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Reportage sul 3° Sciopero #Fridays For Future a Ragusa

Anche la città di Ragusa con circa 3000 persone ha partecipato al 3° Sciopero Globale targato Fridays For Future che si è svolto ieri in diverse piazze d’Italia e del mondo. Noi siamo stati presenti e abbiamo raccolto alcune impressioni a caldo e alcune riflessioni che si sono sviluppate nel corso della giornata.

È una mattina calda quella del 27 settembre a Ragusa. Un sole che riscalda come nelle migliori giornate di fine estate, in cui magari si approfitta per andarsi a godere gli ultimi bagni a mare. Invece, molti studenti ragusani disertano le aule scolastiche per dare vita ad un corteo che dalla via Zama si dirige verso il Municipio. Ma ecco un cambio di programma: il Sindaco Cassì incontra i manifestanti prima della partenza del corteo all’interno del Palazama, il palazzetto luogo di gloria delle sue passate imprese cestistiche. Qui gli viene consegnata la dichiarazione di emergenza climatica, qualche scambio di battute, poi di corsa verso l’inaugurazione della concomitante 45° Fiera Agroalimentare Mediterranea.

Il corteo prende forma, coordinato dai rappresentanti delle sigle organizzatrici di Legambiente e del collettivo Rinascita Verde. Non è fatto soltanto di giovani studenti delle scuole superiori, ma anche dei giovanissimi delle elementari che occupano la testa del corteo insieme ai rispettivi insegnanti che sfilano con grande entusiasmo lungo la via Carducci. Poco più indietro quelli delle scuole medie. Non mancano nemmeno gli adulti: tante le associazioni aderenti come CGIL-Scuola, Libera, Amnesty International, Agedo, GLS e noi di Generazione Zero. Anche il mondo dell’imprenditoria e dell’artigianato è presente con i rappresentanti della CNA. Spuntano bandiere NO MUOS e cartelli NO TRIV.

 

Un grande agglomerato di partecipanti con consapevolezze e sensibilità differenti nei confronti dei motivi e degli scopi della manifestazione, ma che cammina insieme per una “lunga marcia” pacifica. Si fermano alcune auto che attendono il passaggio della folla, un SUV è parcheggiato sul marciapiede, uno scooter imbocca la strada andando incontro al corteo e si ferma soltanto di fronte all’alt di un carabiniere. Tra i manifestanti un adulto si informa in itinere sulla destinazione finale del corteo:«Piazza Matteotti? Allura pigghiu a machina e ni virjemu dduocu! (Allora prendo l’auto e ci vediamo lì)». I ragazzi intonano degli slogan, mentre sventolano le bandiere ed espongono i loro cartelli: “Ci avete rotto i polmoni”, “Perché stiamo studiando per un futuro che non avremo?”, “Climate change is coming”, “Never too small to make a difference”. Per citarne alcuni.

All’incirca a metà del percorso il corteo si ferma per ricompattarsi. Parlo con una docente delle scuole medie e mi spiega che la loro partecipazione è un’attività didattica e vede di buon occhio il fatto che le classi si siano dirette a piedi verso il luogo di raccolta: «Molti di loro lo fanno abitualmente per venire a scuola tutti i giorni. È una cosa positiva!». Qualche alunno la chiama e lamenta fame e sete:«Quand’è che possiamo mangiare?» borbotta qualcuno. Un’altra insegnante premurosa distribuisce dei biscotti. Alcuni ragazzini mimano il gesto di addentare lo smartphone, uno dice: «Hamburger!» sorridendo. Si aprono zaini con dentro merendine confezionate. In qualche modo raccolgono le forze e riescono ad arrivare di fronte allo spiazzale del Comune insieme a tutti gli altri.

Gli organizzatori consegnano un’altra dichiarazione di emergenza climatica all’assessore Iacono con il quale scambiano qualche parola. Vecchi e giovani attivisti si incontrano per confrontarsi. Alcuni studenti cercano riparo all’ombra, altri improvvisano dei comizi al megafono utilizzando la fontana al centro della piazza come palchetto: chiedono attenzioni, un cambio di mentalità da parte degli adulti ma anche da parte dei loro coetanei. Una ragazza lamenta l’abbandono di rifiuti per strada da parte di altri ragazzi e racconta:«Ho dato l’esempio andando a buttarli io, anche se spettava a loro!». Alcuni manifestanti poi, durante il tragitto, hanno riempito diversi sacchi di immondizia che hanno esposto in mezzo alla piazza, dopodiché si sono adoperati per conferirli ad un camioncino della nettezza urbana. Verso mezzogiorno i convenuti cominciano a smembrarsi. Non prima, però, di promettersi di dare un seguito a questa iniziativa e di non abbandonarsi alla pigrizia e all’indifferenza della vita quotidiana. La giornata può dirsi conclusa. Uno dei rappresentanti di Rinascita Verde, Eugenio Cannì, si dice soddisfatto del volume dei partecipanti e dello svolgimento della manifestazione, nonostante si siano presentati alcuni problemi di organizzazione.

 

 

Una folla molto variegata ha preso parte all’evento, come non si vedeva da tempo a Ragusa: soprattutto dopo gli irrinunciabili torpori estivi. È stato molto bello vedere una partecipazione trasversale per età anagrafiche e professioni che ha espresso l’adesione ad un’esigenza comune. Molto entusiasmo si è visto da parte delle scuole, ma sono state anche tante le contraddizioni espresse attraverso la spontaneità dei comportamenti abituali. L’adesione ideale da parte delle organizzazioni aderenti non è stata del tutto sviluppata: l’attenzione sui rifiuti è sicuramente molto importante, ma senza la revisione delle abitudini di consumo e di spreco delle risorse diventa un conflitto fine a se stesso tra gli incivili del “getto il rifiuto per strada” e i cavalieri senza macchia del “ripuliamo la città”. Fa piacere l’adesione delle associazioni di categoria legate al mondo della produzione, ma senza delle chiare regole “ecologiche” per i loro aderenti diventa occasione di ambiguità. Insomma: si vede che c’è tanta preoccupazione per il futuro, ma non si è ancora iniziato a invertire la rotta e, forse, non si sa neanche come fare. E dire che siamo già in ritardo di quasi mezzo secolo nel risolvere la crisi ambientale!

Massimo Occhipinti

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