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Fuoriuscita di petrolio in Brasile: 2.500 Km di costa inquinati

Il Brasile è nel bel mezzo di un’emergenza ambientale causata da una fuoriuscita di olio greggio che ha inquinato più di 2500 Km di costa del nordest del paese. Il governo ha dichiarato che è il peggior disastro ambientale della storia del Brasile e che sono state contaminate circa 150 spiagge.

I pubblici ministeri, i politici e i gruppi ambientalisti affermano che l’inefficiente gestione della crisi da parte del governo brasiliano è stata particolarmente preoccupante. Cristina Grace, procuratrice dello Stato di Bahia, ha criticato la reazione del  governo affermando che “abbiamo ricevuto varie segnalazioni dalle città colpite dal petrolio e ci hanno detto che avevano bisogno di più aiuti per proteggere l’ecosistema. […] Abbiamo visto in alcune città i cittadini che pulivano le spiagge senza attrezzature e senza sapere come fare”.

Il Brasile ha un piano di emergenza ufficiale nel caso di fuoriuscite di petrolio, ma il governo l’ha attivato solo ad Ottobre, più di un mese dopo l’inizio dell’incidente. “Non sono sorpreso. Il paese ha un piano di emergenza, ma sembra che sia fondamentalmente solo un piano cartaceo” ha dichiarato Gerald Graham, esperto in materia di inquinamento petrolifero alla British Columbia.

Il ministro brasiliano, Bento Albuquerque, ha risposto a tutte le accuse mosse contro il Governo affermando che: “sono state utilizzate tutte le risorse disponibili per ripulire l’oceano dal petrolio”. Durante la fiera tecnologica internazionale a Rio de Janeiro (OTC Brasil 2019) Albuquerque ha aggiunto che “il petrolio che è stato trovato sulle spiagge del nordest non è di origine brasiliana, quindi non ha nulla a che fare con l’attività petrolifera e del gas in Brasile”. Durante la stessa conferenza il capo dell’Istituto brasiliano del petrolio, gas e biocarburanti  (IBP) ha dichiarato che le autorità hanno inviato campioni di petrolio nei laboratori per farlo analizzare e per aiutare a scoprire l’origine dell’inquinamento.

I pubblici ministeri di Rio de Janeiro hanno intentato una causa contro la compagnia petrolifera statale Petroleo Brasileiro SA (Petrobras) e la sua filiale di distribuzione Transpetro. La teoria, condivisa anche dal procuratore federale Igor Miranda, è che la fuoriuscita del petrolio possa essere avvenuta durante un trasferimento nave-nave, una manovra in cui il petrolio viene trasferito tra le navi tramite tubi ad alta pressione. Petrobras e Transpetro hanno dichiarato di non essere stati formalmente accusati aggiungendo che il rispetto per l’ambiente è un loro valore aziendale e in caso “si verificano fuoriuscite vengono applicate tutte le risorse disponibili per mitigare i possibili impatti ambientali”.

Dopo varie indagini il governo Brasiliano ha accusato una nave greca (Bouboulina), di proprietà della Delta Tankers Ltd, di essere responsabile della fuoriuscita di petrolio nelle acqua brasiliane. I dati oceanografici e di geolocalizzazione presenti nel documento della polizia dimostrano come la nave greca, che trasportava petrolio venezuelano, era l’unica a navigare vicino all’origine della fuoriuscita tra il 28 e il 29 luglio. Il direttore della nave dichiara che non ci sono prove a sostegno di una tale accusa e la Delta Tankers Ltd ha reso disponibili i nastri delle telecamere e dei sensori della petroliera in cui si può notare che la nave cisterna non ha condotto nessun tipo di operazione nave-nave e non ha avuto nessun tipo di problema durante il viaggio dal Venezuela a Melaka, in Messico.

Il 4 novembre  è stato dichiarato che il petrolio ha raggiunto il parco nazionale di Abrolhos, un’area marittima nello Stato di Bahia considerato il santuario delle balene Jubarte. Si stima che finora lungo le coste contaminate siano state raccolte più di 4 mila tonnellate di greggio. Il presidente Bolsonaro ha dichiarato che il governo sta impiegando tutte le sue risorse per limitare i danni e che il Brasile sta seguendo i protocolli standard nell’affrontare questa crisi ambientale. Il problema è che questo tipo di olio greggio non galleggia come la maggior parte delle chiazze di petrolio, i funzionari hanno affermato che i metodi tradizionali per individuarlo e allontanarlo dalla costa sono stati inefficienti.

La marina militare brasiliana e l’Agenzia per la tutela dell’ambiente (IBAMA) hanno avviato una grande campagna di bonifica, ma poiché la fonte della fuoriuscita non è ancora stata trovata, gli sforzi di recupero sono lenti. Questo provoca un aumento dei danni ambientali che rappresentano un rischio per coloro che vivono lungo la costa. Trattandosi di zone turistiche il Brasile dovrà affrontare le future perdite economiche che si aggraveranno con la limitazione della pesca e del commercio di prodotti ittici.

Un sondaggio condotto su tre barriere coralline dall’Università Federale di Bahia ha trovato petrolio negli apparati digerenti o respiratori di tutti i 38 animali marini raccolti. Il ministro del turismo brasiliano, Marcelo Alvaro Antonio, ha rifiutato di rilasciare un commento sui potenziali rischi per la salute derivanti dal consumo di pesce, affermando che le analisi sulla fauna marina devono ancora essere concluse. Se il governo brasiliano decidesse di vietare la pesca il paese andrebbe incontro a perdite insostenibili, ma in assenza di divieto i consumatori saranno esposti a sostanze tossiche.

Il governo federale ha firmato un decreto per fornire a 60.000 pescatori uno stipendio mensile, pari al salario minimo (all’incirca 240€), a partire da novembre.“Ci sono un totale di 130.000 pescatori e molti di loro non saranno aiutati. Speriamo in una risposta più equanime” ha affermato Lucas Costa, segretario dello stato di Bahia per l’agricoltura, l’allevamento e la pesca.

Givaldo Batista, Presidente della colonia di pescatori Conde a nord di Salvador, ha dichiarato di avere tre figli da nutrire e nonostante abbia saputo della contaminazione dei pesci non ha altra scelta che mangiarli, “l’unica altro opzione è morire di fame”, affermando: “nessuno ci da una mano, l’unico aiuto qui viene solo da Dio”.

Erica Minchillo

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