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Elezioni Roma: Fassina e le diecimila nuove case popolari

Diecimila nuovi alloggi a canone sociale, maggiore trasparenza e legalità nelle graduatorie, censimento degli immobili inutilizzati: ecco alcuni dei punti del documento sulle politiche per la casa consegnato a Stefano Fassina dal sindacato per il diritto alla casa Unione Inquilini.
Sabato 9 Aprile scorso, infatti, presso l’occupazione virtuosa di via Tor de schiavi 101, nel quartiere di Centocelle, Unione Inquilini insieme all’associazione I Blu ha organizzato una conferenza aperta al pubblico per discutere del tema del diritto alla casa con i candidati sindaco della Capitale. L’appello è stato accolto solamente da Fassina, candidato di Sinistra Italiana, che si è anche impegnato a sottoscrivere il documento.

La conferenza

IMG_3490La conferenza inizia puntuale. Dato che è piovuta qualche goccia, i tavoli e le sedie sono stati spostati dentro la sala convegni dell’occupazione. Questa è stata ricavata da un sottoscala inutilizzato e rimesso a nuovo dagli inquilini del palazzo: un esempio tangibile di spazio autorecuperato e autofinanziato. Ci accomodiamo. Dopo i ringraziamenti di Rudy Colongo dell’associazione I Blu, che coordina l’occupazione, prende la parola Guido Lanciano, dell’Unione Inquilini: “Noi chiediamo intanto che l’amministrazione incrementi di diecimila unità il numero degli alloggi. Per fare ciò non bisognerebbe costruire nulla, gli immobili ci sono già. Bisognerebbe soltanto fare un censimento degli immobili invenduti, sfitti e in disuso che possiede la Capitale- e continua- in merito alle esigenze di trasparenza e legalità, poi, bisogna non soltanto controllare che gli inquilini paghino il giusto. Trasparenza è anche la graduatoria per i nuovi alloggi popolari che doveva essere pubblicata, ma che l’Ater (l’Ente provinciale per le case popolari, ndr) non ha ancora assegnato. Legalità infine sono anche quelle centinaia di persone che possiedono casa, ma a cui comunque viene concessa la casa popolare.” L’intervento termina con una chiosa sulla precedente amministrazione Marino: “La Danese (l’ex assessore alle politiche sociali e per la casa, ndr) è stata un ottimo assessore. L’errore però è stato di pensare che la casa potesse essere materia assegnata all’assessore per le politiche sociali, quando, invece, dovrebbe essere materia dell’assessorato per il patrimonio.”
Interviene Claudio Graziani dell’Arci: “Sempre gli stessi soggetti hanno stabilito i sistemi urbanistici di Roma. Noi invece vogliamo portare nuovi modelli di housing e cohousing e non le istanze dei costruttori: bisogna che ci sia una discontinuità rispetto al passato.”
Riprende la parola Rudy Colongo: “Roma sono due città in cui ci sono due tipi di case: le prime, in cui un quadro affisso alla parete vale quanto un intero palazzo di periferia, le seconde che sono delle colombaie- e continua- vorrei portare il dibattito verso il tema della trasparenza dell’amministrazione: non sarebbe giusto che i soldi del Comune fossero resi accessibili sul web e che nel controllo il Comune applicasse i principi della democrazia partecipata?
IMG_3514La parola passa quindi a Fassina per discutere sui temi lanciati: “Confesso che mi dispiace che non ci siano gli altri candidati, perché non possiamo fare la campagna elettorale solo per monologhi. Mi fa molto piacere questo invito perché il programma deve costruirsi anche su momenti come questo. Su questo tema, la prima cosa da fare è non usare la parola ‘emergenza abitativa’. Si dovrebbe piuttosto parlare di ‘sofferenza abitativa’, che deve essere affrontata dentro un quadro di programmazione, che è una parola vecchia, ma che deve essere una parola chiave per risolvere i problemi di Roma. Nel programma si parla di diecimila nuove abitazioni e la prendo come una stima attendibile. Nell’ambito della programmazione bisogna fare un piano regolativo, senza il quale non si può rispondere all’esigenza di nuovi spazi sociali. Noi pensiamo ad una riscrittura della delibera 140, sui beni immobili del patrimonio capitolino. La delibera prevede la messa nel mercato degli spazi immobili del Comune. Il messaggio politico fondamentale che dobbiamo lanciare è che il debito di Roma non si affronta mettendo in vendita gli spazi comunali: non viene prima il debito e poi le esigenze sociali. Così si rovescia quella logica che ha caratterizzato la politica capitolina, ma anche nazionale ed europea. Il nostro piano per il bilancio è un piano di ristrutturazione del debito storico con la cassa depositi e prestiti (di circa 7 miliardi). Ristrutturando il debito si recupererebbero 100 milioni all’anno, da spendere anche per la questione abitativa. Ritengo che il dialogo sociale, ossia la consultazione dei cittadini riguardo alle scelte del Comune, sia fondamentale. La nostra visione è una visione di una città che integra, che vuole il massimo rispetto della legalità e che non transiga, ma faccia cambiare le regole sbagliate. Un’amministrazione che tenga a bada i poteri forti e rimetta in gioco le priorità delle persone che vivono in uno stato di subalternità: è una sfida difficile e in controtendenza, ma che possiamo vincere se c’è una comunità che partecipa a quella sfida.”

Finisce la conferenza. Una signora si avvicina al candidato. Gli chiede se può fare qualcosa per lei, dato che entro pochi giorni verrà sfrattata di casa. Lui appunta qualcosa su un foglio e la rassicura. È la quotidianità di questi drammi la sfida più incombente di Roma.

Giuseppe Cugnata 

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