Non sono state solamente le proteste di piazza Tahrir ad infiammare gli equilibri politici mondiali.
Da diverse settimane a questa parte, anche nei maggiori centri della Bulgaria, specie nella capitale Sofia, i cittadini sono scesi in piazza per manifestare il proprio dissenso nei confronti di una classe politica accusata di essere oligarchica e corrotta.
Come in Italia
Non sono bastate le elezioni del Maggio scorso a riportare la normalità nel Paese balcanico, anzi, l’esito delle votazioni, che ricorda quasi il risultato delle ultime politiche italiane, ha portato ad una situazione di stallo tra il centro-destra dell’ex Premier Borisov e i socialisti, conclusa con la creazione dell’ennesimo “governo tecnico” all’interno del perimetro europeo e l’affidamento del mandato di Primo Ministro, da parte del Presidente Plevneliev, a Oresharski, esponente del partito socialista.
I motivi della rivolta
Iniziata diversi mesi fa con esemplari manifestazioni di violenza, da ricordare i numerosi suicidi dimostrativi avvenuti all’inizio dell’anno, la protesta è nata con lo scopo di contestare le scelte politiche del precedente governo conservatore. In seguito alle dimissioni dell’ex Primo Ministro Borisov e alle successive elezioni, terminate, come abbiamo già detto, in un nulla di fatto, la rabbia cittadina è nuovamente esplosa.
Ad aumentare la tensione e il clima d’odio nei confronti della classe politica hanno contribuito due episodi in particolare: il primo avvenuto nel corso delle elezioni, con il ritrovamento di circa 300mila schede elettorali false in casa di un esponente del partito di centro-destra; il secondo, che ha colpito ancora più del primo, con la nomina a capo dell’Agenzia di Stato per la Sicurezza Nazionale (DANS) di Deylan Peevski, ricco e giovane magnate dell’editoria, dai trascorsi non esattamente limpidi. Stavolta, però, alla rivolta è mancato l’impeto violento che l’aveva caratterizzata nella prima fase di inizio anno. E, probabilmente, proprio questo fattore, la mancanza di scontri con le forze dell’ordine e di spargimento di sangue, ha contribuito a mantenere la protesta lontana dalle telecamere, a differenza di ciò che è avvenuto in Turchia, in Brasile o in Egitto.
Il malcontento generalizzato non deriva soltanto dalla cronaca politica. I motivi delle proteste vanno, infatti, ricercati nell’ambito economico. Nel 2007 la Bulgaria è entrata, non senza difficoltà, all’interno dell’Unione Europea, ma, a distanza di sei anni dall’ingresso, l’incremento economico sperato non è avvenuto, tant’è che i dati testimoniano come il Paese sia rimasto tra i più poveri dell’Unione.
Giuseppe Cugnata
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