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Linguaggio d’odio che rischia di diventare prassi

Lo scorso 25 giugno a Roma, alla Casa del Cinema di Villa Borghese si è tenuto il decimo anniversario dell’Associazione Carta di Roma, nata dopo gli eventi mediatici che hanno caratterizzato la strage d’erba. Nelle ore dopo la strage, che oggi secondo la Suprema Corte di Cassazione è stata compiuta da Lindo e Rosa, venne subito accusato un immigrato tunisino, Azouz Marzouk, padre di Youssef Marzouk e Raffaella Castagna uccisi durante quel tragico evento. Soltanto qualche ora dopo si scopre che Azouz non era nemmeno in Italia in quei giorni e infatti il suo alibi venne confermato dagli inquirenti. Nel mentre, la stampa italiana in modo pregiudiziale si era scagliata pesantemente contro di lui, scioccata dalla violenza di quegli omicidi. Da lì, è nato il bisogno di portare avanti un tipo di informazione diversa, un’informazione che non sia buonista ma corretta e che rispetti i singoli individui. Così nasce l’ambizioso progetto di Carta di Roma, che la scorsa settimana ha festeggiato dieci anni di attività. All’evento erano presenti il Presidente dell’Ordine dei Giornalisti Carlo Verna, il Presidente della Federazione Nazionale Stampa Italiana Beppe Giulietti, la portavoce di UNHCR Carlotta Sami, tanti giornalisti e i rappresentanti delle numerose associazioni che fin da subito hanno aderito al progetto e ne hanno portato avanti l’attività negli anni.

Valerio Cataldi, Presidente dell’Associazione Carta di Roma e giornalista del Tg2 apre la discussione chiedendo a tutti di rispettare il codice deontologico, perché c’è bisogno di “riportare su un binario della normalità la comunicazione sull’immigrazione”. Interviene anche Carlo Verna, il quale chiede una maggiore responsabilizzazione quando si scrivono i titoli, perché la monetizzazione della notizia e di conseguenza la legge del mercato deve comunque sottostare a regole e principi enunciati nelle carte deontologiche che devono essere rispettati. “Dobbiamo recuperare il senso di responsabilità per fare comunità e mettere al centro di tutto la persona, il cittadino” conclude il Presidente dell’Ordine dei Giornalisti prima di lasciare la parola a Beppe Giulietti, il quale risponde con fermezza a chi rivendica la propria totale libertà di espressione. “Non è vero che tutte le opinioni sono uguali- afferma il Presidente della Federazione Nazionale Stampa Italiana- molte sono al di fuori delle norme condivise” e quest’ultime vanno limitate, ponendo di fatto una censura ai periodici che utilizzano un linguaggio razzista, sessista e discriminatorio. Segue l’intervento Roberto Natale, giornalista Rai, il quale specifica che Carta di Roma non è un manifesto del “buonismo”, il suo intento non è quello di fare solidarietà, ma di fare giornalismo, di trasmettere ai cittadini una informazione giusta e corretta. Si è parlato infatti non di “giornalismo buono”, ma di “buon giornalismo” che è diverso ovviamente.

Con l’evento è stato rinnovato l’appello ai Direttori di giornali e telegiornali, alle redazioni e ai professionisti della comunicazione “affinché si attengano al rispetto delle regole di Carta di Roma, considerato che ci troviamo in una fase in cui le notizie sulle migrazioni hanno un grande spazio nel panorama informativo e orientano l’agenda dei media. Il nostro è un appello al senso di responsabilità ed alla deontologia di tutti i professionisti dell’informazione affinché venga utilizzato un linguaggio corretto per evitare il diffondersi di una percezione distorta del fenomeno migratorio ed un crescendo di tensione sociale basato su informazioni imprecise, su notizie errate e non verificate.”

Appello, questo, per cercare di evitare la diffusione di un linguaggio d’odio che negli ultimi due anni è cresciuto a dismisura, questo perché in campagna elettorale i nostri leader politici non si sono risparmiati nell’esprimere, con parole poco consone, le loro opinioni su fatti e vicende di rilevanza pubblica. Il risultato è che molti utenti, come confermato dall’ultimo studio condotto da Eurispes, hanno una percezione distorta del fenomeno migratorio e soltanto un terzo dei cittadini conosce effettivamente la situazione reale.

Citando infatti il recente studio di Vox-diritti, nel 2016 i tweet contro i migranti erano circa 38,000 mentre nel 2017 sono saliti a 73,390; invece, in questi primi mesi del 2018 più di 1 italiano su 3 “twitta il suo odio contro migranti, ebrei e musulmani”. Numeri questi, che sono preoccupanti e che sottolineano la necessità di cambiare rotta.
È opportuno quindi, che tutti i professionisti dell’informazione rispettino un codice deontologico e diano il giusto peso alle parole nel momento in cui le scrivono o le esprimono nei tg in diretta nazionale. È in gioco il rispetto della nostra democrazia, il rispetto di tutti i cittadini e il loro diritto a ricevere un’informazione che non sia manipolata da un filtro politico, ma che rispetti i singoli individui e le minoranze, perché quest’ondata d’odio e violenza sta portando a un imbarbarimento quasi surreale della nostra società.

Youssef Hassan Holgado

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