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Movimento dei Forconi – Reportage da Avola

Un Reportage sulla  protesta che ha bloccato l’isola e fatto tanto discutere

 

 

Avola 16/01/2012

Primo giorno dal blocco. Un giorno di pioggia incessante che non ha scoraggiato già dai primissimi minuti dopo la mezzanotte i manifestanti. Il paese era pronto e forse da troppo tempo aspettava questo giorno – per rivendicare i nostri diritti – dicono in molti. Quelle derrate che vengono miseramente pagate o ingiustamente malpagate per la concorrenza sleale e il carburante che non riescono più a comprare per andare a lavorare. I supermercati precedentemente erano stati abbondantemente svuotati di ogni genere alimentare e carburanti in vista delle giornate prolungate di sciopero. La preoccupazione degli agricoltori, dei pescatori, degli autotrasportatori, degli studenti, dei commercianti, del cittadino medio, era salita alle stelle. Tutti si domandavano come coordinare gli eventi futuri al meglio, senza che ci scappasse lo scontro o il morto. L’esperienza dei Fatti di Avola è un boccone amaro da digerire. L’incertezza e il dubbio sembravano prendere il sopravvento. Le voci rimanevano contrastanti. Ore 23 del 15 gennaio: ritrovo dei braccianti in piazza Umberto I. Pochissimi braccianti a passeggio e male informati come noi. Solo acqua e freddo pungente. Le automobili passavano; gli automobilisti guardavano, osservavano e subito si allontanavano. Passavano i minuti e si avvicinava all’ora prestabilita. A mezzanotte circa la SS 115 sembrava il Viale Lido nei periodi di splendore. Troppa confusione di vetture per una domenica scialba di gennaio. Tutti sapevano e tutti cercavano. Cercavano qualcosa di sfuggente. La notiziona o semplicemente la miccia da preparare. E andavano verso una metà. Quella dove tutti sapevano che ci doveva essere il blocco. Nei pressi dello svincolo autostradale le vetture iniziavano a parcheggiare. La prima, la seconda, la quinta, la decima. In pochi minuti l’unico spiazzale era piena di manifestanti senza forconi e tutti sulla strada. La stradale è sul posto e gli ultimi fortunati riescono a passare. Poi è il turno del primo camioncino trasporta derrate. Bloccato. La voce gira e ri-gira e nella primissima mattinata arrivano anche i forconi.

Intorno alle 9, come previsto, un corteo studentesco si avvia da piazza Allende verso la piazza Umberto I, la piazza centrale del paese. Un copione già seguito nel 1968. La pioggia non dà tregua al sostegno dei liceali e della gente comune accorsa all’appuntamento. Le saracinesche dei commercianti, forse per paura di ritorsioni, forse perché hanno deciso veramente di aderire, erano tutte abbassate. I manifestanti passo dopo passo arrivano in piazza per un comizio libero per poi decidere di dare un segno di vicinanza a tutti i braccianti, agricoltori, pescatori, lavoratori presenti nello stesso frangente al blocco nella SS 115. E al blocco i camion fermati erano diventati molti di più. Un falò era stato acceso poco dopo l’ospedale e un altro poco più avanti. Moltissima gente del paese era andata semplicemente a curiosare. Le automobili passavano a forza e a volte non passavano per niente. Le ambulanze venivano fatte passare subito. Nel pomeriggio qualche altro furbetto ha ringraziato le forze dell’ordine per “l’immane lavoro” svolto, praticamente il nulla cosmico, inscenando pure un comizio. Subito contestato dai pochi studenti e universitari ormai presenti al blocco. Di mattina già qualche volpone aveva provato a prendere il megafono ma subito i manifestanti avevano riconosciuto la faccia del solito politico prendi tutto. Stesso trattamento per chi non vuole la politica in mezzo. Vedremo fino a quando e se nuovamente tutti i sogni di cambiamento saranno stati vani.

 

 

17/01/2012

Si è molto detto riguardo lo striscione incriminato presente al blocco stradale della SS 115.A qualche politicante ha dato fastidio. Soprattutto va spiegato che #AVOLAINLOTTA “UN HASHTAG COME MOVIMENTO” (vedi l’articolo su avolablog.it) in realtà è solo un HASHTAG e non un movimento. Spieghiamo cos’è un HASHTAG. “Un hashtag è un modo per mettere in relazione contenuti simili e persone che parlano degli stessi argomenti.Hashtag è una convenzione che aiuta le community per l’aggiunta di un contesto e metadati ai tweets e si crea semplicemente anteponendo una parola con un cancelletto# hashtag”.

striscione ad avola
striscione ad avola prima

(da http://blog.digichat.it/hashtag-twitter.htm)
Un movimento organizzatore delle giornate esiste già e non c’era bisogno di un altro.
Le voci a riguardo, come sempre, sono contrastanti. Ma un quadro è possibile abbozzarlo.
Ieri è giunta notizia di probabili infiltrazioni di persone di Forza Nuova. Subito è stato smentito un possibile coinvolgimento dei manifestanti presenti al blocco e solidali con il movimento dei Forconi anche su Twitter e Facebook. Ma altre notizie sono trapelate. Negli altri blocchi la presenza delle infiltrazioni e i comizi (vedi giorno 15 dicembre a Ct, comizi a Modica) c’è stata quindi era possibile delineare la situazione.
Ecco il piano: “I militanti forzanovisti di Palermo” – ad esempio – “che saranno presto seguiti dagli altri nuclei presenti in Sicilia, hanno affisso, dopo aver incontrato alcuni esponenti dei movimenti in lotta, nei pressi dell’ingresso dell’autostrada per Catania, alcuni eloquenti striscioni per esprimere il proprio sostegno alla lotta di popolo in atto”.
Ecco la smentita del movimento dei Forconi da facebook: “UNA VOLTA PER TUTTE: Forza nuova come altri movimenti possono rivendicare vicinanza, Fiore li può sostenere ma voi NON VI fermate ad alcuni articoli e Fb. Basta andare tra gli agricoltori per capire. La politica è molto lontana, i siciliani sono tutti disillusi. I loro padri erano comunisti, loro non sono niente, SOLO INDEBITATI. Sono contro Lombardo e la giunta regionale, CONTRO QUESTA CLASSE POLITICA CHE DA 50 ANNI HA FATTO SOLO DANNI AL NOSTRO AMATO PAESE. Non c’è solo Ferro, accanto ad uno che si mette alla testa del movimento ce ne sono migliaia che con le rivendicazioni non ci pagano i debiti e quindi se ne fottono”.
La cosa che lascia un po’ perplessi è invece: se le manifestazioni devono essere libere manifestazioni dei lavoratori senza strumentalizzazioni politiche, perché vari personaggi, e non il povero e indebitato lavoratore, prendono parola?
Perché il microfono viene dato a quella politica che si vuole combattere? Perché non possiamo sapere le reali rivendicazioni dei braccianti, agricoltori, contadini? Parleranno la nostra stessa lingua, eppure nessuno li fa parlare perché i comizi sono più chic, più rumorosi.
E come mai nel blocco di Avola certi tipi cercano di prendere parola con la scusante di rappresentare i disoccupati di qualche mestiere? E soprattutto perché dopo che ha fatto il comizio, a chi lo contesta li chiama “figli di papà”? Un conto è dare vicinanza alla lotta, un conto è programmare i comizi politici in ogni blocco. La gente comune, credo, si è avvicinata ai blocchi con spirito iniziale molto diverso dal sentire comizi. I furbetti, poi anche fasci, sono sempre ovunque. Un conto è cercare di cavalcare l’onda, un conto è non cavalcarla affatto. Io sicuramente non voglio cavalcarla e non userò forconi e stellette per rivendicare i miei diritti.
So solo che la gente, che noi non stiamo ascoltando tuttora, non ha bisogno di simboli né di un leader che coordini il tutto (vicino

striscione ad avola, dopo

all’Mpa come dicono le fonti? Io me lo ricordavo con FI!). Non c’è bisogno di visibilità a tutti i costi e di creare scalpore. Quel telegiornale non ne ha parlato, i telegiornali nazionali neppure – dicono in molti. Perché dovrebbero parlarne? Soprattutto: chi se ne frega che ne parlino! Sono convinti che più se ne parla, più cambieranno i problemi. Forse. O forse no. Ieri hanno commemorato i Fatti di Avola. Oggi si cerca lo stesso scalpore e lo stesso prezzo di sangue? No, la gente avrebbe bisogno di trovare una risoluzione ai problemi giornalieri. Non interessa che la “rivoluzione culturale (culturale de che?!)” arrivi a Roma, in Egitto o in Finlandia. Bisognerebbe cercare di trovare soluzioni e proposte per il futuro di chi non arriva a fine mese, senza demagogia, che ce n’è a chili, né finta apoliticità e apartiticità e poi tutti schierati politicamente e apartiticamente. Poi l’apartiticità oramai è la moda del 2012. I partitisono presenti e come. La politica è nell’aria e si taglia a fette. I problemi della gente, purtroppo, rimangono. Con la Sicilia è più bello lo striscione.

 

Il Popolo è un bambino 

Questa sera, in piazza Umberto I, nella centralissima piazza di Avola, i commercianti hanno sentito la necessità di riunirsi per discutere sul da fare. Aderire allo sciopero e ai blocchi a oltranza oppure riaprire le saracinesche?

manifestazione dei forconi in piazza
manifestazione dei forconi in piazza ad Avola

Ennesima scena di populismo gratis per i cittadini avolesi. Giorni fa applausi a onorevoli che non dovevano comiziare, cose strane e sicuramente apartitiche e apolitiche! Il dubbio esistenziale dei commercianti è stato e continua a essere uno. E’ inutile che chiudiamo i negozi del centro se poi la gente va a fare la spesa nei grandi centri commerciali della zona – gridano i commercianti avolesi del centro. Tutti noi siamo commercianti – bella frase lanciata dei nostri commercianti. Abbiamo parlato prima di populismo. Si è parlato del problema del carburante, dei limoni siciliani, dei problemi dei braccianti, dei pescivendoli, dei disoccupati, degli studenti e di ogni altro lavoro. Lo stiamo facendo per i nostri figli, per la nostra bella Sicilia, per il popolo, semu o siccu, siamo stati abbandonati, nessun tg ne parla – i motti più in voga in questi giorni di blocchi e di contestazioni. La fierezza di essere siciliano.
Il popolo degli abusivi, dei lavoratori, dei commercianti questa sera voleva parlare, forse. E parla la nostra stessa lingua, il siciliano. In siciliano si arriva subito al nocciolo della questione. Quante volte ci capita di iniziare interminabili discussioni seduti semplicemente al bar? Questa sera la piazza Umberto I era il nostro bar all’aperto. Doveva esserlo.
Invece la solita scenetta. In pochi si accorgono che un lavoratore abusivo e che lavora saltuariamente e con difficoltà, uno dei primi che sicuramente sente la crisi. Lasciatelo parlare! Lasciatelo parlare! – gridano quei pochi in direzione del palco. Gli organizzatori fanno gli gnorri. Il popolo è un bambino. Devi sempre accudirlo e allevarlo con sano populismo. E questa è democrazia? – continuano a gridare chi ha gli occhi aperti. E l’abusivo viene trascinato sempre più indietro chi parlava. Le belle parole iniziavano a scarseggiare e poteva concludersi la riunione senza una chiara decisione. I centri commerciali dobbiamo bloccare! – retro marcia del commerciante che subito si corregge alla prima occhiata delle guardie presenti. Amu babbiàtu – se non è possibile farlo allora lasciamo liberi i commercianti di aprire oppure no. E Pilato si lavò le mani credendo nella democrazia per tutti. E Antonino veniva sempre più allontanato. Anzi deriso perché voleva parlare e dire la sua. In Francia ci hanno provato, hanno fatto rivoluzione. Ma in bagno non hanno usanza della più intima abluzione. Invece noi di italico aspetto meno propensi a protestare… – diceva una famosa canzone. Il popolo ama Barabba, non chi ha veramente bisogno. Il popolo aspetta i vari Barabba e pende dalle loro labbra. Ma lo stiamo facendo per il popolo!

Marco Urss

 

 

 

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