Perugia è una bellissima città universitaria, il cui centro pulsa di storia e architettura. Dalla sommità di questo centro urbano è possibile scorgere tutta la bellezza dell’Umbria, un paesaggio incantevole e un vero piacere per gli occhi, come si soleva dire in un’altra epoca. Qui, come ogni anno, si è svolta l’ottava edizione del Festival Internazionale del Giornalismo (dal 30 aprile al 4 maggio), il cui programma era una vera a propria agenda fitta di appuntamenti tra presentazioni, panel discussion, workshop, convegni e quant’altro.
Come accade di solito in questi eventi, c’è molta carne al fuoco e ognuno è costretto a stilare un personalissimo programma da consultare la sera prima di ogni giornata, come quando a scuola si controllava l’orario delle lezioni sul diario. Si è parlato veramente di tutto in questo festival. Il futuro del giornalismo, la precarietà a cui molti giornalisti sembrano essere destinati, il giornalismo digitale, i modi e le tecniche per condurre le inchieste, le storie, i racconti, le passioni e i ricordi.
Le immagini della corruzione
Tra i temi che hanno costituito il festival di quest’anno, spiccano sicuramente quelli legati alla corruzione, alle mafie e, più precisamente, alle vicende legate alla Terra dei Fuochi.
Il giornalista Gian Antonio Stella e don Luigi Ciotti sono stati i protagonisti di un incontro sulla corruzione in Italia, la sera del 30 aprile. Sul palco, i due, hanno discusso davanti alla platea riguardo alle vicende più sporche che hanno caratterizzato la storia del Belpaese, dalla sua unificazione fino alla Terra dei Fuochi. Decenni di scandali, di tangenti, di reati e tanta immondizia. Dallo scandalo della Banca Romana fino a Tangentopoli, l’Italia si è resa protagonista di veri e propri misfatti, proiettati sul maxi schermo all’interno della sala in cui è avvenuto l’incontro. Una collezione di immagini che, diapositiva dopo diapositiva, hanno inquadrato amaramente passato e presente dell’Italia. Le foto che, forse, hanno colpito di più sono quelle relative al “nostro” periodo, al nostro tempo. D’altronde è una realtà che si tocca con le mani e non qualcosa che leggiamo sui libri di storia.
Sono le immagini della spazzatura, dei roghi, dei bambini per strada come se fossimo in un paese africano martoriato dalla guerra. Una cartolina raccapricciante direttamente dall’Italia. È la Terra dei Fuochi. Stella, da giornalista qual è, ha commentato e illustrato, con sgomento e, laddove poteva, con triste ironia. Don Ciotti, invece, ha parlato di comunità, di partecipazione e di azione, volta alla reazione, di fronte a questo “spettacolo” nostrano. L’impegno a lottare ancora una volta. Un discorso che sentiamo da tempo e che ci auguriamo provochi sempre un certo effetto a chi lo ascolta.
Curioso è stato il contributo dedicato alla figura di Antonio Di Pietro, magistrato integerrimo ai tempi di Mani pulite, e considerato, durante quella stagione politica e sociale, una sorta di santo, un Cristo in terra. Decine di foto, ritagli di articoli e titoloni da prima pagina sono stati proiettati nella sala, tanto da far stupire la platea per la grande celebrazione che, nei primi anni ’90, ha praticamente glorificato Di Pietro. Lo stesso Berlusconi aveva espresso pareri entusiastici nei confronti del giudice/eroe. Bestemmie, viene da pensare. Sono bastati pochi anni e tutto è svanito, gloria e santità. Una storia tipicamente italiana.
Terra dei Fuochi: appalti e dubbi
La Terra dei Fuochi è una realtà drammatica dello Stivale: così si chiude l’incontro col duo Ciotti/Stella. E così si apre, due giorni dopo, l’incontro col Ministro della Giustizia Andrea Orlando. Nella piovosa Perugia questo incontro segna una tappa decisiva sulle ultime mosse dello Stato nei confronti della situazione campana. I giornalisti Giuseppe Manzo, direttore de Nel Paese, e Amalia De Simone, videoreporter di Corriere.it, assieme al giornalista Marco Demarco, fondatore nel 2004 dell’Osservatorio sulla camorra, la giornalista Francesca Ghidini, moderatrice dell’evento, il giornalista di Libero Filippo Facci e il magistrato Raffaello Magi, hanno completato il tavolo dei relatori. Naturalmente il destinatario per eccellenza degli interventi era lo Stato. Manzo e De Simone hanno raccontato come la camorra sia parte di un quadro economico che ha messo in ginocchio la regione Campania. Una sorta di doppio gioco: non solo la criminalità organizzata ottiene i soldi per sotterrare i rifiuti, ma ne riceve tanti altri anche per bonificare le aree.
Lo smaltimento dei rifiuti è, in pratica, affidato a camorra e colletti bianchi, poiché solo un binomio del genere può garantire una delinquenza di questo livello. Tante le aziende coinvolte, così come i comuni.
Orlando ha quindi posto l’accento sulla costituzione di un fondo statale per uno screening ambientale approfondito da fare sul territorio. Un decreto che, per il Ministro, è l’espressione di una voglia e di una ambizione, da parte dello Stato, di scoprire che cosa c’è nella Terra dei Fuochi, tramite una mappatura di acque e terreni. Questa mappatura servirebbe a fare una chiara e netta distinzione tra terre contaminate e terre non contaminate. La riforma dei reati ambientali è, ad ogni modo, ancora in Senato.
La camorra, proseguono i giornalisti intervenuti, mette in piedi delle ditte per ottenere gli appalti per le bonifiche e sono davvero tantissimi i dubbi che sorgono in merito a certe vicende, come nel caso della discarica ex Resit di Giugliano, in provincia di Napoli (per approfondire cliccare qui). Le ditte che hanno partecipato alle gare d’appalto per la bonifica di questa area avrebbero avuto, secondo la De Simone, qualche guaio con la giustizia, chi più chi meno. Insomma, un bel guazzabuglio.
Tutto questo rientra in un quadro ben più ampio che la magistratura, rappresentata in questa sede dal magistrato Magi, ha contribuito a rendere il più chiaro possibile, attraverso alcune operazione anti camorra che hanno portato alla luce del sole gli affari della malavita campana. Parliamo del celebre processo Spartacus, durato dal 1998 al 2010.
Adesso si riparte dalle parole e dai segnali di questo nuovo governo. Il fuoco, intanto, divampa.
Attilio Occhipinti
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