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Cuba vieta la libera informazione! Ma la realtà è un’altra.

Liberi i quattro di Cuba

Sono adesso liberi i quattro giornalisti che la settimana scorsa hanno subìto un fermo a Cuba a causa del servizio cui stavano lavorando. Ilaria Cavo di Mediaset, il suo operatore Fabio Tricarico, Domenico Pecile del Messaggero Veneto e il fotoreporter Stefano Cavicchi del Corriere della Sera, arrivati a Cuba qualche giorno fa, stavano seguendo le tracce del presunto assassino che quest’estate ha torturato e sgozzato i coniugi Burgato.
I quattro, nel tentativo di seguire il reportage, hanno con molta leggerezza deciso di continuare a lavorare, pur avendo con sé il solo visto turistico, con il quale è impossibile compiere un lavoro che è quello del giornalista. Domenico Pecile, reporter del Messaggero Veneto, oggi ci racconta la sua esperienza tramite un pezzo da lui stesso scritto.  Dopo essere stati arrestati da sei poliziotti in borghese vengono condotti alla caserma del Ministero dell’immigrazione di Camaguey, lì vengono informati che saranno condotti al Parlamento la mattina seguente per essere interrogati e, intanto, vengono spogliati di tutti gli effetti personali in loro possesso: cellulari, passaporti, registratori video e audio, le fotografie e l’intervista svolta a casa del presunto colpevole, Reiver Laborde Rico. La mattina seguente, condotti al Parlamento, altri interrogatori. Fondamentale risulterà, in merito alla loro liberazione, la figura dell’interprete, moglie di uno degli ufficiali della caserma. Alla fine dell’interrogatorio saranno condotti all’Avana. Dopo 8 ore di viaggio un nuovo interrogatorio nell’ufficio immigrazione, l’ultimo prima del rientro in Italia che avverrà il giorno seguente.
Da giorni i blogger italiani e parecchi visitatori del web impazziscono, accusando il regime cubano di violare la libera informazione e minacciando di voler buttare fuori dal suolo italico i cittadini cubani presenti in Italia; una sorta di legge del taglione parecchio campata in aria, ma la realtà qui è un’altra.

Altra informazione

L’FNSI, il sindacato unitario dei giornalisti italiani, esprime profonda solidarietà ai quattro reporter, solidarietà a cui noi come modesti giornalisti ci uniamo; come Italiani, invece, possiamo al massimo rimanere riconoscenti verso le autorità cubane e avere la soddisfazione, per ora, di esserci risparmiati la noia di un reportage che come al solito avrebbe allietato per intere settimane i pranzi e le cene d’Italia, senza contare il risveglio la mattina, le ore prima di andare a letto, la domenica pomeriggio. Tutti momenti dove impazza il telefascismo e vanno in onda programmi televisivi bramosi di assassinii e rapimenti, altamente menefreghisti riguardo alle questioni di pubblico interesse: c’è uno sciopero? Beccati un rapimento! Un altro politico corrotto? Non ha importanza! Alcuni paesi europei hanno iniziato grosse manifestazioni e la polizia ha fatto decine di feriti? Chissenefrega.

Sebastiano Cugnata

 

2 Comments

  1. leda leda 07/10/2012

    cos’è il festival del benaltrismo? A quando un articolo su Yoani Sanchez? nel duemilamai?
    Che giornale ridicolo, sembra il foglio dell’auletta occupata di Filosofia, non un giornale che aspira ad essere serio

    • generazionezero generazionezero 07/10/2012

      I commenti sono aperti, ma solo a chi vuole interloquire. Tra l’altro, a parte il desiderio di offendere, non vedo quale sia l’accusa precisa (il problema è che se si parla di Cuba si deve parlare necessariamente di Yoani Sanchez? Strano modo di pensare).
      Sia specifico nelle critiche.

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