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“Hungry birds”: la società è affamata

Il cortometraggio è un’espressione artistica molto complessa. In pochi minuti e attraverso un piccolo numero di inquadrature, l’autore deve mettere in scena una narrazione efficace, portatrice di un messaggio che catturi l’attenzione del pubblico. Non importa tanto il genere – drammatico, commedia, fantascienza, etc. – quanto invece le corde che il corto riesce a toccare in quella piccola manciata di minuti.

Hungry birds, scritto e diretto dal ragusano Raffaele Romano, è una di quelle opere che va dritto al sodo, capace di raccontare un’intera vita in circa 8 minuti e mezzo. Premiato nel 2019 come Miglior Cortometraggio Indipendente al Los Angeles Film Awards, il cortometraggio ha per protagonista un homeless (Giovanni Arezzo) che trascorre la sua giornata, o meglio la sua vita, chiedendo qualche spicciolo e un pezzo di pane, senza nuocere a nessuno, vivendo la sua quotidianità in silenzio. Un anziano (Dominic Chianese), ben vestito ed elegante, si accomoda su una panchina, intento a spezzettare del pane e a darlo in pasto ad un gruppo di piccioni. Il giovane homeless si prepara a raccogliere il suo boccone, quel pezzo di pane tanto desiderato, come fosse anche lui uno di quei piccioni, ma il signore non è dello stesso avviso e lo picchia col suo bastone da passeggio. A questo punto, l’anziano riprende posto sulla panchina, ma dopo pochi secondi i piccioni lo uccidono, insanguinando quel pane che poco prima stavano divorando.

Il finale, che richiama alla mente “The birds” di Hitchcock, è girato con una sequenza di inquadrature molto suggestive, grazie ad un accurato utilizzo del rallenty, attento a fotografare gli attimi in cui Chianese diventa vittima della società (i piccioni) che esso stesso rappresentava fino a qualche momento prima. L’egoismo e l’avidità sono quindi causa e conseguenza di ciò che accade al vecchio signore, il quale ha negato un tozzo di pane a chi ne aveva bisogno. Il senzatetto può soltanto raccogliere quel pezzo di pane sporco di sangue, morderlo e andare avanti con la sua vita.

La regia di Romano è molto curata e quasi non si sente la presenza della macchina da presa, che segue con leggerezza gli attori in campo, alternando primi piani e dettagli in modo naturale e gradevole. I costumi e il trucco danno spessore ai personaggi, dando ulteriore risalto ai ruoli interpretati dal Dominic Chianese (il Johnny Ola de Il Padrino parte II e I Soprano) e da Giovanni Arezzo.

Romano mostra la faccia del mondo in cui siamo immersi e lo fa attraverso l’incontro fra due soggetti che stanno agli angoli opposti della società, esattamente come due pugili sul ring. I piccioni sono arbitri imparziali e inconsapevoli che non intendono giudicare, ma solo mangiare voracemente, poiché anche loro rappresentano il mondo in cui tutti noi siamo stati gettati.

Link: https://www.youtube.com/watch?v=_rpJHE5wR5g

 

 

Attilio Occhipinti

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