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Danza tra mare e sabbia

danza tra mare e sabbia

foto di Angelo Camillieri
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Quanto tempo potrà volere quell’uomo…per scomparire?

Qui un uomo. Sulla spiaggia, tra mare e sabbia, il soggetto della foto cammina: un incedere lento, calcolato, soppesato con l’attenzione di chi ad ogni passo misura quello successivo affinché cada al momento giusto, nel punto esatto e lo regga in piedi, saldo, per un nuovo passo.

Quest’uomo danza. Imperniato sulla propria gamba, tiene strette le sua scarpe e fonde i piedi nella mistura sabbiosa: il corpo steso su una perpendicolare immaginaria, la gamba ritratta, il collo proteso, le ali richiuse.

Quest’uomo danza e la sua scena è il mare. Quel mare scalato a gradoni scava lo spazio ad ogni onda diretta alla spiaggia: una grande scalinata, fino all’orizzonte appiattito dal cielo. Il mare come movimento ,come viaggio e avanzamento, ma anche come scomparsa ultima nel profondo inscrutabile.

Quest’uomo presto scomparirà. L’inquadratura è tutto: si colloca nel contesto appiattito sul limite sinistro dell’immagine  e da questo si distacca. L’idea del movimento permette di vederlo attraversare quella spiaggia e giungere alla centralità dell’immagine: ma lì lo stesso incedere inesorabile che lo ha sorretto finora lo farà scomparire. Nell’inquadratura un edificio, sulla spiaggia, incornicia il mare e nasconde la spiaggia. Limite ultimo del viaggio umano, oscura il futuro e carica l’immagine presente di una fatalità intrinseca: quell’uomo scomparirà ,è certo: è nell’immagine, nel taglio dell’inquadratura. Quell’uomo scomparirà: ma l’interruzione visiva non impedirà di focalizzarlo, ancora su quella spiaggia, ancora danzante in un’armonia perpetua.

Alimentato da continui richiami al movimento (la scalinata marina, il distacco dal limite sinistro della foto), l’azione dell’uomo, elevata a danza magica, segna, già nel momento in cui si protende al suo acme dinamico (il raggiungimento del centro della spiaggia), la sua fine ineluttabile quale alienazione ultima dalla prospettiva visiva (la scomparsa dietro l’edificio).

Commento di Marco Occhipinti

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