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Quando gli Albanesi eravamo noi

Di Alessandro Massari
Razzismo e immigrazione sono spesso ed erratamente accostate. Nonostante le belle parole e presunte buone azioni che noi tutti cerchiamo di mettere in mostra per scongiurare lo stereotipo del cittadino razzista, infatti, sembra che l’aria che tira in Italia non sia cambiata, o perlomeno non significativamente. Purtroppo, l’orgoglio della nostra patria e l’insensata paura del cittadino immigrato, non ci permettono di vivere serenamente  una realtà che esiste e che non va contrastata, ma agevolata e semmai controllata. Dovremmo avere rispetto per queste persone che scappano dalla propria terra per disperazione, guerra o fame che sia, e che in Italia trovano contrasti burocratici, schiavitù legalizzate a cui nessuno di loro avrebbe il coraggio di ribellarsi. Già, perché proprio loro nella sfortuna hanno trovato la fortuna, quella della vita. Si conta che dal 1994 a oggi le vittime del Canale di Sicilia siano almeno 6.052 e che solamente dall’inizio di quest’anno 1714 persone (8 al giorno) hanno perso la vita: rappresentano circa l’89% dei morti in tutto il Mediterraneo. Eppure ci lamentiamo che sono troppi, che sono sporchi, che ci rubano il lavoro e che sono buoni solo a fare baldoria. Chi ricorderà loro che alla fine dell’Ottocento e per buona parte dell’inizio del Novecento gli emigrati eravamo proprio noi? Chi informerà gli amati leghisti che gran parte degli emigrati all’estero, in miseria e povertà, erano proprio friulani, veneti, lombardi e piemontesi? Quando gli Albanesi eravamo noi, scriveva Gian Antonio Stella nella sua Orda, ci proibivano di mandare i figli alle scuole dei bianchi, nella Louisiana, ci consideravano “non visibilmente negri” nelle sentenze in Alabama. Quando gli “albanesi” eravamo noi, vendevamo i nostri bambini agli sfruttatori assassini delle vetrerie francesi e agli orchi girovaghi, gestivamo la tratta delle bianche riempiendo di donne nostre, anche dodicenni, i bordelli di tutto il mondo. Quando gli “albanesi” eravamo noi, ci accusavano di essere tutti criminali, ci rinfacciavano di avere esportato la mafia e ci ricordavano che quasi la metà dei detenuti stranieri di New York era italiana.
Chi avrà ancora il coraggio di giudicare gli immigrati dei nostri giorni?

4 Comments

  1. Falsi pacifisti. Falsi pacifisti. 18/08/2011

    Che articolo stupido , anzi un titolo stupido.

    Ogni anno emigrano piu meridionali che albanesi verso il nord

    Il primo razzista sei tu , falso pacifista , con un titolo del genere..!!!

    • Generazionezero Generazionezero 21/08/2011

      Non credo sia chiaro a nessuno quale sia il legame tra razzismo e pacifismo e soprattutto per quale motivo gli italiani non dovrebbero migrare verso il nord. Futuri commenti così inutili ed incomprensibili verranno censurati per non sprecare il tempo dei lettori.

  2. alessandro alessandro 23/08/2011

    Se avessi capito o letto meglio l’articolo non avresti commentato in questo modo. Infatti mi sono proposto di elencare i motivi per i quali coloro che emigrano non devono essere denigrati o riportati nelle loro terre di guerra e di fame. Anzi, dovrebbero essere aiutati e agevolati, in primis perchè sono persone e come tali devono essere trattate, in secundis perchè proprio noi (come scritto nell’articolo) siamo stati degli emigranti e abbiamo subito ingiustizie da animali.

  3. Pippo Pippo 23/08/2011

    Cambiano i tempi, si succedono le epoche ma l’italia resta feudale e provincialotta…e così crescono poteri politici autocratici ed autoreferenziali, si consolida la paura dello straniero, proliferano politiche sorde al rinnovamento.Senza rendersi conto – diversamente da TUTTI gli altri paesi europei – che l’immigrato non è una minaccia, ma una risorsa..

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