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La Sanità insana- Intervista a Luciano Di Natale

Chi è Luciano Di Natale e come si impegna per la società?

Ero docente di matematica in un istituto tecnico per ragionieri programmatori fino al 7 febbraio del 2006… Poi ho cambiato vita radicalmente: mi sono messo in pensione per accudire a casa mia figlia Sara in stato vegetativo permanente.
Il mio tempo lo dedico quasi tutto alla mia famiglia, esco per fare la spesa e per andare in farmacia o a sbrigare pratiche burocratiche. La mia vita sociale è ridotta al minimo. Riesco, tramite internet e qualche intervento pubblico, a sensibilizzare la gente sui bisogni delle persone con disabilità e sul bisogno di legalità in una società dominata da troppi “Cetti La qualunque”.

Perché si impegna nel sociale? Quali progetti ha avuto in cantiere, quali ha realizzato?

Da 5 anni cerco di fare risolvere alle autorità sanitarie il problema della cura delle persone gravi o gravissime . Con la collaborazione delle associazioni Pro Diritti H ho raccolto 20.000 firme per invogliare i politici, che hanno dominato e dominano la sanità iblea, a creare delle strutture di accoglienza per persone gravi e gravissime e per potenziare l’assistenza a casa.
Purtroppo i tempi della politica sono orribilmente diversi da quelli delle famiglie che assistono amorevolmente i propri cari e le risposte concrete non arrivano.
Ho collaborato con un gruppo di persone che hanno fondato la onlus “Centro Risvegli ibleo
Ed abbiamo raccolto un bel po’ di fondi. Quello che però è più importante è che, in attesa di fare la struttura (con una sessantina di posti), l’ASP di Ragusa dovrebbe aprire, con la collaborazione della onlus, un reparto con 10 posti per persone post comatose o gravissime.
Speriamo che non ci siano persone che hanno la vocazione di mettere i bastoni fra le ruote per protagonismo o per beceri interessi di bottega.

Qual è lo stato della Sanità in Sicilia e, in particolare, a Ragusa? Perché molti malati gravi meridionali spesso ricorrono ai cosiddetti “viaggi della speranza”? E’ così difficile curarsi in Sicilia?

Purtroppo il sistema sanitario in Sicilia ed in particolare a Ragusa, oltre a favorire sprechi, non è stato capace di creare reparti importanti per curare ed accogliere persone gravi e gravissime come quelle tracheostomizzate ( in stato vegetativo, sclerosi multipla, SLA, ictus etc..). Nelle RSA non possono essere accettate, perché esse non sono idonee per la cura di tali pazienti e tanti ragusani gravi, se vogliono tornare a Ragusa dai centri di riabilitazione di tante provincie del nord, devono correre il rischio di farsi assistere a casa 24 ore su 24 da congiunti che non sono né medici né infermieri. Il problema diventa poi drammatico quando i familiari che assistono i loro cari sono anziani o malandati di salute e non possono usufruire di periodi di riposo (di ristoro) per la mancanza di speciali unità assistenziali. Per brevi periodi tali malati possono essere ricoverati nelle rianimazioni, guardati a vista da medici ed infermieri, ma poi, per non sottrarre posti letto per le emergenze (per esempio a persone gravissime a seguito di incidenti stradali), devono essere spostati in altri reparti adeguati ed attrezzati (soprattutto di personale medico ed infermieristico). Ma questi reparti non esistono in provincia di Ragusa. In Sicilia non ci sono posti sufficienti per riabilitare le persone con gravi problemi neurologici ed è per questo che nelle strutture riabilitative del nord si parla siciliano, ma anche calabrese,campano… Insomma meridionale.

Quali incongruenze o mancanze denuncia da parte del Presidente della Regione, Lombardo?
La Sanità in Sicilia nel passato è stata depredata da persone e cricche senza scrupoli con la complicità di politici disonesti. Il governo Lombardo ha cercato e sta cercando di eliminare gli sprechi, ma deve stare attento a non colpire le persone più gravi della società siciliana. Sarebbe un enorme errore.
A Ragusa la sanità, tutto sommato , è stata “virtuosa” , nel senso che non ci sono state ruberie ( almeno spero), ma i tagli sono ricaduti sui ceti meno abbienti e sulle persone più bisognose di cure. Non sempre i migliori medici emergono nella sanità iblea per colpa di politicanti che pensano di consolidare il loro potere piazzando i loro amici nei posti più importanti. La politica dovrebbe fare 100 passi indietro e fare invece 200 passi avanti per la salute. Questo vale anche per il governatore Lombardo e per tutti i politici siciliani compresi quelli della provincia di Ragusa.

 

Dove vanno a finire le risorse per la Sanità Pubblica in Sicilia?
La Regione Sicilia ha speso per la sanità più di tutte le altre regioni d’Italia ma i servizi che offre ai cittadini siciliani non sono adeguati ai fondi stanziati, perché sono stati troppi i casi di ruberie, scippi e sprechi a spese delle comunità siciliane (ad esempio un trattamento annuo di tumore alla prostata è passato da 140.000 euro a 8000 euro dopo l’arresto del direttore di una clinica accreditata del palermitano).

Quali sono le possibili soluzioni allo stato di cose attuali?
Purtroppo molte regioni del Mezzogiorno compresa la Sicilia, hanno adottato modelli organizzativi ospedalocentrici assai costosi e non adatti per la cura delle condizioni croniche, penalizzando i servizi domiciliari, residenziali e semiresidenziali di cura. La Lombardia, per esempio, ha invece scelto un’impostazione fondata su servizi territoriali di sostegno alla famiglia con una gestione efficiente delle risorse e un livello alto di qualità delle prestazioni. Poiché le risorse non sono molte, io farei delle scelte: attiverei in tempi brevissimi: reparti per gravi e gravissimi (SLA, sclerosi multipla, stati vegetativi e minima coscienza), reparti di lungodegenza e di riabilitazione e doterei le autoambulanze per il pronto soccorso di tutte le risorse tecnologiche ed umane per una efficace assistenza

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