Press "Enter" to skip to content

Al via la Winter School sul Meditarraneo a Ragusa Ibla

Ieri è stata inagurata una settimana di studi sul Mediterraneo presso la SDS di Lingue e letterature straniere di Ragusa dove fino al 15 febbraio verrà ospitata una Winter School dal titolo “Mediterraneo: conoscenza e trasformazione”. L’iniziativa è stata organizzata in collaborazione con il Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università della Calabria, la Fondazione San Giovanni Battista di Ragusa, il Centro Mediterraneo G. La Pira e la Cooperativa sociale Fo.Co. Realtà che hanno costruito una rete di relazioni istituzionali con l’obiettivo di mettere a frutto un’incontro tra il mondo accademico e le professionalità presenti nel territorio ibleo, fornendo un’occasione di formazione rivolta non soltanto agli studenti, ma anche agli operatori del settore della mediazione culturale e dell’istruzione. Un tema che non è “soltanto un affare accademico, ma un incontro con gli attori del territorio che propongono una nuova consapevolezza e nuove idee” commenta il prof. Santo Burgio, presidente della SDS di Ragusa, nel suo discorso introduttivo. Aggiungendo anche come questa iniziativa comune non debba essere fine a se stessa ma possa avere un seguito più ampio e robusto.

L’intervento del prof. Francesco Raniolo, direttore del Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università della Calabria, ha poi evidenziato come il tema del Mediterraneo fornisca l’incipit per riflettere sul fatto che i fenomeni sociali odierni mettono in crisi le strette specializzazioni disciplinari. “In seguito alla rapida digitalizzazione, al crollo del muro di Berlino e alle crisi innescate dai processi di globalizzazione abbiamo bisogno di ‘nuovi occhiali’ per vedere la realtà sempre più caratterizzata da un’interdipendenza complessa” commenta il professore. Raniolo ha sottolineato come questo cambio di paradigma sia reso sempre più impellente dalle modificazioni delle relazioni gerarchiche, che investono il concetto di sovranità, dai canali multipli di queste relazioni, che non ha come attori soltanto gli stati sovrani ma anche entità transnazionali, e le risorse del potere effettivo, che non si può affidare più soltanto alla forza militare. Si registra, in generale, un cambiamento delle dinamiche sociali e una sempre maggiore rilevanza degli “imprenditori dell’identità” che rischiano di diventare dei veri e propri “imprenditori della paura”. Il riferimento a una necessaria prospettiva interdisciplinare è costantemente ribadita nel corso dell’intervento che si conclude con l’appello allo sforzo conoscitivo prodotto dalle scienze umane fondamentale per ridurre le ansie dell’uomo contemporaneo.

Renato Meli, presidente della Fondazione “San Giovanni Battista”, introduce il suo contributo attraverso la presentazione del proprio ente fortemente radicato nel territorio ragusano, soprattutto nella gestione degli SPRAR e nella formazione dei volontari del Servizio Civile Universale. “La Fondazione è un ente del terzo settore in cui si prova a sperimentare la solidarietà” dice il presidente Meli. Le migrazioni in arrivo sono un fenomeno col quale le sue attività sono in contatto per definizione, ma allo stesso tempo pone un problema che non sempre è in primo piano quando si parla di questi temi: le migrazioni in uscita. “La Sicilia è stata da sempre un luogo di accoglienza dal quale adesso giovani e padri di famiglia sono costretti a scappare” mettendo in luce un impoverimento senza precedenti del territorio per motivi lavorativi.

Giacomo Anastasi, presidente del Centro Mediterraneo “Giorgio La Pira”, conclude il giro di presentazioni riaprendo il tema della mobilità umana su cui si focalizzano le attività di formazione e di sensibilizzazione del Centro. “Le migrazioni in uscita hanno superato gli ingressi proprio lo scorso anno” afferma Anastasi “e questo ci dice tanto di come sia cambiata la realtà italiana: siamo stati un paese di emigrazione che improvvisamente si è trasformato in un paese di accoglienza”.
L’intervento di Anastasi fa riferimento anche alla necessaria collaborazione tra università, terzo settore e mondo dell’associazionismo. Un’esigenza di relazione reciproca li lega per vivere nella complessità non riducibile agli slogan degli odierni comunicatori. Infatti, non è trascurabile la necessità di calare la ricerca nella realtà delle cose attraverso percorsi condivisi con chi agisce nelle pratiche sociali, ma le pratiche devono sempre rinfrescarsi con la riflessione: “Uno dei pericoli più gravi della pratica è di scadere nella vuota riproposizione della routine” afferma Anastasi.

Un’iniziativa interessante che apre le porte dell’Università a diversi soggetti del territorio e che valorizza il Mediterraneo come categoria in grado di ribaltare i luoghi comuni di natura etno-centrica. I giovani siciliani sono chiamati a riflettere con una certa responsabilità su una questione in cui la Sicilia assume una prospettiva geo-politica e culturale di notevole rilevanza.

Massimo Occhipinti

Be First to Comment

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *