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I morti di Ancona

Il maledetto esodo

 

“La miseria è la principale cagione, la sorgente inesauribile di tutti i mali della società, voragine spalancata che ne inghiotte ogni virtù.”(Carlo Pisacane)

 

L’esodo. Le migrazioni, spesso forzate. Sono queste i principali simulacri delle tragedie dell’umanità. Poiché la miseria, le guerre, le carestie e quant’altro destinano l’essere umano al più infausto dei destini. La morte. Il Mediterraneo è talmente pieno di tombe innominate quanto il cielo è pieno di stelle. Basti pensare all’immane tragedia di Portopalo per rendersene conto. Ieri era il Natale 1996. Oggi è Giugno del 2012.

 

Non conta il numero dei morti. Non è la quantità che decreta quanto sia importante una tragedia umana. Basta anche una sola vittima per gridare contro il cielo un atto di assoluta condanna. È in questi giorni che è accaduta un’altra di queste offese all’umanità tutta.

 

Due altre morti

Due immigrati clandestini morti e tre in coma, da aggiungere al consueto bollettino da guerra del gazzettino della sera. È accaduto nei pressi di Ancona dove un traghetto Superfast proveniente dalla martoriata Grecia diciotto cittadini irregolari, di presunta nazionalità pakistana, erano costipati all’interno del garage del traghetto. Potremmo fermarci qui. Vogliamo però andare oltre.

 

Poiché intere catapecchie ambulanti, ogni giorno trafficano esseri umani, al culmine della disperazione. In questo caso, non era una topaia del mare a fare circolare merce umana in giro per i continenti,

Sartre

bensì un comune traghetto. Un’imbarcazione dove uomini in cerca di fortuna, in fuga da situazioni impervie e alla ricerca di un’esistenza migliore e non affrancata dalla pure e improba miseria, si erano intrufolati, nascosti come dei criminali sotto dei TIR, degli autobus. Nascosti come briganti del nuovo secolo, quando la loro unica colpa è di correre via e di scappare da condizioni di vita indesiderabili a chiunque.

 

Il punto di tutta la situazione è uno solo. In questo misero mondo, tronfio di fronte agli sfruttati, quale altra possibilità viene offerta a questi poveri uomini, se non quella di cercare, a costo della vita, un’oasi lontana dalle brucianti dune degli Inferi?

L’unica risposta che viene offerta a questi poveri deleritti è: ODIO, INDIFFERENZA, DISPREZZO.

 

“Per ogni povero che impallidisce di fame, c’è un ricco che impallidisce di paura”. (Louis Blanc)

 

Siamo inevitabilmente sulla rotta giusta. Nutrire la povertà con altra povertà è la panacea a ogni male di qualsivoglia detentore di un forte potere. Un sistema trito, ritrito e logoro, che però ancora ben frutta a chi è gestore di grossi interessi di dominio. È indubbiamente triste e sconfortante che il 99 per cento della popolazione del globo terrestre venga affamata dal restante 1 per cento. L’inedia è senza dubbio il risultato più corretto che questa semplice operazione matematica possa generare.

 

Nessuna rassegnazione

 

L’asserzione di qualche lettore potrebbe essere: “Il mondo è fatto così, se ci si vuole vivere bisogna accettarlo tale e quale com’è”. Beh, no. Assolutamente. Il mondo può anche essere riflesso di quello che creiamo, come anche di quello che distruggiamo. Non si possono accettare le cose come stanno. L’urlo del dissenso, dell’indignazione e della rabbia potrà essere quello che ci strozzerà.  Nonostante questo costo deve essere compiuto.

 

 “La mia vecchiaia avrà inizio quando smetterò di indignarmi.” (André Gide)

 

 

Simone Bellitto

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