Il prossimo 16 marzo a Vittoria (RG) Generazione Zero, CGIL e Libera presenteranno il libro di Lorenzo Baldo “La mafia ordina -Suicidate Attilio Manca”. Baldo, giornalista pubblicista e vicedirettore di “Antimafia Duemila”, narra la storia di Attilio Manca, urologo deceduto tredici anni fa. Il suo corpo venne ritrovato seminudo sul letto. A causare la morte, secondo l’autopsia, un mix letale di droghe. Eppure Attilio era un ragazzo felice, un professionista, l’unico in grado di operare per via laparoscopica e, dunque, non aveva nessun motivo per suicidarsi. Le dichiarazioni di diversi pentiti e la presenza di troppe coincidenze e stranezze fanno pensare che Bernardo Provenzano fu curato da Attilio. Dopo tredici anni di omertà e vergogna, è stata aperta un’inchiesta per omicidio di matrice mafiosa. Noi di Generazione Zero abbiamo parlato con la madre, Angela Manca, guerriera inarrestabile, che ha lottato e lotta tuttora per far luce sulla morte di suo figlio.
Il 16 marzo, a Vittoria (RG), verrà presentato il libro di Lorenzo Baldo dal titolo “la mafia ordina SUICIDATE ATTILIO MANCA”. A parer mio e, suppongo, di chiunque, questa tipologia di eventi è fondamentale, sia per combattere l’isolamento mediatico che ha subito la storia di suo figlio, ma anche per fare informazione vera e propria. Ecco: come descriverebbe la storia di suo figlio a coloro i quali non sono informati sulla questione?
Se devo illustrare in poche parole la storia di mio figlio dico: un omicidio di Stato, fatto per mano della mafia. Come dicono i nostri legali Repici e Ingroia, fu compiuto per proteggere non la latitanza di Provenzano, ma le persone che stavano attorno a lui, la rete di protezione che c’era dietro, per questo Attilio è stato ucciso. Attilio, come sai, era un urologo e secondo me ha partecipato all’intervento di Bernardo Provenzano, lo ha assistito durante le sue cure, prima e dopo l’intervento. Evidentemente Provenzano aveva bisogno di un urologo. Nessuna delle istituzioni o degli organi preposti ad indagare su mio figlio ha mai cercato chi era questo urologo, ed è Attilio. Ecco, così io descriverei, in generale.
All’interno della vicenda ci sono “diverse inquietanti coincidenze”, se vogliamo così chiamarle. Ad esempio, suo figlio era mancino.
Guarda, all’interno della storia di mio figlio, a parte il fatto che hanno sbagliato braccio, perché mio figlio era mancino e gli hanno fatto quelle due punture [si riferisce ai segni delle due iniezioni tramite siringa, ndr] nel braccio sbagliato, ci sono stati tanti di quei depistaggi, di quelle insabbiature, che è veramente da rabbrividire, vergognoso. Un medico legale, che falsifica un’autopsia che attesta che mio figlio è morto per suicidio, per overdose. La procura di Roma, adesso, ha aperto un’indagine per omicidio, quindi, finalmente, dopo tredici anni, dà ragione a noi, dice che Attilio è stato ucciso, è una cosa che salta agli occhi a tutti. Poi il capo della squadra mobile Gava, l’ispettore Gava, che produce un documento falso, dove praticamente attesta che Attilio era presente in ospedale nei giorni in cui Provenzano è stato operato a Marsiglia, ed invece risulta assente, come poi ha dimostrato la trasmissione “Chi l’ha visto”, che ha esaminato le presenze nell’ospedale. Le telefonate sparite dai tabulati. L’ultima telefonata di mio figlio, quella è la cosa che mi ha fatto arrabbiare, mi ha fatto un male da morire: mio figlio mi telefona la mattina, la sera viene ucciso e l’indomani mi dicono che io non mi ricordo la telefonata che mi ha fatto. Le telefonate sparite dai tabulati, che, mi hanno detto: “solo i servizi segreti possono farle sparire”. Ecco, se viene esaminata a fondo la storia di Attilio, saltano fuori tante di quelle cose che veramente fanno accapponare la pelle, dici: “ma veramente questo lo vogliono far passare per un suicidio?
Addirittura Giorgio Napolitano, allora Presidente della Repubblica, si interessò alla vicenda di suo figlio. Io mi chiedo: perché il Presidente della Repubblica si è interessato del suicidio di un tossicodipendente?
Guarda, io ho saputo di questo interessamento di Napolitano quando, durante quella vergognosa conferenza stampa di Petroselli e l’altro, non ricordo il nome in questo momento, nella quale hanno detto per la prima volta che Napolitano aveva fatto telefonare dal suo gabinetto di segreteria, per avere notizie di Attilio. Io sono saltata dalla sedia, dico: ma come mai, come è possibile che un Presidente della Repubblica si occupi e si interessi della morte di una persona morta per droga? Non credo che sia una cosa naturale e normale, da qui si vede che ci sono coperture grosse a livello istituzionale.
Mio figlio non si drogava, era una persona perbene, non aveva mai fatto uso di droghe e poi, un ragazzo, un medico, di quel livello a cui era mio figlio, che operava il tumore alla prostata per via laparoscopica e ci vuole una precisione millimetrica poiché si opera sui capillari, io penso che una persona drogata, soprattutto un eroinomane, non avrebbe mai potuto farlo, mai, assolutamente. Anche loro dovrebbero riflettere per un attimo e dire: ma che cosa stiamo inventando, su che cosa abbiamo costruito questa tesi del suicidio?
Difatti è una ricostruzione molto grossolana, ci sono diverse falle, e forse, finalmente, dopo tredici anni, sono venute fuori, tanto che si è deciso di riaprire la nuova inchiesta.
Guarda, si è aperta un’indagine per omicidio, ma non perché a Roma avessero la volontà di aprire quest’indagine. Ci sono stati diversi pentiti, ormai i pentiti sono tantissimi. Perché a cominciare da Pastoia, che ha parlato di un urologo che ha visitato Provenzano nel suo rifugio. Poi ci sono state le dichiarazioni di Lo Verso, che ha parlato di una statuina regalatagli da Provenzano, che potrebbe far luce su mio figlio. Poi ci sono state le dichiarazioni di Setola che ha affermato che Attilio è stato ucciso e dopo due giorni ha ritrattato, perché ha detto che aveva paura, era stato minacciato. Ci sono state le dichiarazioni di D’Amico, che ha detto che Attilio è stato ammazzato e che dietro la sua morte ci sono i servizi segreti e che il mandante è l’Avv. Rosario Pio Cattafi di Barcellona. E per ultimo ci sono state le dichiarazioni di Campo, che ha parlato con il nostro legale Antonio Ingroia e ha rilasciato delle dichiarazioni agghiaccianti, nelle quali dice che a partecipare al delitto di Attilio, è stato anche il cugino, Ugo Manca, insieme a Carmelo De Pasquale, che è un mafioso che è stato ucciso anni fa e altri dei quali lui non ricordava il nome. Ecco, a questo punto, la procura di Roma, io penso, non ha potuto più fare a meno dire: Attilio Manca è stato ucciso, apriamo l’indagine, anche se l’ha fatto contro ignoti. Questo non mi lascia tranquilla, perché potrebbero anche chiuderla come omicidio da parte di ignoti.
Signora Angela, dopo tredici anni, si è sempre dimostrata combattiva e mai vinta. Quando ha sentito il vostro legale, Antonio Ingroia, affermare che sarebbe stata aperta un’inchiesta per omicidio di matrice mafiosa, come ha reagito?
Per me è stata una liberazione, nel senso che, finalmente, quel marchio di drogato, che avevano messo sul cadavere di mio figlio, siamo riusciti a toglierlo. Per noi, dopo tredici anni, è stata una conquista, anche se la verità ancora è lontana, lo so, però, già poter dire: mio figlio è stato ucciso.
E allora, ce lo dica: lei ha ancora fiducia nelle istituzioni?
Guarda, io ho conosciuto magistrati veramente onesti, di grande spessore umano e anche investigativo. Ho avuto modo, purtroppo, nel mio cammino di incontrare anche magistrati disonesti, che insabbiano, che non stanno dalla parte della verità, oppure che sono vigliacchi e preferiscono non indagare. Però io ho fiducia, sia nella magistratura onesta, sia nella politica onesta. Anche nella politica abbiamo dei politici onesti, che sono stati accanto a noi e degli altri che hanno fatto finta di nulla. Noi dobbiamo sperare nella parte sana, perché la parte sana, sia della società che delle istituzioni, è la maggioranza.
Potremmo dire anche che c’è un forte isolamento mediatico nei confronti di chi lotta, di chi è anti-omertoso, di chi si rende conto dell’ingiustizia totale che sta vivendo suo figlio, e come lui tutte le vittime di omicidi di stato.
Sì. Guarda, se tu noti, quando si tratta di fare gossip, se si tratta di parlare di un omicidio passionale o per gelosia, tutti i giornali, i telegiornali, i programmi di intrattenimento ne parlano. Nell’attimo in cui si tratta di un omicidio di mafia, c’è il silenzio assordante. Tu, per esempio, hai visto mai un telegiornale, un giornale nazionale che abbiano parlato dell’omicidio di Agostino [si riferisce ad Antonino “Nino” Agostino, ex agente di Polizia della questura di Palermo, ammazzato da due sicari il 5 Agosto 1989 ndr]? [Il padre di ndr] Agostino ha conosciuto l’uccisore di suo figlio, “Faccia da mostro”. Eppure nessun telegiornale, nessun giornale ne ha parlato, doveva essere una notizia clamorosa, invece, quando si tratta di mafia, purtroppo, viene tutto oscurato perché il potere non vuole che si parli di mafia.
Intervista di Lorenzo Candido
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