AL TEATRO STABILE DI CATANIA IL “CUNTU” DI OTELLO
E’ stato presentato nei giorni scorsi, al teatro di via Fava, a Catania, il nuovo allestimento dell’Otello pensato e diretto da Luigi Lo Cascio, liberamente ispirato dall’Otello di Shakespeare. Frutto della cooperazione tra Teatro Stabile di Catania ed ERT Emilia Romagna Teatro Fondazione, l’opera rimarrà sulla scena catanese per il cartellone del teatro Verga, fino al 16 marzo, dopo di che giungerà presso il teatro Biondo di Palermo, terra natia dell’autore.
Messo da parte lo sfondo storico shakespeariano dello scontro tra veneziani e turchi, ambientata in un posto qualunque del Mediterraneo, l’opera, come ci dice lo stesso autore, non vuole essere una messa in scena vera e propria dell’Otello bensì di “un altro Otello. Mettere in scena l’intero testo – continua infatti Lo Cascio – e per di più nella versione compiuta e statuaria dell’originale, appare impresa fuori misura. Si metteranno a fuoco soltanto alcune parti del testo, quelle che obbligano a confrontarsi con l’enigma di certe passioni umane”.
Il sipario si apre, dunque, in maniera del tutto inaspettata sulla tragedia già compiuta del protagonista. Di spalle, su una sedia, Otello, un entusiasmante Vincenzo Pirrotta, condanna a morte la sua bellissima sposa Desdemona, interpretata dalla bravissima Valentina Cenni, permettendo così al suo odio e alla sua disperazione di avere la meglio su amore e passione. Anche conoscendo il testo, quindi, la confusione e lo smarrimento iniziale da parte dello spettatore sono sintomatici di un’accurata e volutamente claustrofobica destrutturazione interna dell’opera: i cinque atti shakespeariani sono condensanti in un atto unico, nel quale, a sua volta, a differenza dell’originale, l’azione inizia in medias res; e ancora, altra trovata “locasciana”, l’idea che fosse un personaggio fuori contesto a raccontare tutta la storia del tormento di Otello e motivarla al pubblico. Si tratta di un “un soldato – ( Giovanni Calcagno) – che ha assistito agli avvenimenti e non ha sopportato le distorsioni e i travisamenti con cui la vicenda rischia di venire tramandata, racconta – ci dice l’autore – la storia del suo amato generale, praticando alcune infrazioni alla realtà in nome di una verità più radicale. Nella sua versione, la storia di Otello è la storia di un uomo”.
La vicenda, infine, è stata arricchita dall’utilizzo del siciliano, la lingua dei sentimenti per eccellenza; scelta stilistica che, oltre a rendere un importante omaggio alla terra siciliana, ha permesso agli attori in scena di valersi di una carica espressiva in più. Il dialetto, infatti, grazie alle sue uniche sfumature semantiche e lessicali, è riuscito a scardinare gli schemi di un linguaggio teatrale troppo tipizzato e a regalare allo spettatore un surplus di emozioni, trasportandolo direttamente nei cuori e nella mente dei personaggi.
La tragedia dell’uomo è poi concentrata sulla tragedia delle differenze tra uomini e donne che, come sempre nella storia, sembrano guardare il mondo da due pianeti differenti e che qui parlano letteralmente due lingue diverse: l’agguerrita e innamoratissima Desdemona, infatti, a differenza degli uomini da cui è circondata, è l’unica a parlare un italiano carico di patos e di rammarico: “ciò che lo conduce (Otello) al compimento del suo atto scellerato – ci spiega infatti Lo Cascio- non è chiaramente dovuto alle implicazioni che derivano dal colore nero della pelle. Ma da quella differenza fondamentale che talvolta, invece di generare un incontro tutto da costruire in virtù del desiderio, può spalancare un varco da cui può irrompere un odio smisurato. Questa differenza è quella tra uomo e donna”.
La tragedia assume dunque le modalità fiabistiche del “cuntu” siciliano con tanto di cantore, ma sprovvista, purtroppo, di lieto fine. La malvagità dell’apparentemente fidato Iago, alfiere del Moro, interpretato dall’eccellente Lo Cascio, riesce infatti a far venir meno ogni buon senso del protagonista: vinto dal dubbio in lui innestato da Iago, che la moglie possa tradirlo con il suo luogotenente Cassio, Otello non riuscirà mai più a credere Desdemona quale l’onesta e casta fanciulla che aveva sposato, e così finirà per ucciderla.
Ma l’opera di Lo Cascio, fortunatamente non termina qui: a voi scoprire la bravura degli artisti, a voi scoprire l’enigma del finale.
Martina Toscano
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