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Il Manifesto del 25 Aprile

Il 25 aprile è Resistenza!
Un movimento costituitosi spontaneamente attorno al dissenso nei confronti del nazi-fascismo e che si è dato un’organizzazione comune nel CLN per colmare il vuoto e l’incertezza governativa seguita all’armistizio dell’8 settembre 1943. Ma anche una straordinaria azione collettiva che ha avuto luogo nonostante il logoramento dovuto alla guerra, alla disperazione e alla mancanza di garanzie per il futuro.
La Resistenza si è svolta nell’assoluta precarietà esistenziale e nella precarietà della nostra Generazione vogliamo renderla attuale, vogliamo esprimere i motivi della nostra indignazione e le ragioni del nostro impegno a sostegno degli studenti, del lavoro, dell’ambiente, dei migranti e dell’antimafia.

Per questo ci sentiamo di dire che il 25 aprile è, innanzitutto, CONFLITTO.
Perché i Partigiani dovettero resistere fisicamente contro un regime che non ammetteva il dissenso e difendeva i privilegi con la violenza. Oggi noi pensiamo che le tensioni sociali non debbano essere negate o ignorate e, soprattutto, non devono essere zittite con il ricatto del benessere. Il dissenso va espresso e non affrontato con ostilità, se si hanno buone ragioni a sostegno delle proprie idee. La diversità non deve essere temuta e non ha come unico epilogo la violenza. 

Il 25 aprile è PATRIOTTISMO.
Perché la difesa della patria non è soltanto difesa della nostra terra dell’occupazione militare da parte di un paese straniero, come avvenne nel 1943, ma anche dal mafioso, dallo sfruttatore, dai rigurgiti fascisti. Bisogna sottrarre l’idea di patria dal lessico autoritario e sovranista e restituire ad essa il valore di amore per il proprio territorio e la propria cultura senza scadere in uno sterile nazionalismo campanilistico, nel rispetto del valore della fratellanza universale.

Il 25 aprile è MINORANZE.
Perché il “rispetto delle minoranze” inserito nella Costituzione è una tutela giuridica fondamentale, ma spesso associata allo scarto tra una cultura forte e le culture subalterne di tipo territoriale, politico e religioso. Vogliamo invece sottolineare che la Resistenza è stata fatta dalle minoranze, che hanno avuto un ruolo centrale allo stesso modo in cui i Mazziniani lo ebbero nel Risorgimento. A queste minoranze è stato affidato il compito di agire controcorrente in un paese devastato dal conformismo, pagando un caro prezzo. Queste hanno successivamente subito i ricorsi storici. Quelle stesse maggioranze ruminanti che avevano appoggiato il più forte fino all’8 settembre 1943 hanno dato sostegno a un indegno riciclo di vecchie glorie del Fascismo nel dopoguerra.

Il 25 aprile è DIGNITÀ.
Perché il lavoro non sia concepito soltanto come reddito da percepire o come un costo da sostenere che mette in pericolo gli stili di vita a cui il benessere ci ha abituato. Il lavoro è espressione essenziale dell’uomo e le disparità sociali non devono indurre i lavoratori a scegliere di vendersi o sottostare a condizioni di sfruttamento, mentre le crisi economiche non devono indurre le classi egemoni a considerare i dipendenti soltanto come uno stipendio da pagare e a percorrere le vie dell’illegalità e dell’abuso.

Il 25 aprile è CORAGGIO.
Perché è ciò che contraddistingue le donne e gli uomini che ogni giorno scelgono di scontrarsi con sistemi malati e corrotti che vogliono sopraffarli. Così come servì un’incredibile coraggio per resistere con le armi e con la solidarietà di fronte agli orrori della Seconda Guerra Mondiale, lo stesso animo dà forza a queste persone che scelgono di portare avanti progetti, lavoro, studio e passioni, nonostante debbano, spesso, pagare un prezzo altissimo.

Il 25 aprile è IDENTITÀ.
Perché la lotta partigiana è stata un valore costituente della nostro Repubblica, ma deve continuare a persistere nel vivere quotidiano: schierarsi e non rimanere indifferenti è indispensabile per difendere la libertà di scegliere chi essere. Le identità aperte rappresentano una delle sfide più importanti all’antifascismo: è infatti necessario capire e rispettare i valori delle comunità di individui, riappropriarsi dei significati della tradizione popolare e promuovere una razionalità comunicativa al fine di costruire una società che non sia “una fredda e sterile unità di produzione”.

Il 25 aprile è RESPONSABILITÀ.
Perché la Resistenza è stata un’assunzione collettiva di responsabilità. Oggi più che mai serve una presa di coscienza della natura collettiva della vita: ognuno di noi ha la responsabilità di ritornare ad essere protagonista delle lotte quotidiane e di interessarsi alla cosa comune, perché, per riprendere Gramsci, vivere significa partecipare e non rimanere indifferenti; quindi io “Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Il 25 aprile è RISCATTO.
Perché la Resistenza è servita a mostrare che l’Italia fascista era finita. La voglia di abbattere i pregiudizi, di recuperare i valori sbiaditi, di riscoprire l’importanza della legalità in un paese attraversato da una corruzione economica, politica e morale generalizzata possa rifondare le basi della nostra società per ripensare con orgoglio il nostro futuro. 

25 Aprile è RICORRENZA.
Perché la resistenza al nazi-fascismo ha fatto la storia e ha guidato il mondo intero verso un nuovo futuro . Oggi come allora resistono gli Indios agli espropri delle loro terre contro le multinazionali e i governi. Resistono i giornalisti in Egitto e Turchia contro la detenzione e la censura dei regimi dittatoriali. Resistono i lavoratori sfruttati nelle fabbriche delle grandi proprietà industriali. Resistono le donne alle violenze e alle discriminazioni maschiliste. Resistono i palestinesi alle bombe israeliane. Resistono gli yemeniti alla fame e alla sete. Resiste la popolazione mondiale all’1% di coloro che detengono più del doppio della sua ricchezza.

Il 25 aprile è UNIONE.
Perché, nonostante le divergenze di tutte le forze resistenti, la coesione sociale ha vinto sul nazifascismo. Il CLN raccoglieva partiti antifascisti di orientamenti politici molto diversi tra loro, ma sono riusciti a fare fronte comune per combattere su un terreno sociale pregiudicato da avversità condivise. Oggi come ieri abbiamo bisogno della stessa coesione, tralasciare gli sterili interessi individuali e affrontare un problema che non riguarda soltanto alcune categorie di persone bensì tutti noi: la questione ambientale.

25 Aprile è SCIOPERO.
Perché così come nell’aprile 1945 le lavoratrici e i lavoratori del Nord Italia scioperarono contro il governo fascista della Repubblica Sociale Italiana e contro l’occupazione nazista, scioperano ancora adesso i braccianti contro i caporali mafiosi nell’Agro Pontino, scioperano i ferrovieri di Francia contro la negazione della dignità del lavoro e la demolizione delle pensioni, sciopera una Generazione intera contro decenni di produttivismo folle e spericolato. Gli scioperi per il clima ce lo hanno dimostrato: la lotta per la sopravvivenza del pianeta non può essere separata da quella per la giustizia sociale. Soltanto una presa di posizione radicale a favore di questa necessità può innescare quella spinta al cambiamento in grado di dare spazio alla prospettiva di una futura umanità.

 

Associazione Generazione Zero

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