il volto peggiore di questo governo giallo-verde. Difficile fare di peggio quando un Ministro dell’Interno il giorno della tragedia di Genova gioisce perché i migranti a bordo dell’AQUARIUS sono stati distribuiti tra Francia, Spagna, Lussemburgo, Portogallo e Germania, e che oltretutto, il giorno dei funerali si presta ai selfie dei fan più cinici e spietati.
Un evento tragico come la cerimonia funebre dei 43 morti è stato utilizzato come passerella politica, dimostrando al mondo intero che agli attuali leader politici italiani manca quella caratteristica tipica che dovrebbero avere i membri delle istituzioni pubbliche: il rispetto per i loro cittadini.
Su sponda grilina, invece, il Ministro dei Trasporti Toninelli a pochi giorni dal crollo del ponte Morandi e nella piena emergenza del caso della nave Diciotti si trovava in spiaggia, come se nulla fosse, con la famiglia. Per carità tutti hanno diritto a “staccare la spina” e a farsi le vacanze, ma in un momento così delicato non potevano essere rimandate di qualche giorno?
Comunque, ciò che emerge chiaramente dall’intero caso “Diciotti” è la totale mancanza del senso di diplomazia da parte di Salvini e Di Maio che continuano a fare la voce grossa minacciando la magistratura e l’Europa senza alcun risultato utile, anzi, provocando soltanto una nauseabonda circolazione di tweet, hashtag e post sui social network. Il primo, indagato per abuso di ufficio, sequestro di persona e arresto illegale, in un intrepido delirio di protagonismo, minaccia: “ci metto un attimo a portare tutti ad elezioni e a diventare premier. Mi prendo il Paese”. Come se il Paese fosse “cosa sua” come se la carica di Premier gli conferisca gli stessi diritti di un monarca e in questo è evidente la concezione distorta di potere del vicepremier. Vicepremier che in uno dei suoi ultimi tweet scrive: “State tranquilli, non ho paura di nulla: indaghino, mi interroghino, mi arrestino. Io sono fiero di battermi per difendere i confini, tutelare la sicurezza degli italiani e proteggere il futuro dei nostri figli”. Forse ora partirà un braccio di ferro tra il leader della Lega e la magistratura degno dei migliori anni del berlusconismo e che si appresta a dividere il Paese in due, tra chi lancia l’hashtag #nessunotocchisalvini e chi invece sta dalla parte dei diritti, della Costituzione e della magistratura. Ogni tweet del neoministro dell’Interno è intriso di disprezzo nei confronti di chiunque provi a criticarlo, un grande lavoro di “social marketing” che ottiene risultati strabilianti (la sua pagina Facebook ha raggiunto quota 3 milioni di seguaci) grazie ad un team di esperti che ci costa (perché pagato con soldi pubblici) circa 400 mila euro e che sta contribuendo a creare una narrazione distorta sul tema immigrazione.
Di Maio invece la spara grossa, per l’ennesima volta, minacciando di tagliare i fondi destinati all’Unione Europea qualora non distribuisca i migranti della Diciotti, fondi che invece utilizza quando gli fa più comodo, ad esempio per l’operazione porti chiusi. A detta sua l’Italia ogni anno versa nelle casse europee circa 20 miliardi, ottenendone soltanto la metà. Per fortuna c’è chi si prende la briga di fare i cosiddetti “fact checking” come l’AGI (Agenzia Giornalistica Italiana), dalla cui analisi è emerso che in realtà “è sbagliato sottintendere che la differenza tra quanto l’Italia dà e quanto riceve dall’Unione europea sia di dieci miliardi. La differenza nel 2016 è stata di 1,8 miliardi, nel 2015 di 2,35 miliardi, nel 2014 di 3,9 miliardi e nel 2013 di 3,2 miliardi. La media degli ultimi anni è dunque di 2,8 miliardi circa”.
Numeri, questi, che sono ben lontani da quelli citati dal vicepremier, oramai abituato ad utilizzare la menzogna sistematica come mezzo di comunicazione politica con i suoi elettori.
A questi eventi si aggiungono le tragedie delle morti “nere”, perché di questo si tratta quando parliamo degli incidenti che hanno visto coinvolti degli immigrati africani stipati come animali da macello in vetture non idonee, con le quali vengono portati nei campi di schiavitù. E purtroppo, nell’agosto del 2018 ancora di caporalato si muore. E diventa poco credibile Salvini quando promette di eliminare questo sistema mafioso, corrotto e violento se nell’ottobre del 2016 si era opposto all’approvazione della L. 199/2016 la quale disciplina il reato di caporalato.
Insomma, in questo mese abbiamo assistito prima alla tragedia anche se annunciata di Genova, dato che esperti e professori da anni mettevano in guardia le istituzioni sulle condizioni di quel maledetto ponte, poi con il caso della nave Diciotti abbiamo rivisto un Salvini in grande spolvero contro gli ultimi. Per fortuna c’è chi non vuole stare al gioco sporco di questo governo e sta cercando di accendere la luce su questi tempi bui, manifestando al porto di Catania il loro desiderio di accoglienza e il loro dissenso alle attuali scelte politiche attraverso un simbolo caratteristico della città sicula: l’arancino.
Inoltre, c’è già chi chiede mobilitazioni nelle piazze in questo “caldo” autunno che verrà, ma non è il PD, per far capire al governo che non tutta l’Italia è dalla sua parte.
Youssef Hassan Holgado
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