Era il lontano 1850 quando il tedesco Paul Julius Reuter intraprese un servizio di trasmissione di notizie tra Aquisgrana e Bruxelles. Nulla di strano fin qui. Il fine giustifica i mezzi, ci ricorda la famosa frase attribuita erroneamente a Niccolò Machiavelli. Ma il mezzo però prima del fine, che ci resta tuttora oscuro. Quale mezzo utilizzavano i nostri antenati per lo scambio di notizie? Perché le notizie fresche hanno una loro importanza, specie se i messaggi sono segreti. Questi messaggeri sconosciuti che un tempo erano il migliore tramite tra vari Centri Oracolari sia nell’antica Sumeria che nell’antico Egitto e nella Grecia arcaica. Un indizio? Possono “volare alla velocita di 50-100 Km all’ora ed in un giorno può coprire distanze di anche 1000 chilometri e con una capacità di orientamento eccezionale nel ritrovare il suo luogo di origine. Può essere utilizzato come messaggero perché quando è rilasciato torna comunque alla sua colombaia originaria portando eventualmente piccoli messaggi attaccati alle zampe”.
(da http://members.xoom.it/Farf/ipiccioviagg.html)
Un semplice colombo o piccione viaggiatore.
Abbiamo fatto una piccola ricerca per trovare il fine di questa storiella. E la ricerca, se era possibile allevare volatili con tali fini, ci è apparsa abbastanza scivolosa e sfuggente. Non pensavamo che l’uomo potesse giocare anche con i piccioni. Esistono gare di fondo, vanto degli allevatori. Ma tutti possono allevare? Esiste un’associazione o un ente dei piccioni? Non sarebbe obbligatorio dichiarare i colombi viaggiatori all’ ASL del più vicino comune? Le scappatoie ci sono sempre, tranquillizzatevi! Se esistono gli allevamenti, esisteranno pure gli allevatori! Basta pagare una semplice marca da bollo e parte il gioco. Aprire il codice allevamento e naturalmente specificare che i colombi sono dei normalissimi soprammomibili e che ogni tanto fanno qualche viaggio di un migliaio di chilometri! Tutto legale. Tutto normale. Purtroppo l’altro scenario che potrebbe aprirsi è quello non tanto legale della faccenda. I rapimenti nelle colombaie più famose sono all’ordine del giorno. Come la storia degli anelli tolti a quattordici piccoli dell’allevatore belga Van Reet e ritrovati in un bosco delle Fiandre. Tutti mutilati e senza una zampa. (vedi http://www.presseurop.eu/it/content/article/87381-i-piccioni-belgi-nel-mirino-della-mafia)
Non sapremo forse mai da dove venisse quel piccione incontrato. Le uniche cifre che ricordiamo e abbiamo potuto vedere sono quelle della foto: 19 289. Sappiamo solo che era ferito a un’ala e aveva del sangue che usciva. Stavamo per leggere l’anello che portava alla zampetta ma ha preferito la libertà, suicidandosi (immaginiamo, perché è scomparso giù verso il dirupo) sulla scogliera della spiaggia di contrada Pantanello, nella piazzetta dove c’è un bar, con il mare in burrasca.
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