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Keystone XL – Lobby VS Ambiente

Un gasdotto immenso

Uno dei problemi principali che sta a cuore della maggior parte dei paesi progrediti è quello che riguarda la produzione di ricchezza, lo sfruttamento di energia (per il 99,9% non rinnovabile) e la conseguente creazione di capitale economico. Quanto questi processi possano deleteriamente influire sull’ambiente o sulle stesse persone che vivono in una determinata landa del mondo, poco importa. Il caso in questione riguarda la creazione di uno tra i progetti di trasporto di petrolio e bitume più grande al mondo: il sistema Keystone Pipeline. Già attivo in alcune parti è in fase di approvazione il suo cosiddetto “frammento 4”, che porterebbe petrolio greggio dai giacimenti canadesi fino allo stato del Nebraska, dove il tratto di gasdotto si unirebbe ai suoi “fratelli maggiori”. Questa fase, denominata Keystone XL, ha scatenato lo sdegno degli ambientalisti di tutto il Nord America a causa dei danneggiamenti ambientali che scaturirebbero alla falda acquifera di Ogallala, in Nebraska, mettendo in dubbio anche la validità e l’eco-sostenibilità dell’intero progetto. Quest’intera area verrebbe spazzata via. Infatti, la regione delle Sands Hill, potrebbe essere esposta a rischi di catastrofi ambientali inaccettabili e dalle conseguenze incalcolabili.

 

Un’opera contestata e controversa

Le proteste, dunque, dei defensor ambientis non si sono fatte attendere. La politica statunitense (soprattutto quella repubblicana) ha fatto perno sulla questione che in un’epoca di crisi come questa la possibilità di creare sviluppo energetico da sé sia la scelta migliore. In questo senso anche lobby di qualsivoglia tipo hanno espresso la loro in favore della Keystone XL. Qualche settimana fa è stato lo stesso Mark Zuckerberg, leader del colosso Facebook, ha dare il suo appoggio a quest’immane eco-mostro. La cosa, manco a dirlo, ha scatenato lo sdegno sul social network da parte di parecchi illustri user che hanno aderito alla causa “NO KXL”. Anche a livello politico la situazione è parecchio confusa. La presidenza Obama ha posto veti vari dal 2011 fino a oggi. Dopo le ultime elezioni presidenziali, però, la situazione è un po’ cambiata. La presidenza Obama è a un crocevia, poiché dovrà decidere se assecondare la Trans Canada Company, corporation che, col favore del governo canadese, sostiene che col progetto gli USA diventeranno energeticamente indipendenti dal 2020. Dall’altra associazioni quali Sierra Club e 350.org denunciano i rischi di danneggiamento permanente alle aree protette di Ogallala e Sands Hill, con probabilità di scenari apocalittici sull’intero ecosistema di entità terrificante. Le manifestazioni non si sono placate: sono stati parecchi gli arresti durante gli anni di protesta. Il fermento, dunque, non si è affatto stagnato, proprio nel momento in cui la governance centrale statunitense rischia di ammorbidirsi sulla questione. Il resto ancora è tutto da scrivere. Che cosa sapremo noi in Italia della storia? Nulla o quasi. Nel peggiore dei casi guarderemo, impotenti, il solito disastro al telegiornale della sera.

 

Simone Bellitto

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