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Roma a mano armata

Uno uomo spara a due carabinieri davanti a Palazzo Chigi, l’intento era sparare ai politici. Trovate questo oggi nelle pagine di tutti i quotidiani, trasformatesi in macchine del fango, si parla del gesto e del sentimento d’odio provocato nella maggior parte dei cittadini dagli show in piazza di Grillo. Non troverete nient’altro. Ma è davvero questo il motivo che spinge un uomo, a ferire gravemente due persone che svolgevano regolarmente il loro lavoro? È vero, indubbiamente viviamo un periodo di feroce avversione nei confronti della politica e dei nostri rappresentanti, basta vedere il tasso di affluenza alle urne delle ultime elezioni e le percentuali di coloro i quali hanno dato il proprio “voto di protesta”  a Grillo, il guru dell’antipolitica, per capire quanta disaffezione ci sia attualmente tra gli Italiani, ma detto questo, di chi è la colpa?

Ad oggi la situazione è la seguente: la finanza domina di fatto la scena politica, sia dal punto di vista strettamente giuridico che dal punto di vista pratico, l’amministrazione della cosa pubblica ha perso di vista quali siano le reali esigenza sociali, concentrando la propria attenzione solo sulla migliore tattica al fine di conseguire il potere; diversi Stati europei non posseggono più una propria sovranità, ceduta in favore dell’”unità” politica (e soprattutto finanziaria) dell’Unione Europea; la conseguenza delle vicende politiche appena elencate si traduce nella distruzione dello Stato sociale, dell’occupazione o una vaga speranza di trovare lavoro in futuro, tranne che non si voglia necessariamente abbandonare la Patria. La crescita della disoccupazione causa la diminuzione degli acquisti, che non farà altro che provocare la chiusura delle aziende, o il trasferimento delle stesse, incrementando ancora di più la disoccupazione: una perversa spirale senza fine. Intanto l’impossibilità di trovare lavoro per i giovani fa calare le iscrizioni all’università.

Non è un caso dunque che sia in Grecia, che in Spagna, che in Italia dilaghi la violenza, i suicidi sono ormai da tempo all’ordine del giorno e secondo le dichiarazioni, sarebbe stato anche l’ultimo gesto che avrebbe compiuto Preiti, ieri, se il suo piano fosse andato secondo le sue previsioni. Probabilmente, dunque, non sono Grillo, o il giornalismo italiano ad avere la colpa di quanto successo ieri, è piuttosto la politica stessa che deve assumersi le colpe dell’accaduto. Sappiamo benissimo a cosa ci hanno portato le politiche di Berlusconi e di Monti, e sappiamo anche benissimo dei disastri politici e sociali cui sono stati responsabili i dirigenti del centro-sinistra, da D’Alema a Prodi; sappiamo anche quanto pesi lo sfascio delle primarie del PD, della disfatta di Bersani e dell’ultima dirigenza. Non c’è da stupirsi dunque del ferimento di due carabinieri durante il giorno che sancisce definitivamente il tradimento della politica nei confronti degli elettori, del giuramento del governo così detto dell’“inciucio” tra la destra e la “sinistra”, governo che con Letta al comando vedrà spegnersi ogni speranza di cambiamento rispetto al passato, in termini politici, sociali ed economici.

D’altro canto, la forza che più di tutte dovrebbe  farsi portatrice di quel sentimento di rabbia, di oppressione, il partito che dovrebbe realmente rappresentare una svolta, non è stato capace, nemmeno a queste elezione di rappresentare il volere della popolazione. Il fatto che i comunisti infatti, non si trovino ancora in Parlamento e che buona parte dell’elettorato abbia preferito Grillo sta a indicare come le frammentazioni, le ambiguità nelle scelte politiche, abbiano causato una incredibile dispersione di voti; dovrebbe essere proprio questo a spingere la dirigenza nazionale di Rifondazione Comunista e degli altri partiti della sinistra radicale a mettere da parte le scelte del passato e le origini delle divisioni per costituire un unico fronte popolare, che cerchi di incanalare in un altro modo il sentimento di rabbia che spinge un uomo a sparare ad un altro uomo. La società capitalistica ci ha condotti all’individualità estrema, ha eliminato lo scambio di opinioni e ha fomentato la rabbia, ci ha precluso ogni margine di cambiamento della società moderna lasciandoci come unica mossa difensiva la violenza.
Cercando di non cadere in equivoco, queste righe non vogliono incitare nessuno alla violenza, vogliono semplicemente fare capire come “l’analfabetismo politico”, cui ci hanno costretto i nostri governanti da più di vent’anni, sta avendo oggi delle conseguenze, il fatto che si sia persa una completa coscienza in materia della cosa pubblica, ha fatto sì che la politica si atrofizzasse fino a diventare uno sterile strumento di potere. “La sovranità appartiene al popolo”, recita l’articolo 1 della Costituzione, noi popolo non lo siamo ormai da tempo, a che diritto pretendiamo di avere voce in capitolo?

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