C’eravamo anche noi a Comiso il 4 aprile scorso, il giorno in cui si ricordava l’uccisione da parte di Cosa Nostra del compagno Pio La Torre, il suo impegno contro la militarizzazione negli anni ’80 dell’aeroporto comisano e la non meno importante lotta per l’esproprio delle terre ai mafiosi. Quel giorno, la nostra attenzione, fu catturata tra le altre cose, da un periodico del Centro Pio la Torre il quale riportava un’accurata indagine riguardo l’opinione degli studenti liceali sulla mafia da nord a sud Italia.
La situazione, dati alla mano, lascia trapelare ad un solo anno dai festeggiamenti per i centocinquant’anni dell’Unità d’Italia una prospettiva agghiacciante. Uno dei dati riportati, che riesce subito a cogliere l’attenzione, riguarda la percezione della mafia sul territorio italiano. La statistica in questione mostra un risultato abbastanza uniforme: la stragrande maggioranza dei ragazzi riporta infatti che sì, la presenza della criminalità organizzata è molto avvertita, dalle Alpi alla Sicilia, ma il fatto che fa sorgere parecchia preoccupazione, è come i ragazzi si sentano impotenti e senza alcuna forma di protezione da parte delle istituzioni. O almeno questo è quanto ci segnala uno dei grafici, forse il più indicativo dell’intero sondaggio.
Alla domanda, “A tuo avviso, tra lo Stato e la mafia chi è più forte?”, solo il 12% risponde “lo Stato”, mentre il 53% degli intervistati risponde “la mafia”, segno evidente di quanto l’opinione pubblica e in particolar modo gli studenti abbiano, da parecchi anni a questa parte, assunto una forma di apatia verso le istituzioni stesse che hanno, vigliaccamente e in più occasioni, voltato le spalle ai cittadini, addirittura schierandosi il più delle volte dalla parte opposta, sia per mezzo di manovre finanziarie assolutamente antipopolari, sia facendo gli interessi dei grossi imprenditori, banchieri e quant’altro, senza contare le numerose vicende giudiziarie che hanno colpito svariati politici collusi con la criminalità organizzata.
Quel che più desta preoccupazione è lo stato di quiescenza in cui sono caduti gli italiani, incapaci di risvegliare il loro spirito rivoluzionario, e proprio in occasione della Festa della Liberazione dal nero stivale nazifascista, questo articolo vuole risvegliare la coscienza di classe degli abitanti della penisola, in modo da dare una significativa scossa agli animi, per cercare l’indignazione di cui tanto si parla nell’ultimo periodo, indignazione contro le cariche corrotte dello Stato, indignazione contro le mafie, indignazione contro la militarizzazione del territorio italiano, soprattutto per quanto riguarda la Sicilia, indignazione contro a decadenza dei costumi, della politica, degli ideali.
Sebbene la situazione sia oltremodo controversa, una nota positiva di tutto ciò è data, come riporta la risposta dell’83% degli studenti, dalla cognizione, diffusa tra la maggior parte dei giovani, dell’infiltrazione mafiosa all’interno dello Stato, e delle amministrazioni locali, unita anche alla profonda consapevolezza del rallentamento di qualsiasi forma di sviluppo, soprattutto dovuto al Sud alla criminalità stessa e conseguentemente al bisogno per le nuove e future generazioni di un riscatto dal passato, di un travolgimento completo dell’attuale situazione politica, di una vera e propria rivoluzione, che parta innanzitutto dalle nostre coscienze, attraverso la libera informazione, la cultura, la diffidenza verso ogni forma di imbavagliamento e di censura, al saper pensare col proprio intelletto senza alcuna tipo di alienazione, cose che da più di vent’anni non sono riconosciute più importanti e legittime, a causa dell’intervallarsi nel panorama politico italiano di governi corrotti e grigi sia di destra che di sinistra, che non hanno fatto altro che trascinare l’intera nazione nel buio, trasmettendo ai giovani alcuna speranza e impartendo loro solo la filosofia del sapersi arrendere preferendo la via più breve.
È per questo che il ricordo del 25 aprile deve, più che mai in un momento di recessione non solo economica come quello attuale, aprire le menti non ancora corrotte facendo gridar loro: RESISTERE! RESISTERE! RESISTERE! perché che si debba lottare contro le camice nere o contro i mafiosi, l’importante è svegliarsi, prima che ci sembri tutto normale, prima di abituarci alle loro facce, prima di non accorgerci più di niente!
-Sebastiano Cugnata-
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