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Juan Pablo Escobar “Ciò che mio padre non mi ha raccontato”

Juan Pablo Escobar conosciuto anche come Sebastian Marroquin, nasce nel 1977 a Medellin (Colombia). Il suo cognome rievoca alla mente tragedie, terrore e morte. Juan Pablo è il figlio di Pablo Emilio Escobar Gaviria, il più grande narcotrafficante del Sudamerica che sia mai esistito. Il “Cartel de Medellin” a cui faceva capo gli ha procurato fama, ricchezza, potere e anche la morte. Si dice fosse il mandante di oltre 4000 omicidi, la maggior parte dei quali commessi durante il biennio stragista (1989-1991), durante il quale Escobar ha cercato di destabilizzare il governo e il Paese attraverso attentati, rapimenti e uccisioni. Disponeva quasi di un esercito a sua disposizione, grazie anche alle alleanze con alcuni gruppi paramilitari colombiani. Nonostante fosse stato l’uomo più ricercato della Colombia, ha basato gran parte del suo potere sulla corruzione dei servizi segreti e della polizia, data l’enorme quantità di denaro a sua disposizione. Alla fine degli anni Ottanta, il cartello di Medellin gestiva l’80% del mercato globale della droga e il patrimonio di Pablo Escobar, secondo alcuni dati, ammontava a oltre 30 miliardi di dollari. La sua storia è stata raccontata recentemente dalla serie “Narcos” prodotta da Netflix, che ha riscosso enorme successo tra i giovani. Dopo la sua morte, suo figlio Juan Pablo ha vissuto una nuova vita. Si è trovato costretto a negoziare una pace difficile e “sofferta” con il “Cartel de Calì” che insieme a quello di Medellin si spartiva il commercio di droga in Colombia e quasi la totalità di quella mondiale. Ha cambiato identità (Sebastian Marroquin) e ora vive in Argentina, dove è diventato un architetto e scrittore. A fine 2016 è uscito il suo ultimo scritto “Pablo Escobar, ciò che mio padre non mi ha raccontato”, dunque abbiamo colto l’occasione per fargli qualche domanda. 

Il suo nuovo libro s’intitola: “Pablo Escobar, ciò che mio padre non mi ha raccontato”. Ci parli un po’ di questo testo: cosa le ha tenuto nascosto suo padre, e secondo lei perché?
Il libro racconta delle reti di corruzione esistite tra mio padre, la CIA e la DEA (Drug Enforcement administration, un’agenzia federale antidroga statunitense, ndr.) che lo resero molto potente economicamente e militarmente. Inoltre rivela anche le opinioni personali dei peggiori nemici di mio padre, che ho intervistato affinché mi raccontassero cosa fu per loro Pablo Escobar. Il libro è il risultato di una indagine profonda sulle varie alleanze di mio padre con il “potere di turno”. Con la morte di mio padre sono morti anche molti suoi segreti, i quali oggigiorno ci sono sconosciuti.

Dopo la morte di suo padre, lei e la sua famiglia avete cercato di cambiare completamente vita. Lei ora è scrittore e architetto ed ha anche una nuova famiglia. Nonostante le sue dichiarazioni di condanna sulle azioni di suo padre, sente ancora che le persone abbiano un pregiudizio nei suoi confronti?
Credo che le persone sono capaci di distinguere perfettamente tra l’amore incondizionato che sento per mio padre, e la mia capacità di riconoscere i suoi atti criminali. Sono un uomo di Pace e come tale mi rispettano perché non sono una minaccia per nessuno. Ho appreso le lezioni di una violenza che non voglio ripetere.

Il suo primo libro ha venduto tantissime copie, secondo lei perché le persone sono affascinate e interessate alla storia di suo padre?
Netflix ha investito molti soldi per fare pubblicità a mio padre. A loro dobbiamo gran parte della questione, e il resto a Caracol Tv. Entrambe le case produttrici hanno tentato di usare la storia di mio padre per coprire i loro peccati e le loro responsabilità. Hanno lasciato un messaggio confuso ai giovani, i quali, in mio giudizio, vengono incitati a diventare dei “narcos”.

Cosa racconterà a suo figlio di suo nonno?
Assolutamente tutta la verità. Se mento sui fatti compiuti da suo nonno corro il rischio che non sia ben informato e non voglio che si ripeta una storia che può essere evitata perfettamente.

La serie TV “Narcos”, come lei sa, ha avuto un grande successo, anche se da lei è stata aspramente criticata, perché risulta avere molte incongruenze con la realtà dei fatti. Inoltre, serie tv come questa, rischiano di portare messaggi negativi agli adolescenti che le vedono, dato che c’è sempre una santificazione o idealizzazione dei criminali. Cosa si sente di dire a chi segue appassionatamente la serie?
Gli dico di leggere il mio ultimo libro e di vedere con i loro occhi le 28 menzogne pubblicate, come se fossero verità assolute, da Netflix. Che siano critici e di non credere a tutto quello che vende la tv.

Qua in Italia si sta dibattendo molto sulla legalizzazione delle droghe leggere. Che rapporto ha avuto con le droghe? E secondo lei, una legalizzazione di sostanze come la marijuana può portare a neutralizzare gran parte della micro-criminalità organizzata?
Sono cento anni che ininterrottamente la proibizione si sta dimostrando la massima causa della violenza, della guerra fratricida e della grande corruzione che favorisce il commercio delle cosiddette droghe illecite. Proibire, è un gran commercio che lascia enormi fortune e guadagni nei Paesi consumatori, in cambio di incessanti fiumi di sangue e “caos” in America latina. È arrivato il momento di rivedere tutte le politiche in materia. Bisogna dichiarare “pace” alle droghe, educarci e prepararci a vivere con questa realtà. Il commercio di droga continuerà ad esistere e grazie al proibizionismo sta diventando sempre più forte. Nessuno lascerà perdere i soldi e i profitti derivanti dalla droga. La domanda è: vogliamo lasciare questo enorme commercio nelle mani dei criminali, attraverso il proibizionismo, oppure che lo Stato controlli e regolarizzi queste sostanze, invertendo gli infiniti guadagni in prevenzione ed educazione?

In una sua intervista, lei afferma che suo padre aveva copiato da Totò Riina, il noto capo dei capi di “Cosa Nostra”, le modalità delle stragi. Ci racconti cosa pensava suo padre della Mafia italiana e se ha mai avuto una qualche sorta di relazione con essa?
L’unica relazione che c’è si trova nella copia dei metodi violenti utilizzati, per sottomettere lo Stato alla volontà di un solo mafioso. Mio padre seguiva le notizie sulla mafia italiana. Deduco che da queste notizie abbia appreso molto del suo modus operandi.

Ci racconti un ricordo più nitido e bello che ha di suo padre. E quello più brutto?
Il miglior ricordo: il suo amore di padre. Il peggiore: la violenza.

Gracias e un abrazo de Paz. Saludos!

                                                                                                                                                                                                                Intervista di Youssef Hassan Holgado

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