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Vaccinatevi, sì, ma al vostro turno.

È ufficialmente iniziata in varie parti del mondo la campagna vaccinale contro il Covid-19.
La speranza è che questo possa essere il capitolo finale di una storia che ci ha
letteralmente sfiancati, gettando alcuni di noi in pericolosi stati di psicosi.
Campioni del vaccino Pfizer-Biontech sono arrivati anche in Italia trascinando con se le inevitabili disquisizioni, pregnanti o meno, sull’efficacia del metodo preventivo.

I più scettici hanno sollevato dubbi circa il limitato arco di tempo in cui il vaccino è stato preparato, testato e approvato. In realtà questo anticipo sui tempi è la conseguenza di uno straordinario concerto tra centri di ricerca, università, governi, autorità sanitarie e probabilmente sarebbe stato un risultato irrealizzabile in circostanze meno estreme. A questi sforzi si somma anche uno snellimento delle pratiche burocratiche mai visto prima. Altri, i più creativi, hanno denunciato la folta messe di complotti internazionali dietro la campagna vaccinale, citando, insieme all’ormai abusato Gates, il redivivo Soros.
Comunque sia, con buona pace dei depositari delle più straordinarie verità dietrologiche, il vaccino in Italia è una realtà e sono iniziati nelle scorse settimane i primi cicli di somministrazione disposti, con la massima priorità, per personale medico, operatori socio-sanitari e anziani. Il 27 dicembre sono stati somministrate le prime dosi a quasi 10mila cittadini. Tra questi figura anche il Presidente della regione Campania Vincenzo De Luca che non è un medico, né un operatore socio-sanitario né un anziano a rischio.

Da ogni parte dello spettro ideologico dell’establishment, la decisione di De Luca è stata interpretata come un abuso di potere, uno spregio del senso civico e una violazione del protocollo indicato dallo stesso governo. Sono intervenuti tra gli altri il sindaco di Napoli De Magistris, Salvini, Fratoianni, Calderoli e Meloni la quale ha posto l’accento sulla palese violazione da parte del presidente delle direttive governative. La stessa sottosegretaria alla salute Sandra Zampa durante la trasmissione “Agorà”, in onda su Rai3 ha dichiarato: “…[De Luca] non ha rispettato i criteri indicati dal ministero della Salute. Non è la prima volta che non le rispetta, o ritiene che le indicazioni fornite da ministero e Governo non siano di suo gradimento”.


Decisamente fuori dal coro, invece, Donato Toma, presidente della regione Molise che ha lodato De Luca riconoscendo un valore simbolico nel suo gesto e ricordando che negli Stati Uniti il primo a vaccinarsi è stato Joe Biden, fresco vincitore delle elezioni presidenziali. Il paragone tra una delle cariche istituzionali più potenti al mondo e quella di una semplice amministrazione regionale sembra un po’ troppo sensazionale ma è pur vero che l’effettivo abuso di potere di De Luca non può essere ritenuto una furberia delinquenziale. È stato lo stesso presidente a dichiarare, tramite un post su Facebook con tanto di rendicontazione fotografica, di essersi vaccinato. Dunque, a meno che egli non sia caduto preda di quei deliri psicotici sopra menzionati, sarebbe difficile credere che il suo scopo fosse semplicemente quello di saltare la fila in virtù del proprio ruolo, se poi ha provveduto
personalmente a sbandierare quanto aveva fatto. De Luca probabilmente voleva fare di se stesso una pubblicità progresso per la campagna vaccinale in maniera, del resto, perfettamente coerente con il personaggio mai banale e dai perfetti tempi comici che abbiamo imparato a conoscere negli scorsi mesi.
Certo sarebbe bastato metterci la sola faccia nella campagna vaccinale, e non anche il braccio, ma questo non basta per accusare il presidente Campano di aver abusato del proprio ruolo a fini personali. Ha ragione il viceministro alla Salute Sileri quando sostiene di credere alla buona fede del presidente. “forse voleva dare l’esempio” – dice il viceministro – “ma anche il ‘forse’ non dovrebbe esserci e purtroppo fatto in questa maniera apre gli scenari che abbiamo visto discussi sulla stampa. Sicuramente, se fosse stato concertato con tutti gli altri presidenti di Regione, il gesto avrebbe avuto un valore diverso.”

Quello che De Luca dovrebbe sapere è che non sempre un bel gesto resta un bel gesto se compiuto da un’istituzione che ha dei limiti formali ben precisi. Dunque se non sembra essere il caso di invitarlo a riflettere sul proprio senso civico è senza dubbio il caso di invitarlo a riflettere sul proprio senso dell’opportunità.

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