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Giacomo: “Non ho intenzione di tornare in Italia, se non per l’estate”

A Londra c’era andato pure Mike Renton, il protagonista di Trainspotting. Lui, alla fine, s’era messo a fare l’agente immobiliare, così, per dare una svolta alla situazione. Aveva scelto la vita, insomma.
“A Londra siamo troppi gli Italiani. Sette persone che ho conosciuto in questi mesi sono di Ragusa. In percentuale, poi, i ragusani siamo tantissimi”.
Giacomo ha 24 anni, lo scorso giugno è volato nella capitale inglese, lasciando la sua città, Ragusa.

Ricorsi

Una storia come tante, non è certo la prima che sentiamo. Londra, d’altronde, è una meta molto italiana, si potrebbe dire scontata. All’ombra del Big Ben, gente di ogni dove, da tutte le parti del mondo, inizia una nuova vita, servendo ai tavoli, miscelando alcolici, studiando l’inglese, facendo ricerca universitaria. Tutto. Il sogno inglese. Un multiculturalismo, quello londinese, che non conosce limiti.1266218_10201165661857760_360973968_o
Ciò che alla fine resta di tutte queste storie, le quali apparentemente sembrano somigliarsi, non è tanto il racconto in sé e, sinceramente, neanche il motivo che spinge a comprare un biglietto di sola andata. Ciò che resta è ciò che ancora deve avvenire. Che cosa c’è dopo? Il rientro in patria è previsto? Quali sono le prospettive? Tutto sommato, siamo qui a raccontare una storia, quella di Giacomo.
Londra, effettivamente, non è importante, perché la destinazione cambia formalmente i caratteri di una scelta, specialmente quando la scelta, quella di partire, è obbligata. Siamo qui a raccontare una storia e, nella logica della narratività, se sostituiamo Londra, con un’altra città e Giacomo, con un altro ragazzo, poco importa. Di generazione in fuga, parliamo. Di promesse che stanno a zero, discutiamo.
“Attualmente faccio il barista. A Ragusa lavoravo e non venivo pagato…Mi sono rotto e ho deciso di andare via, giusto il tempo di mettere i soldi di lato e l’ho fatto. Qui devo dire che mi sento totalmente indipendente”. Così, molto francamente, Giacomo ci dice che non c’ha pensato su due volte. Giusto il tempo di raccogliere i soldi per il biglietto. La stranezza, poi, risiede in questo, nel fatto cioè che Giacomo sia andato via per fare un mestiere che anche nella sua città poteva fare. E’ qui che risiede il punto di domanda, alla luce del fatto, soprattutto, che nessuno decide di lasciare tutto e tutti se non è spinto da una vera necessità.
Una realtà che non ha nulla di nuovo e che si ripete sempre. Del resto, chissà quante volte ci capita di parlare con amici o amiche che stanno chissà dove, lontano da noi. La banalità di questa espressione è dietro l’angolo, lo sappiamo. Non stiamo di certo scoprendo l’acqua calda, ma non meravigliarci più per un’informazione sulla bacheca di facebook che recita “vive a Londra”, rientra in un circolo vizioso della nostra coscienza, come se, dopo un po’, andare all’estero sia una cosa normale, dovuta, tappa obbligatoria di un percorso in salita.
Parliamo di sopravvivenza allora, in un Paese che per mezzi e storia non dovrebbe metterci alla porta, così a buon mercato. Eppure sono migliaia gli italiani emigrati all’estero negli ultimi anni, per i motivi più disparati. Un esodo che vede protagonista anche la Sicilia, come accadeva all’alba del secolo scorso.
La tendenza diventa allora forzata. L’opportunità cambia forma e diventa necessità.
“Trovate il coraggio e andatevene. Mal che vada rimane l’esperienza. Io, forse, cambio paese ma non ho intenzione di tornare in Italia, se non per l’estate”. Ma l’estate è ancora lontana.

Attilio Occhipinti

 

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