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Teatro Coppola – Comunicato stampa “La disobbedienza è civile”

Teatro Coppola Teatro dei Cittadini

Comunicato stampa del 21 gennaio 2014

La disobbedienza è civile

Il problema sollevato in questi giorni dall’Amministrazione Comunale sulla “legalità” del Teatro Coppola Teatro dei Cittadini è strumentale e falso, come strumentale e falsa ne è la soluzione.

Ridurre un’esperienza di cittadinanza diretta a semplice questione amministrativa, pur riconoscendone la valenza sociale, è il modo di nascondere sotto il tappeto bisunto della legalità le motivazioni che stanno alla base di questa esperienza.

Condividerne la valenza ma non la pratica vuol dire farne propria la superficie e non la sostanza.

L’occupazione del Teatro Coppola Teatro dei Cittadini nasce per sottolineare la totale mancanza di una politica culturale pubblica; l’intenzionale disinteresse verso i mestieri della cultura; la delega esclusiva ai grossi privati della gestione dello spettacolo; la pratica dei grandi eventi come esposizione mediatica della politica e distribuzione clientelare dei finanziamenti; il sequestro di strutture e fondi pubblici da parte di enti istituzionali (vedi Teatri Lirici e Teatri Stabili) gestiti in consorteria e ridotti a feudo esclusivo di amici, parenti e raccomandati; la totale mancanza di percorsi di formazione accessibili a tutti; l’immiserimento artistico di un territorio che, per patrimonio storico morale e materiale, dovrebbe essere la prima azienda culturale del Paese; la continua fuga altrove di intelligenze e maestranze; la conferma a oltranza di corporazioni privilegiate e verticistiche; l’assoluta estromissione dei cittadini dai processi decisionali, dalle scelte, dalla condivisione; la creazione di solitudine sociale.

A fronte di tutto questo l’Amministrazione vorrebbe uscirsene con un canone agevolato o cambiando nome a vecchi assessorati.

Come idea di legalità ci sembra un po’ debole, debole quanto il patetico paternalismo dell’accompagnare lungo il percorso del rispetto delle regole il Teatro Coppola Teatro dei Cittadini.

Sono le loro regole ad aver prodotto l’occupazione. È l’uso spregiudicato di queste regole a produrre disobbedienza civile.

La soluzione, secondo l’Amministrazione, sarebbe quella di «avviare il percorso previsto dai regolamenti comunali per l’assegnazione di spazi in concessione(…) presentando una domanda».

Certo, potevamo pensarci due anni fa a presentare una domanda: “Ci date in concessione quel deposito di sterco per il quale avete stanziato 225.000 euro dei quali non si sa più nulla?”.

L’amministrazione comunale sa perfettamente che l’immobile in questione non ha nessun requisito legale per poter esser dato in concessione secondo le vigenti norme; sa perfettamente che per mettere in agibilità lo stabile di Via Vecchio Bastione 9 dovrebbe effettivamente spendere quei 225.000 euro già stanziati e scomparsi nel 2005; è perfettamente a conoscenza dell’impossibilità di assegnarlo, eppure è così buona da tenderci la mano e provare a farci passare per quelli che aprioristicamente la rifiutano. Strana professione di trasparenza, anche se questa trasparenza, si sa, è sempre applicabile con le guardie.

Ma spingiamoci oltre nel percorso delle regole.

Rientrare nella legalità significa costituirsi in cooperativa o in associazione, diventare un soggetto giuridico preposto alla gestione dello spazio. Né più né meno di un qualsiasi privato, uno di quei tanti privati che grazie all’applicazione delle regole sono costretti a chiudere con impressionante frequenza le proprie attività.

Probabilmente l’amministrazione comunale ignora, o fa finta di ignorare, cosa significa gestire un piccolo teatro, una piccola sala concerti, un piccolo cinema, un’associazione, un qualsivoglia spazio culturale; ignora quanti posti di lavoro vengono bruciati nel mondo dello spettacolo a causa di regole utili solo a spremere quanto più possibile i gestori senza restituire niente in termini di servizi e agevolazioni.

Fra utenze, permessi di vario tipo, S.I.A.E., tasse di smaltimento rifiuti, limiti di decibel, controlli selvaggi e applicazioni arbitrarie dei regolamenti a seconda dell’umore dell’agente di turno, il gestore di un locale farebbe prima a darsi alla macchia invece di restare al suo posto ed essere trattato col disprezzo che tocca al fannullone.

È praticamente impossibile gestire una sala nel rispetto delle regole. Un incubo farlo senza contributi.

Regolarizzare il Teatro Coppola Teatro dei Cittadini equivale a sgomberarlo. E di questo l’amministrazione è cosciente.

Detto ciò, se avessimo voluto aprire un oratorio non saremmo qui a rischiare denunce. Se avessimo voluto essere parte di un sistema di regole inique e fuori dal tempo avremmo trovato il modo di chiedere il permesso.

Non abbiamo bisogno di un garage da trasformare in “atelier” a tasso agevolato. Noi difendiamo una pratica che genera conflitti necessari e partecipazione sociale.

Difendiamo una pratica come contributo al generale discorso sull’emergenza cultura e sulla qualità dell’esistenza di ognuno.

Difendiamo una cultura che è ricchezza collettiva e come tale va condivisa, di fatto e non attraverso gare d’appalto.

L’umanità di una disobbedienza fondata sulla reciproca solidarietà fra cittadini, disobbedienza che solo in tale complicità trova la sua legge e la sua legittimazione.

Non innalziamo barricate: apriamo porte chiuse dalle regole affinché queste porte vengano attraversate dai bisogni e dalle più diverse esperienze di quanti credono sia ancora possibile far parte di una comunità, come individui liberi e non come sudditi abili solo a mettere una croce su una scheda.

Su questi temi e con questi argomenti siamo disponibili a incontrarci, sin da subito e pubblicamente, con tutte le componenti artistiche, culturali, politiche ed economiche della Città di Catania.

www.teatrocoppola.it [email protected]

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