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Recrudescenza razzista contro la Kyenge

RAZZISMO A PALATE

 

La Lega Nord non è mai stato uno di quei partiti che, indubbiamente, sia mai andato per il sottile. Immaginate, dunque, la baraonda prevedibile suscitata dal partito all’indomani della carica assegnata al nuovo ministro Cecile Kyenge. “La Kyenge non è un’italiana, è un ospite.” L’ultima dichiarazione è dell’esponente leghista Costa ai microfoni di Radio Padania. Per non parlare degli epiteti poco simpatici quali “nero di seppia” (nei casi più gentili) dei giorni passati, sempre all’indirizzo della Kyenge da parte di esponenti della Lega Nord. Che le dichiarazioni siano esecrabili è senza dubbio scontato. Ancora più grave il fatto che venga colpito l’unico ministro di questo governo che sembra avere un senso nel suo incarico al suo rispettivo dicastero. La Kyenge, infatti, sta provando a portare avanti iniziative a favore dell’integrazione, come una proposta di legge sul cosiddetto ius soli, già osteggiata dal PDL prima di finire fra le proposte di legge in aula.

 

LA MALATTIA XENOFOBA ITALICA (E NON)

 

È un vecchio vizio italiano sempre alla moda quello del razzismo, della xenofobia e dell’odio verso colui che ha un diverso colore della pelle, credo religioso od orientamento sessuale. “Negro”, “Frocio” e tanti altri spiacevoli appellativi affollano il linguaggio quotidiano di buona parte del popolo italiano. È emblematico come una cosa così tanto appartenente ad un retaggio passato possa ancora essere così pervasivo all’interno della società odierna. L’Italia, forse, è una delle società più chiuse e retrograde del mondo occidentale, sotto questo punto di vista. Le cose però non vanno meglio nel mondo. Basti pensare alla forza di fondamentalismo, razzismi e nazionalismi che il sociologo Manuel Castells ha fatto entrare a pieno titolo all’interno della categoria Potere delle Identità. A quanto pare non siamo nemmeno pronti ad avere un ministro “nero” (come si è orgogliosamente definita la Kyenge) all’interno di un nuovo governo piuttosto approssimativo. Possiamo pensare di essere pronti a cambiare il nostro modo di vedere le cose e di cambiare la nostra società?

 

 

Simone Bellitto

 

 

 

 

 

 

 

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