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Archiviazione dei 50 indagati per la protesta contro la manifestazione di Forza Nuova

La Digos aveva denunciato gli esponenti di associazioni antimafia, della sinistra, dell’Anpi, giornalisti e attivisti di vari colori politici per la contestazione pacifica del 7 gennaio 2018.   

Ragusa, 11 novembre 2020 – Il Gip del Tribunale di Ragusa, Andrea Reale, ha disposto l’archiviazione del procedimento per le cinquanta persone accusate di aver organizzato una “contro-manifestazione”, non autorizzata, in occasione di un corteo di Forza Nuova, che si tenne il 7 gennaio 2018 a Ragusa.

Tra gli indagati della Digos figuravano Simone Lo Presti, neo presidente dell’associazione Generazione Zero, il presidente dell’Anpi, Gianni Battaglia, l’ex presidente del Tribunale di Ragusa, Michele Duchi, il segretario provinciale della CGIL, Peppe Scifo, e anche dei giornalisti.

Sul dispositivo si legge che “il fatto non sussiste” e che gli indagati esercitarono il “mero diritto alla libertà di manifestazione del pensiero, tutelato dall’art. 21 Cost” e che Gianni Battaglia aveva informato le forze dell’ordine in merito alla volontà di alcune persone di manifestare il proprio dissenso nei confronti del corteo.

Fin dalla sua fondazione l’associazione Generazione Zero ha portato avanti con impegno e orgoglio una lotta a qualunque forma di fascismo, avvalendosi di strumenti democratici e civili e confidando nella trasparenza e nel buon senso delle Istituzioni. Manifestare contro una qualunque espressione politica che si avvicini, anche di poco, a connotati di natura fascista è nell’anima di Generazione Zero e lo sarà per sempre. L’antifascismo è un valore che donne e uomini difendono con forza ogni giorno, marciando e denunciando.

Simone Lo Presti, che quel giorno stava documentando quanto stesse accadendo: “Ero certo che la magistratura avrebbe accertato che non avevamo commesso alcun reato: esiste una lunga tradizione costituzionale che difende ciò che abbiamo fatto. Risulta, invece, incredibile che quasi nessuno abbia preso posizione pubblicamente contro una vicenda grottesca e pericolosa, la cui matrice potrebbe giacere nel carrierismo, e non nello zelo eccessivo, di qualcuno”.

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