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“Casa e reddito per tutti”: manifestazione del 18 e 19 ottobre 2013

Venerdì 18 e sabato 19 si è svolta, a Roma, la manifestazione nazionale per il diritto alla casa e al reddito. Tra gli organizzatori di spicco, spuntavano i nomi di Rifondazione Comunista, i comitati NoTav, No Ponte, NoMuos, i Sindacati di base. Dall’interpretazione data dalla stampa mainstream, la manifestazione altro non sarebbe dovuto essere che un grosso  e pericoloso corteo NoTav, che avrebbe per certo messo a ferro e fuoco la Capitale, così da far risaltare il facile accostamento NoTav/manifestanti= black block. Ma la verità è invece stata un’altra. Sebbene sia indubbio che in una manifestazione a cui partecipano tra le 50.000 e le 70.000 persone, possano anche capitare attimi di tensione, come quello segnalato davanti la sede di Casapound, o il ritrovamento, in piazza della Croce Rossa, nei pressi della sede delle Ferrovie dello Stato, di una bomba carta, poi neutralizzata, la manifestazione di due giorni fa ha voluto gridare forte una cosa: i cittadini italiani sono esausti. Esausti per il prezzo dei carburanti, per le tasse, per la mancanza di lavoro, o di opportunità di uno studio di qualità. Questo corteo voleva essere un grido verso i poteri dello Stato contro l’austerità e le politiche antipopolari messe in atto dal Governo italiano e dall’Europa. Ma non sono stati i violenti a manifestare. In piazza erano presenti decine di migliaia di lavoratori, disoccupati, studenti e migranti; gente stanca di vedere la propria terra venire distrutta a favore di un’opera inutile e gente che non vuole che la propria terra sia trasformata in una gigante portaerei. La lotta, come già detto, si imponeva a favore del diritto alla casa e al reddito, ma anche e sopratutto, contro l’ultima legge di stabilità approvata dal Consiglio dei Ministri, contro la Tav, il Muos, le tasse e la mancanza di lavoro. Da segnalare anche la presenza, anche a causa degli ultimi avvenimenti, del movimento dei migranti e dei rifugiati.

Chi ci salverà?

Fatte queste premesse, visto il risultato delle ultime elezioni politiche e lo svolgersi delle recenti manifestazioni, questa compresa, è facile intuire una cosa: la lotta per i diritti in Italia, non è più assimilabile al vecchio apparato partitico-sindacale della sinistra. Non saranno certo il PD, nato già male all’epoca, o il Movimento 5 Stelle, tenuto a bada da un unico pastore, a incarnare i valori della difesa del più debole. Di certo, non saranno nemmeno i deboli partiti della sinistra extraparlamentare, almeno non con le percentuali da prefisso telefonico che hanno riportato alle ultime elezioni. Poi c’è la CGIL, ormai utile ai lavoratori come una forchetta nel brodo. E, allora, a chi l’arduo compito di risollevare le sorti di una sinistra in frantumi? Sicuramente, sebbene non si parli di formazioni partitiche, una posizione di tutto rispetto sull’argomento, è ricoperta dai comitati e dalle associazioni, vedi tra i maggiori, i già citati NoTav e NoMuos e dall’USB (Unione Sindacale di Base). Hanno anche fatto discutere, le voci della nascita di una solida formazione di sinistra radicale, modello Syriza, che si possa dire libera e alternativa al modello economico imposto dall’Europa e dagli Stati Uniti.

 

Sebastiano Cugnata

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