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Palpiti d’Arte nel cuore di Ragusa

Negli ultimi anni Ragusa si è distinta come una città particolarmente vivace dal punto di vista artistico e culturale. Nulla di nuovo, dato il tenore intellettuale ibleo, che denota da sempre particolare fermento. Esempi di questa spinta artistica sono ultimamente visibili per tutto il centro storico. I cittadini ragusani più attenti avranno di sicuro notato installazioni originali apparse per la città, di evidente natura artistica. Sono opera del collettivo OCRA. A questo nome risponde un gruppo artistico nato dalle menti di Elisa Alescio, Ambra Cassibba, Bruno Fornaro e Gaia Nicastro. La provenienza artistica è molteplice e le opere stesse del collettivo sono contaminate da questa diversità di vedute, che arricchisce la produzione del gruppo. Il collettivo si sente accomunato dalla passione per l’Editoria e l’Illustrazione, dal bel testo e dalla bellezza artistico-raffigurativa. All’interno del gruppo vige una collaborazione di tipo circolare che impegnati tutti i membri: dall’ideazione e gestione degli interventi fino alla gestione della pagina Facebook. Ambra Cassibba ci racconta l’esperienza del collettivo:

Di cosa si occupa il collettivo OCRA e con quale idea è nato? Di che tipo di installazioni si parla?
Il collettivo OCRA nasce con l’idea di creare un’abitudine all’arte, riteniamo che la nostra quotidianità debba essere fantastica e non ordinaria. I nostri vogliono essere interventi che raccontano luoghi in cui riaffiorano memorie, si descrivono parole, si indagano superfici dimenticate.

All’interno di questo progetto si ritrova l’idea di riqualificazione del centro storico dal punto di vista sociale ed urbanistico, oltre che artistico? In che modo?
Uno degli scopi principali del Collettivo è sicuramente quello di mostrare sotto una nuova luce quei luoghi delle città che sono ormai abbandonati, malmessi, dimenticati. La componente sociale è fondamentale: generalmente, prima dell’intervento, cerchiamo di entrare in relazione con gli abitanti del quartiere, così da stabilire una reale connessione e magari attraverso i loro racconti, sviluppare un discorso ancora più profondo e radicato sul luogo in cui andremo ad intervenire. Ad esempio per l’ultimo intervento “La pietra è viva” dove abbiamo trasformato un rudere in Via Rosa, siamo entrati in connessione con Gaudenzia, la nostra committente, la quale ci ha parlato della sua famiglia e delle sue passioni principali; al rudere abbiamo applicato delle sedie, simboli di convivialità e che ricordano tempi lontani, quando le nostre nonne si intrattenevano con le vicine per interi pomeriggi. Abbiamo dipinto libri, parole e fiori che simboleggiano la loro passione per la lettura e la natura.

Come trovate la ricezione istituzionale, e non, del vostro lavoro? Avete avuto modo di essere valorizzati come gruppo artistico? Sentite che la cittadinanza recepisce lo sforzo artistico oppure ne è indifferente?
Trattandosi di un progetto relativamente recente stiamo cercando ancora di farci conoscere e apprezzare, non è mancata una segnalazione alla Polizia Municipale da parte di un cittadino poco disposto alla novità, ma dobbiamo comunque riconoscere che la cittadinanza sembra aver accolto con entusiasmo la proposta artistica. Il comune di Ragusa sostiene i nostri interventi, collaboriamo con armonia con gli addetti al verde pubblico, i quali ci segnalano spontaneamente luoghi e superfici su cui intervenire.

Secondo voi, il centro storico di Ragusa superiore è abbandonato a sé stesso? Quali sono zone, quali le criticità che volete sottolineare?
Riconosciamo che molte aree urbane centrali sono abbandonate a se stesse, frutto sicuramente della nascita incontrollata di nuovi quartieri-lager periferici che conducono inevitabilmente allo spopolamento del centro storico. Gli ultimi due interventi “Rinascita dei tronchi” e “La pietra è viva” sono stati effettuati nel cuore del centro storico. Uno dei prossimi interventi in cantiere coinvolgerà altre nuove realtà ragusane e si svolgerà sempre in quartiere del centro storico. La criticità è lo spopolamento.

Qual è il vostro scopo finale e come volete ottenerlo? Quali i progetti per il futuro e quelli già in cantiere?
Diciamo che gli obiettivi sono sia estetici che sociali. Sicuramente vogliamo stimolare la creatività e fantasia incentivando nuovi modi di vedere la realtà che ci circonda. Perché ad esempio, una sedia non può avere i piedi ramificati? Perché una rosa non può essere dotata di un occhio per guardarci? Tutto è possibile se noi lo vogliamo. I prossimi progetti, come ti dicevo, riguardano un intervento in centro storico, sarà la nostra prossima festa di quartiere. L’intervento imminente, invece, lo effettueremo per conto del Comune di Ragusa, su un’area verde di una scuola materna. Realizzeremo dei giochi “emozionali” per bambini partendo sempre dal riutilizzo di alberi che purtroppo per necessità sono stati tagliati. Uno degli interventi a scuola sarà “Totem delle cento facce”, tre totem, di due metri d’altezza.Alberi privati di corteccia, colorati e rivestiti in modo tale da creare delle immagini in cui i bambini potranno riconoscersi, visualizzare simboli e creare connessioni e storie con personaggi o animali fantastici, guidati dal loro naturale talento creativo. In questo modo creeranno un legame di appartenenza, daranno un significato particolare a quei simpatici totem che scorgeranno ogni giorno dalle finestre.

Siete tutte donne?
Al momento la parte nevralgica del Collettivo è totalmente al femminile ma gli interventi passati si sono avvalsi di una componente maschile. Non è una scelta dettata da chissà quali motivazioni. Tutto è nato in maniera spontanea e naturale.

Come finanziate il vostro lavoro? Dedicate risorse proprie alla città oppure ricevete donazioni/finanziamenti? Vi piacerebbe collaborare con altre realtà simili in zona?
I primi interventi sono stati quasi totalmente autofinanziati, al massimo abbiamo ottenuto qualche rimborso per i materiali. Stiamo cercando di instaurare un rapporto continuativo con il Comune di Ragusa, in modo tale da poter percepire un reddito che ci possa permettere di portare avanti il nostro progetto. Siamo aperte a proposte e collaborazioni e generalmente ci occupiamo di contattare artisti o realtà con cui ci incuriosisce entrare in relazione. Una realtà nascente che ci incuriosisce particolarmente è A.A. Artisti Associati, Matt’officina a Modica, un collettivo artistico variegato, che indaga il mondo delle performance teatrale, della scultura, della materia che si evolve.

Qual è il rapporto tra giovani e arte nel nostro territorio: rapporto proficuo, sofferto, produttivo? Favorireste altre iniziative come il Festiwall e ne proporreste di vostre se ve ne venisse data l’opportunità?
Ci piacerebbe in futuro collaborare con loro. A Ragusa il mondo artistico è in evoluzione in senso positivo, innescando processi creativi si crea curiosità e coinvolgimento, ed è questo il nostro obiettivo: piantare semi colorati, convincere i giovani che tutto è possibile. Appoggiamo nella totalità qualsiasi iniziativa che possa donare alla città qualcosa di artistico, colorato, nuovo. Festiwall è una realtà importantissima, già largamente consolidata e accolta con entusiasmo da Ragusa e dai suoi abitanti. Si respira aria di festa quando si sa che sta per iniziare Festiwall. Sicuramente in cantiere c’è l’intento di creare qualcosa di nostro, tra cui ad esempio, un piccolo festival d’illustrazione indipendente dato che io, Elisa Alescio, Bruna Fornaro e Gaia Nicastro siamo accomunate dalla passione per l’editoria e l’illustrazione.

 Sandro Tumino

 

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