Razzismo e immigrazione sono spesso ed erratamente accostate. Nonostante le belle parole e presunte buone azioni che noi tutti cerchiamo di mettere in mostra per scongiurare lo stereotipo del cittadino razzista, infatti, sembra che l’aria che tira in Italia non sia cambiata, o perlomeno non significativamente. Purtroppo, l’orgoglio della nostra patria e l’insensata paura del cittadino immigrato, non ci permettono di vivere serenamente una realtà che esiste e che non va contrastata, ma agevolata e semmai controllata. Dovremmo avere rispetto per queste persone che scappano dalla propria terra per disperazione, guerra o fame che sia, e che in Italia trovano contrasti burocratici, schiavitù legalizzate a cui nessuno di loro avrebbe il coraggio di ribellarsi. Già, perché proprio loro nella sfortuna hanno trovato la fortuna, quella della vita. Si conta che dal 1994 a oggi le vittime del Canale di Sicilia siano almeno 6.052 e che solamente dall’inizio di quest’anno 1714 persone (8 al giorno) hanno perso la vita: rappresentano circa l’89% dei morti in tutto il Mediterraneo. Eppure ci lamentiamo che sono troppi, che sono sporchi, che ci rubano il lavoro e che sono buoni solo a fare baldoria. Chi ricorderà loro che alla fine dell’Ottocento e per buona parte dell’inizio del Novecento gli emigrati eravamo proprio noi? Chi informerà gli amati leghisti che gran parte degli emigrati all’estero, in miseria e povertà, erano proprio friulani, veneti, lombardi e piemontesi? Quando gli Albanesi eravamo noi, scriveva Gian Antonio Stella nella sua Orda, ci proibivano di mandare i figli alle scuole dei bianchi, nella Louisiana, ci consideravano “non visibilmente negri” nelle sentenze in Alabama. Quando gli “albanesi” eravamo noi, vendevamo i nostri bambini agli sfruttatori assassini delle vetrerie francesi e agli orchi girovaghi, gestivamo la tratta delle bianche riempiendo di donne nostre, anche dodicenni, i bordelli di tutto il mondo. Quando gli “albanesi” eravamo noi, ci accusavano di essere tutti criminali, ci rinfacciavano di avere esportato la mafia e ci ricordavano che quasi la metà dei detenuti stranieri di New York era italiana.
Chi avrà ancora il coraggio di giudicare gli immigrati dei nostri giorni?
Che articolo stupido , anzi un titolo stupido.
Ogni anno emigrano piu meridionali che albanesi verso il nord
Il primo razzista sei tu , falso pacifista , con un titolo del genere..!!!
Non credo sia chiaro a nessuno quale sia il legame tra razzismo e pacifismo e soprattutto per quale motivo gli italiani non dovrebbero migrare verso il nord. Futuri commenti così inutili ed incomprensibili verranno censurati per non sprecare il tempo dei lettori.
Se avessi capito o letto meglio l’articolo non avresti commentato in questo modo. Infatti mi sono proposto di elencare i motivi per i quali coloro che emigrano non devono essere denigrati o riportati nelle loro terre di guerra e di fame. Anzi, dovrebbero essere aiutati e agevolati, in primis perchè sono persone e come tali devono essere trattate, in secundis perchè proprio noi (come scritto nell’articolo) siamo stati degli emigranti e abbiamo subito ingiustizie da animali.
Cambiano i tempi, si succedono le epoche ma l’italia resta feudale e provincialotta…e così crescono poteri politici autocratici ed autoreferenziali, si consolida la paura dello straniero, proliferano politiche sorde al rinnovamento.Senza rendersi conto – diversamente da TUTTI gli altri paesi europei – che l’immigrato non è una minaccia, ma una risorsa..