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L’auto-cannibalismo Sciasciano del nuovo governo

MAN EAT MAN

È nato un nuovo governo. “Governissimo”. Governo dalle larghe intese. Governo di cooperazione. Di solidarietà nazionale. È curioso che gli anni passino ma le stesse forme ritornino. Sembra che ci fosse un po’ di nostalgia a quei calorosi (?) governi monocolore alla Giulio Andreotti. In questi giorni si è parlato molto del ritorno alla Democrazia Cristiana. Quella DC pentapartitica che la metà dell’Italia odiava e l’altra metà votava. Leonardo Sciascia, nelle sue opere (su tutte Todo Modo e Il Contesto) aveva denunciato nei lontani (ma vicini) anni ’70 la rete di corruttela, gli inciuci e i compromessi che avevano fatto sprofondare l’Italia nell’immobilismo più totale. I cinquanta giorni che hanno separato le elezioni dal nuovo governo non hanno fatto altro che, amaramente, rincarare la dose e rimembrare i “bei vecchi tempi” adombrati da un falso senso di rinnovamento che sembrava aveva lisciato il sistema politico italiano. Falso poiché in Italia (e qui il Gattopardo docet) si cambia per rimanere sempre uguali.

I NUOVI CANNIBALI

Le atmosfere odierne assomigliano molto a quell’eremo di Zafer cui Sciascia prima ed Elio Petri poi ambientano la loro opera (ovviamente ci riferiamo a Todo Modo). Il Parlamento si sta trasformando in quell’eterno “ritiro spirituale” che annichilisce qualsiasi speranza di cambiamento e dove i burocrati si rinchiudono per divorare se stessi. Divorarsi, vomitare e poi divorarsi nuovamente. Il popolo è costretto a questo indecoroso spettacolo e ha disintegrare le proprie interiore corrose sempre più da bile e da liquido gastrico. La rabbia si sente. Per le strade si spara. I cittadini si ammazzano fra di loro. Si ammazzano e vorrebbero ammazzare. Si ammassano alla ricerca di un lavoro e di un’opportunità che non esiste. Si logorano aspettando una risposta dalla “base” che non arriverà mai. Uno spettacolo triste e indecoroso. Purtroppo, non viene fuori dalle pagine di un romanzo sciasciano: è vita vera. Più spesso morte. È una di quelle volte in cui non si riesce a chiudere un articolo con uno sguardo positivo sul futuro. Sembra che il Tutto è Permesso, celebre motto di uno dei fratelli Karamazov, nati dalla penna di Dostoevskij, sia diventato il vessillo della politica italiana in toto (a quanto pare “movimenti” compresi). Se tutto è lecito per ottenere la grazia divina la cosa migliore che ci si può attendere è una chiamata per l’Inferno.

Simone Bellitto  

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