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Mafia e voto di scambio: sciolto il comune di Augusta

È con il DPR del 7 marzo 2013, che il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a termine di una seduta del Consiglio dei Ministri, ha dichiarato ufficialmente lo scioglimento del comune di Augusta (SR), in quanto, “sono emerse forme di ingerenza della criminalità organizzata che hanno esposto l’amministrazione a pressanti condizionamenti, compromettendo il buon andamento e l’imparzialità dell’attività comunale”. Il provvedimento è arrivato dopo la ratifica dei mandati d’arresto che hanno colpito, nei mesi precedenti, parecchi personaggi politici della zona, con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio, in occasione delle elezioni amministrative e regionali tenutesi tra il 2006 e il 2008. Ad essere accusati, oltre all’ex sindaco di Augusta Carrubba (Pd), che sarebbe legato alla famiglia dei Nardo da Lentini, l’ex consigliere regionale Nunzio Cappadona (Pid), l’ex consigliere comunale Carmelo Trovato (Mpa) e Pippo Sorbello (Udc), ex sindaco di Melilli eletto all’Ars.

Andiamo con ordine. E’ all’anno 2008 che la Direzione distrettuale antimafia della Procura Catania, ha fatto riferimento nell’avviare l’indagine che ha visto coinvolta l’amministrazione del comune di Augusta, anno nel quale si era insediato, per il suo secondo mandato, l’ex sindaco, Massimo Carrubba. Lo stesso, si sarebbe poi dimesso nell’agosto dello scorso anno, come disse, «per mettersi a completa disposizione del mio partito per portare avanti il mio impegno politico»; il che fece presagire una probabile sua candidatura alla presidenza della regione Sicilia, evento che successivamente non si verificò. Appare molto più razionale, l’ipotesi che l’ex primo cittadino avesse già intuito che “aria tirasse”, visto e considerato che, i fatti contestati fanno riferimento alle ultime amministrative (2008), anno nel quale l’ex primo cittadino vinse per meno di 300 voti sul contrapposto schieramento di centrodestra. Indagato anche Luigi Antonio Giunta, l’allora suo assessore agli Affari cimiteriali. Successivamente, a settembre, si è avuto l’insediamento di una commissione speciale guidata da Antonio La Mattina.

Ora anche da Roma si è avuta una risposta concreta alle vicende giudiziarie che hanno interessato la cittadina, risposta che ha portato allo scioglimento definitivo del comune, dato che, secondo lo Statuto siciliano, le dimissioni del sindaco, comportano solo la cessazione dell’attività della giunta, ma non del consiglio comunale, che rimane in carica fino a nuove elezioni (legge 15 settembre 1997, n. 35). A seguito del DPR, il consiglio comunale è sciolto per diciotto mesi, tempo durante il quale, l’amministrazione potrà essere “epurata” da qualsiasi potenziale forma di minaccia proveniente dagli ambienti malavitosi locali. Nel frattempo, i tre commissari che hanno sostituito il 15 marzo La Mattina devono anche far fronte ad un grave problema che affligge la città, stiamo parlando del buco di 42 milioni di euro.

 

Sebastiano Cugnata 

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