“Espana mañana será republicana”
É forte e chiaro il motto scandito dalle voci di centinaia di spagnoli che chiedono all’unisono l’istituzione della Repubblica, superando l’attuale monarchia parlamentare. Una forma di Stato che vede come protagonista l’ormai centenaria famiglia dei Borbone sul trono di Spagna da quasi trecento anni. La famiglia reale di Felipe VI è la più “povera” d’Europa per costi e spese e ha una scarsa – se non nulla – rilevanza nei processi di decision making del paese. Negli ultimi anni, si sono diffusi sentimenti fortemente antimonarchici tra il popolo spagnolo, rendendo la stessa corona una delle più impopolari del mondo.
Racconto di una manifestazione a Siviglia
Quasi per caso ci siamo imbattuti in questa folla di persone per il quartiere di Triana, nel cuore di Siviglia. Proviene dal “Mercado”, situato a pochi metri dal centro della manifestazione. L’aria è inebriata da un odore quasi persistente di frittura di pesce e tapas locali. Il clima è sereno e molto caldo. A catturare la nostra attenzione è un signore piuttosto anziano, in mano tiene un bastone, indossa una spilla rossa sul cuore e un cappello basco in testa. Ci avviciniamo domandandogli ad alta voce, per quale motivo stia partecipando alla manifestazione. Ci risponde che “in Spagna, dopo la dittatura Franchista il potere è ritornato nelle mani della corona, per di più nelle mani del pupillo di Franco, Juan Carlos. Durante il periodo di transizione – continua – non c’è mai stato un referendum, come avvenuto invece in Italia. Non c’è stata occasione per il popolo spagnolo di decidere se continuare con la monarchia o eleggere democraticamente la Repubblica. Protestiamo perché è ingiusto che non ci è stata data la possibilità di scegliere. È forse chiedere troppo?” conclude così, un po’ amareggiato e un po’ stanco dal caldo torrido.
Una ragazza si affianca al vecchio andaluso aggiungendosi alla conversazione, mentre quest’ultimo si dirige verso uno spicchio d’ombra donato da un albero nelle vicinanze. Andrea è più agitata, quasi arrabbiata, incarna perfettamente lo spacco generazionale che vive oggi la Spagna dove i giovani sono tra i più distaccati verso la corona. Decide di ricollegarsi al discorso: “pur essendo passati più di 40 anni dalla morte di Franco siamo costretti a vivere ancora con la sua eredità che si riflette nei nomi delle strade, nelle statue e in molto altro. Ci sono ancora delle fosse comuni con i resti delle vittime del Franquismo e le persone non possono cercare i parenti, padri, zii, nonni, perché il governo si rifiuta di riaprire queste fosse. E nonostante tutto – conclude – in Spagna ci sono ancora manifestazioni pubbliche di apologia al franquismo.”
La ringraziamo mentre si allontana per riavvicinarsi al cordone della manifestazione che nel frattempo si stava spostando. Ci giriamo e facciamo un cenno di gratitudine anche all’anziano andaluso che ricambia. È visibilmente provato per l’argomento, forse perché ha vissuto sulla propria pelle quasi mezzo secolo di dittatura fascista spagnola, ma i suoi occhi sono tutt’altro che tristi. Il fatto di essere circondato da giovani gli dà molta speranza, sicuro del fatto che quel sogno chiamato Repubblica possa continuare a vivere nel cuore del popolo spagnolo.
Da Siviglia Riccardo Lucentini
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