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#ragusapride2020: in dialogo contro tutte le discriminazioni

Il mese di febbraio ha inaugurato le attività che condurranno al “Ragusa Pride 2020” che si terrà il 19-21 giugno. Il primo storico progetto in materia di LGBTQI organizzato da una rete di associazioni del territorio ibleo come Agedo Ragusa, Arcigay Ragusa, Katastolè Prospettive, Spazio 87 e UAAR Ragusa con il patrocinio del Comune di RagusaUn progetto unitario che vuole coinvolgere le istituzioni e la società civile in un percorso di “affermazione di diritti, uguaglianza e visibilità per le diversità e di contrasto a ogni forma di discriminazione” dichiarano gli organizzatori, ma anche un progetto di “inclusione, informazione e integrazione, che si pone lo scopo di approfondire, anche nel nostro territorio, temi che, spesso, vengono affrontati con superficialità e pregiudizi”.
Il percorso di avvicinamento all’evento estivo è scandito mensilmente da occasioni di divulgazione, dialogo e confronto su temi che abbracciano varie forme di discriminazione ed esperienza sociale. Non soltanto omosessualità, ma anche parità di genere, migranti, fede, violenza sulle donne e lavoro.

Uno di questi momenti di dialogo e confronto dedicato alla fede si è già tenuto lo scorso 27 febbraio presso il Centro Servizi Culturali “E. Schembari” di fronte a un nutrito pubblico. Rappresentanti di diverse istituzioni religiose e portatori di diversi orientamenti di pensiero si sono incontrati per illustrare le rispettive posizioni sugli orientamenti diversi dall’eterosessualità.

Il giro degli interventi è iniziato con il Pastore Francesco Sciotto della Chiesa Evangelica Valdese, che ha illustrato il variegato panorama protestante accomunato dall’idea fondamentale che gli esseri umani nulla possono da soli: tutto dipende da Dio e l’uomo, che fino alla fine della sua vita non può avere nessuna garanzia della propria salvezza, deve agire comunque avendo come modello l’esempio evangelico. Il Pastore Sciotto mette in evidenza il fatto che le chiese dovrebbero predicare la salvezza e accogliere chiunque, qualunque sia la sua condizione e specialmente se emarginato:“Se la creazione è plurale escludere la pluralità dalla vita comunitaria è peccato” afferma. Emblematica nel suo intervento la dichiarazione:”Bisognerebbe riscoprire Gesù e parlare sempre meno di letti”.

Don Davide Bruno ha raccontato la sua esperienza di “prete di strada” all’interno della Chiesa Cattolica Romana e le situazioni di fragilità che coinvolgevano molte discriminazioni relative agli orientamenti sessuali e come successivamente abbia deciso di lasciare l’istituzione per migrare verso quella della Chiesa Cattolica Ecumenica. Una chiesa che riprende tutta la dottrina cattolica ma non riconosce l’autorità del Vaticano e, oltre ad avere una propria gerarchia, non impone il celibato ai sacerdoti, ammette il sacerdozio femminile, ammette i divorziati risposati alla comunione e ammette anche i matrimoni fra omosessuali. Don Bruno mette l’accento sull’inclusività e sull’apertura verso tutti coloro che si ritengono credenti in Cristo. La Chiesa è un bicchiere e Cristo è l’acqua. Posso bere l’acqua in diversi modi e questo facilità il dialogo” ma, conclude, “all’insegna dell’amore non si fanno discriminazioni”.

Gianluca Migliorisi è intervenuto a nome dell’Istituto Buddista Soka Gakkai, una scuola laica buddista giapponese che pratica e diffonde il cosiddetto “buddismo Nichiren”Si tratta di una dottrina secondo la quale tutti gli esseri umani sono potenzialmente Buddha e gli aderenti si riuniscono per studiare i principi buddisti e raccontare la propria esperienza di cambiamento: “In ogni individuo c’è un potenziale illimitato” spiega Migliorisi e “l’educazione è lo sviluppo di questo potenziale”. Prendere consapevolezza di sé stessi permette di far diventare le sofferenze un occasione di crescita per raggiungere la “buddità”. Il Buddismo Soka Gakkai accoglie tutti gli orientamenti sessuali, poiché la diversità significa arricchimento, tanto da formare al proprio interno un gruppo LGBT chiamato “Arcobalena”.

Don Paolo La Terra, della Diocesi cattolica di Ragusa, ribadisce la centralità della famiglia in quanto contesto in cui si apprendono i rapporti sociali e i valori. Riconosce che il corpo non è un elemento secondario, ma un’irrinunciabile dispositivo di relazionalità, che occorre esprimere con libertà e responsabilità. Don Paolo ricorda, quindi, come attraverso l’enciclica Amoris Laetitia Papa Francesco abbia affermato un’inequivocabile accoglienza dell’omosessualità e che già il Catechismo della Chiesa Cattolica del 1992 esprimeva tale accoglienza con “rispetto, compassione, delicatezza”. La dottrina però considera gli atti omogenitali “disordinati”, poiché non parlano “il linguaggio dell’amore genitale, fatto di coniugalità ed espressione della vita”, per cui la Chiesa chiede di astenersi da tali atti. Come del resto chiede per gli atti eterosessuali all’infuori del matrimonio e della procreazione. La questione, quindi, è oggetto di attenzione della Chiesa da quasi un trentennio ed essa è profondamente impegnata nell’accompagnamento delle famiglie verso la comprensione. Si tratta, dunque, di una riflessione che tarda ad essere metabolizzata dalla società e da una parte della stessa Chiesa.

Massimo Maiurana si esprime in rappresentanza dell’UAAR Ragusa, associazione che raccoglie gli atei, gli agnostici, i razionalisti. Non si ambisce a rappresentare un punto di vista generale, perché non c’è un “profilo standard” del non credente. Per questa ragione l’UAAR spinge per un associazionismo orientato alla laicità, cercando di fissare i capisaldi della propria attività in quattro scopi: tutela dei diritti civili dei non credenti; divulgazione di teorie atee o agnostiche; impegno per la laicità dello Stato e infine difesa della piena autodeterminazione dell’individuo.
Maiurana mette in evidenza il fatto che l’UAAR non sia interessata a fare proselitismo, ma difendere i diritti civili e risolvere le situazioni di discriminazione ai danni dei non credenti create dalle disposizioni di legge in materia di matrimonio, educazione scolastica e celebrazione dei funerali non religiosi. In pieno accordo con il quarto caposaldo della propria attività, quindi, ogni persona “deve essere rispettata a prescindere dalle scelte personali e questo include l’orientamento sessuale”.

Tra i relatori Innocenzo Pontillo rappresenta l’associazione La Tenda di Gionata, “nata per favorire l’accoglienza, la formazione e l’informazione dei cristiani LGBT, dei loro familiari e degli operatori pastorali”. Pontillo racconta la propria esperienza di vita quando trent’anni fa scopre di essere omosessuale, ma, a causa della mentalità chiusa del “piccolo paesino del sud” dove viveva, è costretto a reprimere ogni bisogno di confronto e di mettere tra parentesi la propria fede per paura di essere discriminato. Trasferitosi a Firenze incontra altri “simili” e scopre la possibilità di conciliare omosessualità e fede. Pontillo testimonia all’assemblea momenti di partecipazione e coinvolgimento nella vita della Parrocchia.

Il dibattito è stato molto partecipato e non ha nascosto delle tensioni evidenti che, tuttavia, sono state riportate nei binari della discussione civile. Gli interventi del pubblico hanno mostrato che una parte consistente della cittadinanza sia ancora interessata a condividere importanti occasioni di scambio e condivisione nonostante il proliferare degli episodi di omofobia, di prepotenza verso i più deboli e di mercificazione della persona all’interno delle nostre società.

Massimo Occhipinti

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