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Cernobyl, trent’anni dopo.

A trentatré anni dall’incidente nucleare più tragico della storia esce una miniserie TV targata HBO dal titolo: “Chernobyl”. Le cinque puntate prendono spunto da uno dei libri più letti sull’argomento, quello scritto da Svetlana Alexievich. “Preghiera per Chernobyl” è stato pubblicato per la prima volta nel 1997 in Russia, arriva tradotto nelle librerie italiane soltanto nel maggio del 2018.

Il testo racconta la tragicità degli eventi susseguiti allo scoppio del reattore della centrale nucleare situata nei pressi della cittadina di Pryp”jat’, in Ucraina. Una narrazione che si articola attraverso le testimonianze delle vittime di quell’incidente. Madri e mogli, padri e mariti si aprono alla scrittrice e raccontano i loro drammi famigliari. Ne esce fuori una descrizione viva, cruda e reale degli effetti dell’accaduto. Il libro si discosta dalla narrazione mainstream della spiegazione dell’incidente e delle sue cause, focalizzandosi, invece, sulle storie dei cittadini ucraini. Infatti, la scrittrice dichiara: “A interessarmi non era l’avvenimento in sé, vale a dire cosa era successo e per colpa di chi, bensì le impressioni, i sentimenti delle persone che hanno toccato con mano l’ignoto”.

Shot by Wendelin Jacober

 

Nonostante la premessa, attraverso le parole dei testimoni si viene a conoscenza delle falle burocratiche dell’ex Unione Sovietica e degli insabbiamenti commessi dai dirigenti russi per sminuire l’accaduto ed evitare una colpevolizzazione del Partito.
Ingegneri chimici, soldati e maestre si mettono a nudo. Il libro affronta il dramma dell’evacuazione, dei contadini che di punto in bianco devono lasciare la loro terra e le loro bestie, nonostante frutta e ortaggi  crescevano come sempre e avevano lo stesso colore. Non capivano il perché di tutto ciò, dato che la contaminazione, loro, non la percepivano. Alle storie di chi ha lavorato settimane e mesi per pulire i reattori e sono ancora vivi, si aggiungono quelle raccontate dalle vedove e dalle madri che hanno perso i loro figli e mariti prelevati di forza per andare a “bonificare” la centrale. Uomini e donne ligi al dovere e al Partito, considerati eroi dalla popolazione ma che sono morti per via della negligenza e codardia di una nomenklatura troppo orgogliosa per ammettere le sue colpe.
Un libro scritto in tre anni. Un lavoro lungo, paziente e faticoso che è valso alla Alexievich il Nobel per la letteratura nel 2015. Ad oltre trent’anni l’eredità di Cernobyl è ancora pesante.

Youssef Hassan Holgado

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